lunedì 31 maggio 2021
Nelle "Considerazioni finali" il governatore esorta a prepararsi alla fine dei sostegni. Da riforme e piani d'innovazione possibili fino a 6 punti aggiuntivi di maggior Pil. Serve bilancio comune Ue
Ignazio Visco

Ignazio Visco - Ansa

COMMENTA E CONDIVIDI

Le “Considerazioni finali” ai tempi della pandemia tirano le somme di un anno straordinario. Segnato dalla crisi economica più grave dalla fine della Seconda guerra mondiale. Ignazio Visco, governatore della Banca d’Italia, fra una citazione di Alessandro Manzoni e una di Jean Monnet, in un discorso più ampio del solito necessariamente guarda oltre per affermare che «il sostegno all’economia andrà mantenuto fino a quando diverrà chiaro il ritorno su una stabile traiettoria di crescita», ma al contempo bisogna già prepararsi alla fase successiva. Le prospettive non mancano perché, con il prosieguo della campagna vaccinale, l’istituto di via Nazionale vede un’«accelerazione della ripresa nella seconda metà d’anno», con le imprese che intendono riattivare gli investimenti e la crescita che dovrebbe superare il 4% nella media del biennio 2021/22. Soprattutto, la prospettiva "regina" resta quella illuminata dal piano europeo Next Generation e dal Pnrr nazionale, il piano di ripresa: Visco li definisce una «formidabile sfida» alla quale «devono partecipare con convinzione famiglie e imprese», tenendo «chiari i costi da sopportare e progressivamente ridurre». Bankitalia stima che il loro impatto «potrà portare a un aumento del livello del Pil tra i 3 e i 4 punti percentuali entro il 2026», ma con «significativi effetti aggiuntivi, fino a 6 punti in un decennio, che potranno derivare dalle riforme e dai piani di incentivo alla ricerca e all’innovazione».

Il governatore si trova nella singolare condizione, anche se non nuova (era già successo ad Antonio Fazio con Carlo Azeglio Ciampi e poi con Lamberto Dini), di valutare l'azione in corso, a Palazzo Chigi, di un ex collega della banca centrale nazionale. Una delle principali questioni, al centro del dibattito di questi giorni, interessa «le condizioni per facilitare il reimpiego dei lavoratori occupati» nelle attività che sono destinate a ridimensionarsi. Bankitalia stima che gli aiuti governativi hanno consentito nel 2020 di evitare 440mila licenziamenti ed esorta ad attrezzarsi per il dopo, perchè prima o poi gli stimoli pubblici cesseranno, anche se andranno ritirati «con gradualità». Da qui il richiamo a una «formazione adeguata», visto che in Italia «oltre 3 milioni di giovani tra i 15 e 34 anni non sono occupati, né impegnati nel percorso di istruzione o in attività formative; si tratta di quasi un quarto del totale, la quota più elevata tra i paesi dell’Unione Europea». Anche se, a differenza di altre volte nel passato, stavolta Visco non ha mai citato la questione demografica fra le concause del basso sviluppo.

Non mancano tre ulteriori avvisi da parte del governatore. Il primo, dopo aver sottolineato che «la grave recessione ha ridato centralità all’azione dello Stato», è il messaggio - anche in relazione ai progetti del Pnrr - che «non bisogna confondere la necessità di uno Stato più efficace nello svolgere le funzioni che già ora gli sono affidate con quella di estenderne i compiti»: insomma, è «fuorviante la contrapposizione tra Stato e mercato, che sono invece complementari», perché «un’economia sana ha bisogno di entrambi: di buone regole, servizi pubblici di qualità e interventi in aree in cui i rendimenti sociali sono alti ma l’attività privata è insufficiente». Allargando lo scenario, il governatore passa poi a dire che «aumenti ampi e persistenti dei tassi di interesse non sono giustificati dalle attuali prospettive economiche e andranno contrastati, anche con il pieno utilizzo dei programmi di acquisto di titoli già definiti» dalla Bce. E sulle banche, infine, avverte che il modello del «piccolo istituto tradizionale non regge» dopo questa crisi straordinaria e torna a spingere sulle aggregazioni.

L'Europa punti su un bilancio comune.

Ma è sull'Europa messa alle corde da questa pandemia che Visco spende parole particolarmente significative per ribadire che «oggi la necessità di disporre di una capacità di bilancio comune è divenuta più evidente», ancor più ora che c'è «la consapevolezza del fatto che shock comuni richiedono l’utilizzo di uno strumento europeo in grado di affiancare la politica monetaria unica». E' un netto riferimento a «una capacità di bilancio comune, accompagnata dalla revisione delle regole per le finanze pubbliche nazionali», che «dovrebbe fondarsi sulla possibilità di una stabile emissione di debito, garantita da fonti di entrata autonome». Visco e la Banca d'Italia, quindi, si schierano per un Recovery fund permanente.

Imprese e famiglie.

Anche le imprese sono chiamate a fare la loro parte. Tanto più che ora hanno molta liquidità a disposizione: «Nel 2020 il loro saldo finanziario nel complesso (ovvero la differenza tra la variazione delle attività e quella delle passività finanziarie) - si legge nel discorso -, alimentato anche dagli interventi di sostegno, è stato positivo per 38 miliardi, tre volte quello dell’anno precedente. Una parte consistente dei prestiti ottenuti è detenuta dalle imprese in depositi e altre attività liquide, che potranno essere utilizzati per finanziare nei prossimi mesi l’accelerazione dell’attività produttiva e gli investimenti». Anche le famiglie sono divenute più prudenti, con un forte aumento del risparmio accanto alle accresciute difficoltà di tanti nuclei. I trasferimenti pubblici hanno «raggiunto livelli imponenti nel 2020, con un aumento di oltre 30 miliardi al netto delle pensioni». I consumi sono diminuiti del 10,7%, quattro volte più della riduzione del reddito disponibile e la stretta - dovuta alle restrizioni - a differenza delle altre crisi c'è stata anche tra chi non ha difficoltà finanziarie.

Per tutto questo Visco conclude che, dopo la pandemia, «deve aprirsi una nuova era». Per «dare finalmente un senso all’illuminismo di Gaetano Filangieri (giurista del Regno di Napoli nel Settecento, ndr), di un’Europa “sede della tranquillità e della ragione”».

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: