lunedì 26 giugno 2023
La donna, incinta, aveva allertato la vicina di casa, ma poi all'arrivo dei militari aveva negato le violenze. Ed è allora che la ragazzina è intervenuta. L'uomo è stato arrestato
Una foto simbolica di violenza contro le donne

Una foto simbolica di violenza contro le donne - IMAGOECONOMICA

COMMENTA E CONDIVIDI

«Arrestate papà! Arrestate papà! Picchia mamma». Sono le parole, pronunciate con voce tremante, rivolte l’altro giorno da una ragazzina di 12 anni ai carabinieri di Casamicciola Terme, uno dei sei Comuni dell’isola di Ischia, che avevano da poco bussato alla porta di casa. Grazie a questa testimonianza, il padre della 12enne è stato arrestato con l’accusa di maltrattamenti contro familiari e/o conviventi commessi in presenza di minore e lesioni personali. La ragazzina è intervenuta nella conversazione fra la madre, una donna cinquantenne, e i carabinieri, che erano stati allertati da un’amica della vittima (a sua volta allertata da quest’ultima attraverso un messaggio su WhatsApp), rivelando ai militari una storia di violenza familiare che andava avanti da tempo.

Pur avendo chiesto aiuto alla sua amica, la donna vittima di violenza non aveva avuto il coraggio di rivelare ai carabinieri di esser stata picchiata dal compagno. Si è limitata a dire ai carabinieri, a voce bassa: «Va tutto bene». Ma lo stato di shock in cui si trovava, le sue lacrime e un livido sull’occhio destro erano eloquenti e tradivano ciò che poco fa era avvenuto in quella casa. Poco prima era giunta alla centrale operativa della Compagnia dei carabinieri di Ischia la richiesta di aiuto che aveva allertato i colleghi della stazione di Casamicciola Terme. La donna vittima di violenza aveva avvertito la sua migliore amica delle ennesime violenze subite. Lo ha fatto con un pollice all’insù: un segnale inequivocabile di pericolo. Tra le due, infatti, c’era un patto: se si fossero di nuovo verificati maltrattamenti in casa, la donna avrebbe inviato un messaggio del genere all’amica. A questo punto parte la segnalazione, e i carabinieri raggiungono l’appartamento indicato. Ad aprire è proprio la vittima, che nega le violenze e afferma di essere sola in casa con la figlia. Ma è proprio quest’ultima a rivelare con tempestività quanto era accaduto e ad avvertire i militari del pericolo che il padre, che era invece in casa, fuggisse. Per impedirlo, uno dei due carabinieri raggiunge il retro dell’abitazione, mentre l’altro resta sull’uscio della porta. Subito dopo, i due militari scopriranno il compagno della donna, intento a riempire una borsa.

A questo punto – nel frattempo era arrivata anche un’altra volante – l’uomo viene bloccato e portato in caserma. Dai successivi accertamenti svolti dai carabinieri sono emersi altri episodi di violenza perpetrati dall’uomo ai danni della compagna, culminati nell’ultimo episodio: due pugni alle tempie e uno sull’occhio che hanno causato alla donna, poi trasportata in ospedale, diversi traumi al viso. Si sarebbe scoperto anche che la figlia della coppia si è frapposta fra i due genitori e ha tentato di impedire al padre di usare violenza contro la madre.

Ora l’uomo si trova nel carcere napoletano di Poggioreale. Un altro episodio di violenza di genere è avvenuto l’altra notte a Roma: un uomo di nazionalità tunisina di 42 anni ha accoltellato la propria compagna 32enne, incinta al settimo mese, dandosi poi alla fuga. È stato in seguito rintracciato e arrestato dagli agenti della squadra mobile della capitale: è accusato di tentato omicidio. L’uomo avrebbe raggiunto la compagna a casa della madre, dove la donna si era rifugiata. Dopo una violenta lite, ha tentato di accoltellarla all’altezza della pancia, per poi colpirla al viso e al collo. La donna si sarebbe messa in posizione fetale per proteggere la bambina che porta in grembo.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: