Basta accostare la figura dei magistrati a quella delle Brigate Rosse. A lanciare l’appello è il procuratore capo di Milano, Edmondo Bruti Liberati, che difende l’operato dei giudici milanesi dopo che, nei giorni scorsi, il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, aveva paragonato certi magistrati alle Br. Ma la goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata l’affissione del manifesto con la scritta 'Via le Br dalle procure' firmato 'Associazione dalla parte della democrazia' apparso nei giorni scorsi - e ancora ieri - in uno dei tanti spazi del capoluogo lombardo riservati alla propaganda elettorale. È bastato per spingere il capo della procura a scrivere un comunicato per denunciare l’accaduto ma soprattutto per sottolineare che «a Milano le Br in procura ci sono state davvero: per assassinare i magistrati». La misteriosa associazione aveva firmato altri manifesti, con le scritte 'Toghe rosse, ingiustizia per tutti', 'Silvio resisti, salva la democrazia' e 'La giustizia politica uccide la libertà', facilmente reperibili anche sul web. Il presidente dell’associazione nazionale magistrati Luca Palamara ha definito le scritte «non degne di un Paese civile». Giudica il fatto «gravissimo» e chiede che sia fatta immediatamente luce il portavoce dell’Italia dei valori, Leoluca Orlando. Che esprime solidarietà ai magistrati e non manca di attaccare il presidente del Consiglio per il suo paragone: «Chi si comporta in questo modo è eversivo, aumenta il livello di tensione nel Paese e incita allo scontro fra poteri dello Stato». Non ha dubbi il capogruppo dipietrista alla Camera, Massimo Donadi: Berlusconi è «il mandante morale di questa vergogna». Il Pd, con la capogruppo in Commissione Donatella Ferranti, dice di comprendere «l’imbarazzo del ministro Alfano, ma il suo silenzio sulla vicenda è molto grave». II responsabile sicurezza del partito Emanuele Fiano condanna l’attacco e definisce gli autori «infami che non hanno neanche il coraggio di esporre il nome di un’associazione politica effettivamente esistente », annunciando poi l’immediata presentazione di un’interrogazio- ne parlamentare. Parla di un «atto di regime» e chiede che i manifesti vengano tolti e stracciati, il capogruppo in Consiglio comunale, Pierfrancesco Majorino. «Chi li ha realizzati abbia il coraggio di metterci la faccia», ribadisce. La loro affissione rappresenta un fatto «molto rischioso e sconcertante», dichiara, infine, una nota della segreteria nazionale della Cgil. In un momento molto delicato nella vita democratica del paese, afferma il sindacato, «con un clima sociale complesso ed una discussione in corso sulla riforma costituzionale della giustizia in Parlamento, appare molto rischioso e sconcertante il richiamo a esperienze come il terrorismo, addirittura negli ambiti della magistratura. Esperienze che abbiamo contrastato e sconfitto e che rappresentano l’anti-Stato».