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Il nuovo Nomenclatore tariffario, che doveva entrare in vigore il prossimo 1° aprile, è destinato a essere rinviato di qualche tempo, forse di altri tre mesi (era già slittato dal 1° gennaio scorso). Lo ha detto oggi il ministro della Salute, Orazio Schillaci, ponendo fine a una serie di voci che si inseguivano da settimane, e dopo la netta protesta dei fornitori di servizi, principalmente ambulatori e laboratori di analisi, ma anche delle associazioni imprenditoriali, sia della sanità privata religiosa (Aris) convenzionata con il Servizio sanitario nazionale, sia della sanità privata profit (Aiop).
Deluse invece le aspettative delle associazioni dei pazienti, che aspettano da tempo l’entrata in vigore dei nuovi Livelli essenziali di assistenza (Lea), che sono legati al nuovo Nomenclatore tariffario, perché contengono nuove prestazioni.
«Sul rinvio del provvedimento relativo al nuovo nomenclatore tariffario – ha detto Schillaci – ci stiamo ragionando, perché credo che sia importante avere in qualche caso delle tariffe più adeguate a quelle che sono oggi la realtà quotidiana. Credo che rinvieremo il provvedimento in accordo con le Regioni».
A fare appello al ministro sono anche i medici: Filippo Anelli, presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri (Fnomceo), e Loreto Gesualdo, presidente della Federazione delle società medico scientifiche italiane (Fism) hanno annunciato una lettera sul tema del tariffario per sostenere il ruolo dei medici: «Il costo irrisorio attribuito alle prestazioni – ha detto Anelli riferendosi ai rimborsi del Tariffario – è un riflesso del valore che, in generale, si attribuisce ai professionisti cha tali prestazioni, di natura intellettuale, forniscono». Nel tariffario infatti, oltre a prestazioni di carattere tecnico, sono comprese anche attività di competenza degli specialisti medici.
Prima del ministro, aveva anticipato l’intenzione di rinviare il Nomenclatore il presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca, già mercoledì alla manifestazione delle associazioni dei laboratori analisi, riunite sotto la sigla Uap (Unione ambulatori e poliambulatori), che comprende Confapi Salute, università e ricerca, Anisap, Federlab Italia, Associazione imprese sanitarie indipendenti (Aisi), Unindustria, Fenaspat e Federlazio.
Uap lamenta che nel nuovo tariffario «un notevole ribasso del costo delle prestazioni e taglia i rimborsi attuali fino al 70% per i laboratori di analisi cliniche convenzionati col Servizio sanitario nazionale». Preoccupati erano anche i rappresentanti dell’Associazione religiosa istituti socio-sanitari (Aris). Ieri il presidente di Aris Lazio, Michele Bellomo, aveva detto di ritenere «umiliante» per le strutture essere «costrette, per la prima volta, a dover limitare l’accoglienza dei pazienti». «Tra i nostri associati – sosteneva ieri Valter Rufini, presidente FederAnisap – sono a rischio anche 36mila posti di lavoro, tra cui mille medici».
Il rinvio dell’applicazione del nuovo Nomenclatore tariffario non trova d’accordo le associazioni dei malati. Ieri con una lettera aperta si erano rivolti al ministro Cittadinanzattiva-Cnamc (Coordinamento nazionale associazioni malati cronici e rari) e l’Osservatorio malattie rare (Omar): «Si proceda all’entrata in vigore, prevista il primo aprile, del decreto per i Lea del 2017 affinché non sia mortificato il diritto alla salute dei cittadini». Questo il cuore dell’appello sottoscritto da oltre 90 federazioni e associazioni aderenti al Cnamc e all’Alleanza malattie rare, per evitare nuovi rinvii dell’applicazione del Decreto tariffe e delle prestazioni comprese nei nuovi Lea.
A questo punto, aggiunge Annalisa Scopinaro, presidente di Uniamo (che riunisce le associazioni dei malati rari), «in attesa di districare il nodo tariffe, chiediamo che siano adottati almeno i nuovi screening neonatali, come quello per la Sma, che sono uno strumento che può salvare la ai bambini. E per i quali le risorse erano già state stanziate con precedenti provvedimenti».