mercoledì 25 marzo 2020
Il 25 marzo 1995 inizia il cammino del "cartello" fondato da don Luigi Ciotti. L'impegno per i beni confiscati e accanto ai familiari delle vittime. Gli incontri con Papa Francesco e con Mattarella
don Ciotti

don Ciotti - Foto A.M.Mira

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Venticinque anni fa, esattamente il 25 marzo 1995 nasceva "Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie". Un'idea lanciata da don Luigi Ciotti dopo le stragi di Capaci e via D'Amelio, e le bombe a Firenze, Milano e Roma. Un cartello di associazioni, con storia e identità proprie e diverse, ma accumulate dalla consapevolezza che opporsi alle mafie è un compito politico, sociale, culturale ed etico che riguarda l’intera società civile.

All'appello del fondatore del Gruppo Abele risposero in trecento associazioni, tra loro Arci, Acli, Legambiente, Fuci, Cgil. Oggi gli aderenti sono più di 1.600: associazioni, parrocchie, sindacati, Terzo settore, Scout, cooperative, movimenti ecclesiali, gruppi sportivi.

E i singoli iscritti superano i 20mila. "Una proposta che vuole unire, non dividere - spiegò allora don Luigi -, costruire, non polemizzare. La necessità di contrasto al fenomeno mafioso travalica gli schieramenti, le differenze politiche e ideologiche, la divisione tra maggioranza e opposizione". Dunque, aggiungeva, "è necessario unire nella chiarezza dei ruoli, senza sovrapposizioni e ambiguità. Ognuno deve fare la propria parte e noi siamo qui oggi anche per interrogarci e confrontarci sulla nostra parte, sui compiti che ci competono e che dobbiamo assumerci fino in fondo".

E la prima iniziativa di Libera andava proprio in questa direzione, con la raccolta di un milione di firme a sostegno della proposta di legge di iniziativa popolare per il riutilizzo a fini sociali dei beni confiscati alle mafie che il 7 marzo 1996 diventò la legge 109, fondamentale per dare nuova vita ai bene tolti ai clan e tornati alle comunità. Uno dei fronti aperti e da allora presidiati da Libera, come quello accanto ai familiari delle vittime delle mafie. Sempre nel 1996 si tiene a Roma la prima edizione della Giornata della memoria e dell'impegno, ora diventata evento, con legge del Parlamento, una Giornata nazionale.

Nel 2001 nasce la prima Cooperativa Libera Terra, dedicata a Placido Rizzotto, che coltiva e produce sui terreni di Riina e Provenzano. Nel 2005 partono in Sicilia i primi campi di volontariato nei beni confiscati che ora portano migliaia di giovani ogni anno a spendere parte dell'estate a "sporcarsi le mani". Nel 2006 si tiene a Roma Contromafie, gli Stati generali dell'antimafia, che raccoglie magistrati, investigatori, giornalisti, storici, economisti, volontari. Nel 2008 nasce il Consorzio Libera Terra Mediterraneo che sostiene le cooperative che operano sui beni confiscati, aiutandole nelle loro attività e promuovendone i prodotti. Nel 2010 viene lanciata la campagna “Corrotti” con la raccolta di firme per la confisca e il riutilizzo sociale dei beni confiscati ai corrotti.

Nel 2012 parte "Amunì", il progetto promosso da Libera insieme al Dipartimento per la giustizia minorile per creare occasioni di cambiamento per i giovani in carcere. Il 21 marzo 2014 Papa Francesco incontra i familiari delle vittime di mafia nella chiesa di San Gregorio VII a Roma, in occasione della Giornata della memoria che si tiene a Latina. Il Papa, indossando la stola di don Peppe Diana e di fronte a centinaia di familiari si rivolge ai mafiosi: "Il vostro potere è insanguinato, per favore, ve lo chiedo in ginocchio, convertitevi e non fate più il male. Convertitevi c'è tempo per non finire nell'inferno, che è quello che vi aspetta se non cambiate strada".

Il 9 settembre 2016 viene firmata la "Carta di Fondi", sottoscritta, nel monastero benedettino olivetano di San Magno di Fondi da sacerdoti, religiosi e religiose che collaborano con Libera. "Con lo stile di Maria, da figli del Risorto - si legge - insieme alle nostre comunità ci impegniamo a non tacere dinanzi alle ingiustizie e a ogni tipo di illegalità, a camminare al fianco delle vittime innocenti delle mafie e di quanti subiscono violenze e sopraffazioni, condividendo il loro dolore e la loro richiesta di giustizia e di verità, a contrastare ogni forma di corruzione perché cancro della civiltà e della democrazia, ad accompagnare il cammino di coloro che intendono pentirsi del male compiuto distinguendo il peccato dal peccatore".

Il 20 marzo 2017, a Locri, in occasione della Giornata della Memoria che si tiene nella cittadina calabrese, il presidente della Repubblica Sergio Matterella incontra i familiari delle vittime delle mafie. "Desidero dirvi - sono le parole di Mattarella, fratello di Piersanti vittima di cosa nostra - che le vostre ferite sono ferite inferte al corpo di tutta la nostra società, di tutta l'Italia. E che il ricordo dei vostri morti, martiri della mafia, rappresenta la base sulla quale costruiamo, giorno dopo giorno, una società più giusta, solidale, integra, pacifica. Vi ringrazio per esser qui, vi ringrazio per il vostro coraggio".

Ma Libera pensa anche ai figli delle mafie. Il 6 novembre 2019 viene firmato il Protocollo "Liberi di Scegliere" che si propone di aiutare e accogliere donne e minori che vogliono uscire dal circuito mafioso. A firmarlo oltre a Libera sono i ministeri dell'Istruzione, della Giustizia, delle Pari Opportunità, il Procuratore Nazionale Antimafia e Antiterrorismo, la Cei, i capi della procura e della procura per i minorenni di Reggio Calabria, il presidente del Tribunale dei minori della stessa città, Roberto Di Bella. Un progetto, la cui fase sperimentale era già partita nel 2018 con il contributo economico della Cei attraverso i fondi per l'8xmille.

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