martedì 23 aprile 2024
Il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro difende la misura: «Sono 50 anni che tutti parlano di turismo eccessivo e nessuno ha mai fatto nulla». Cacciari: «È incostituzionale, pura follia»
Cinque euro per entrare a Venezia: come funziona il ticket d'ingresso

Ansa

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Lasciate cinque euro, o voi ch’entrate. A Venezia, dal 25 aprile, entra in vigore il ticket di ingresso per i visitatori occasionali. La misura temporanea, che prevede il pagamento di cinque euro per poter entrare nella città antica del capoluogo veneto, si applica dalle ore 8.30 alle 16.00, per 29 date. Il Qr code sarà richiesto tutti i giorni fino al 5 maggio, poi solo durante il sabato e la domenica fino al 14 luglio, con eccezione per il weekend 1-2 giugno. Il biglietto dovrà essere pagato da chi, esclusi i minori di 14 anni, visita in giornata Venezia senza pernottamento. Per chi non è in regola le multe vanno da 50 euro a 300 euro.

Nel primo giorno di sperimentazione del ticket, il 24 aprile, sono oltre 80mila le persone che hanno registrato la loro presenza in città. Solo 7mila però, uno su dieci, secondo i dati aggiornati al 24 aprile, hanno pagato il voucher di 5 euro per accedere al centro storico. Tutti gli altri accessi sono di persone esenti (cittadini veneti, i lavoratori, gli studenti e altre categorie), tenuti a registrarsi sulla piattaforma on line ma non a pagare. Tra questi, 30.300 sono gli ospiti delle strutture ricettive, 9.450 sono i veneti, potenziali vacanzieri "di giornata".

Un esperimento controverso che ha suscito reazioni infuocate. Da una parte c’è chi ritiene che sia un utile strumento che può arginare il cosiddetto overtourism, il sovraffollamento turistico. Quando il flusso di persone diventa eccessivo rispetto alle capacità di accoglienza della località, si genera un impatto economico, sociale e ambientale negativo. Aspetto su cui insiste il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro: «Sono 50 anni che tutti parlano di turismo eccessivo e nessuno ha mai fatto nulla. Nella vita bisogna avere il coraggio di fare qualcosa, di assumersi la responsabilità». Secondo Brugnaro, il contributo che si dovrà pagare per accedere a Venezia genererà più costi che entrate durante il periodo di prova, ma servirà ad alleviare il peso del turismo di massa in città. «Dopo 29 giorni di test potremo capire se vale la pena proseguire e quali modifiche apportare», ha spiegato il sindaco.

Sono in molti a controbattere che la libertà di visitare una città non possa essere subordinata al pagamento di un biglietto. Il 25 aprile, in segno di protesta contro il contributo di accesso il Circolo Arci Veneto distribuirà ai turisti un "passaporto" simbolico anziché il ticket richiesto dal Comune. Sono oltre venti le associazioni che esprimono «forti critiche nei confronti di questa misura, evidenziando profili di dubbia legittimità costituzionale, inefficacia nel contenimento del turismo di massa e disparità di trattamento tra diverse categorie di visitatori».

Di certo, al di là delle polemiche, c’è il numero record di turisti che si sono organizzati per vedere Venezia nell’ultima domenica gratuita. Complice la presenza della Biennale, sono stati 60mila i visitatori, di cui molti stranieri provenienti soprattutto da Gran Bretagna, Francia e Germania.

A spingere per il ticket, altro passo verso il «rinascimento della città» secondo il sindaco, sono in primis gli albergatori che ritengono ingiusto che gli unici a dover pagare siano i turisti che pernottano in città. «Non vediamo male i biglietti di ingresso – sostiene il presidente di Federalberghi Bernabò Bocca – per i visitatori giornalieri che visitano un museo a cielo aperto, musei gratis nel mondo non esistono». Bocca ammette però che non sarà facile capire come far rispettare la misura. «Non possiamo mettere tornelli alle entrate delle grandi città dove la gente arriva in treno, in aereo…». Della stessa idea il vice presidente dell’Associazione esercenti pubblici di Venezia, Tommaso Sichero: «Accogliamo positivamente l'esperimento del contributo di ingresso a Venezia, servirà per raccogliere dati fondamentali e pensare in un futuro quali strategie utilizzare per regolamentare flussi turistici che in determinati periodi dell'anno rischiano di violentare una città fragile come Venezia».

Tra chi si oppone all'esperimento, si eleva il "no" categorico di Massimo Cacciari, veneziano doc ed ex sindaco della città: «Una pura follia, del tutto illegittima, incostituzionale, in nessuna città al mondo si paga per entrare. È inaudito che in questo Paese non ci sia una Consulta, qualcuno che dica: “vi ha dato di volta il cervello?” Pensate di poter mettere una tassa per entrare in una città, pensate di essere nel Medioevo, siete pazzi?». Secondo il filosofo, i turisti pagano già tre volte tanto i biglietti per i trasporti rispetto ai residenti e ritiene assurdo che si debba pagare per entrare a piedi nella città. Poi lancia la provocazione: «Io invito tutti a non pagare un bel niente, perché voglio vedere di fronte a qualsiasi giudice come fanno a sostenere la legittimità di una tassa di ingresso nella città!». E incalza: «Che fanno, bloccano la circolazione, mettono la polizia a chiedere i documenti per vedere se ho pagato un ticket per entrare, io italiano, io cittadino europeo, in una città italiana? Solo parlarne è una vergogna».

L’imposizione di regole per combattere il turismo di massa non è una novità. Già in altre località italiane sono state adottate diverse misure per contingentare l'alto numero di viaggiatori. Nell’aprile dello scorso anno la Provincia Autonoma di Bolzano ha istituito un tetto ai posti letto turistici, 239.088 per la precisione, mentre quest’anno è stato raddoppiato il costo dei treni delle Cinque Terre per frenare i flussi turistici. Il sindaco di Venezia sottolinea, però, che quello che entrerà in vigore nella sua città è il primo esperimento di questo genere al mondo: «Se funziona diranno tutti che è banale, sono il primo a dirlo, se non funzionerà perché crea critiche, disagi e problemi farò semplicemente una brutta figura».

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