mercoledì 13 novembre 2019
Stamani nuovo picco a 144 centimetri, dopo quello di ieri sera a 187. Il sindaco Brugnaro: «C'è bisogno dell'aiuto di tutti». Un uomo muore folgorato dall'elettropompa nella casa allagata
Venezia in ginocchio. Il patriarca: le parrocchie aiutino i più fragili
COMMENTA E CONDIVIDI

«Venezia è in ginocchio. La Basilica di San Marco ha subito gravi danni come l'intera città e le isole. Siamo qui con il patriarca Moraglia per portare il nostro sostegno ma c'è bisogno dell'aiuto di tutti per superare queste giornate che ci stanno mettendo a dura prova». Sono drammatiche le parole twittate del sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, impegnato stamani in un sopralluogo a fianco del patriarca Francesco Moraglia. Ed è drammatica la situazione del centro storico di Venezia, che ha un aspetto spettrale, dopo il picco straordinario di ieri alle 22.50 quando la marea ha raggiunto i 187 centimetri. Peggio solo nel 1966, quando i centimetri furono 190.

Allagata la basilica di San Marco, sommersa la cripta, danneggiate molte antiche chiese, invase le aree di servizio del Teatro La Fenice dove l'acqua ha mandato fuori servizio i sistemi elettrico e anti incendio. A Cà Pesaro un incendio a causa di una cabina elettrica danneggiata. Ma Venezia è tutta antica, è tutta fragile ed è tutta cronicamente a rischio. «Abbiamo davanti una devastazione apocalittica e totale, ma non esagero con le parole, l'80% delle città è sott'acqua, danni inimmaginabili, paurosi», dice il governatore del Veneto, Luca Zaia.

Stamani alle 9.30 c'è stato un nuovo picco a 144 centimetri. Se ne teme un altro stasera alle 23. E le previsioni meteo non confortano. Mentre si contano i danni. Il sindaco chiederà lo stato di calamità naturale. Nel pomeriggio l'arrivo del premier Giuseppe Conte.

La circolazione dei vaporetti è stata limitata agli imbarcaderi principali e sono pochi i passanti, e i turisti, che si avventurano tra le calli e i campi tutti coperti d'acqua. Una sessantina le imbarcazioni, compresi alcuni vaporetti, danneggiate pesantemente.

Il Patriarca: «Penso ai più fragili. Venezia è stata dimenticata»

«Ieri sera verso le 22.30 sono andato in piazza San Marco. Io non avevo mai assistito a una cosa del genere. Ho visto piazza San Marco molte volte colma, ma ieri c'erano delle onde che sembrava di essere in riva al mare» ha detto il patriarca Moraglia, che ha partecipato alla conferenza stampa con il sindaco Brugnaro e il governatore Zaia.

«Questa mattina ho fatto un lungo giro per la città e ho visto persone disperate che mi hanno ricordato come lo scorso anno fossero nella stessa esatta situazione». «Venezia non è solo una città bella ma unica e fragile - ha aggiunto Moraglia -. C'è un sistema fragile, c'è un sistema di protezione della città che non entra mai in atto e c'è il passaggio delle navi. È una situazione complessa e lo dico da veneziano, da persona che ama questa città».

«Ho allertato la Caritas: la salute dei veneziani, la sicurezza dei veneziani, la vita dei veneziani è la priorità che mi pongo. Abbiamo bisogno di risposte» ha detto Moraglia, alle telecamere di Skytg24.

In questa video intervista a Gente Veneta, Moraglia annuncia che metterà a disposizione della persone più fragili i fondi di emergenza per la carità. E invita le parrocchie a essere accanto in particolare ai più bisognosi. Ricorda poi come l'emergenza di Venezia sia strutturale, e troppo spesso venga dimenticata.


La vicinanza della Cei

La Conferenza Episcopale Italiana in un comunicato esprime vicinanza "alle persone e ai territori colpiti dall’ondata di maltempo che sta duramente flagellando alcune zone del Paese. In particolare, esprime solidarietà e preoccupazione per la situazione di Venezia e di Matera: due preziose testimonianze di arte e di cultura che, in questi giorni, stanno pagando un prezzo altissimo. Sono proprio queste situazioni a richiamare tutti ad un’attenzione supplementare verso la Casa Comune. Ce lo ricorda Papa Francesco nell’Enciclica Laudato si’: non possiamo accontentarci di “un’ecologia superficiale o apparente” che ci fa adottare comportamenti evasivi su questi temi. “È il modo - scrive il Santo Padre - in cui l’essere umano si arrangia per alimentare tutti i vizi autodistruttivi: cercando di non vederli, lottando per non riconoscerli, rimandando le decisioni importanti, facendo come se nulla fosse”. La Chiesa italiana ribadisce il proprio impegno nella salvaguardia del territorio, nella vicinanza solidale alle popolazioni colpite, nella tutela dei beni culturali ecclesiastici “feriti” dai fenomeni naturali.

Cnr: non prevedibile, fenomeni estremi sempre più numerosi

Nulla lasciava presagire uno scenario come quello che si è verificato ieri. «Il 12 novembre 2019 - spiega Rosalia Santoleri, direttrice dell'Istituto di scienze marine del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ismar) - c'è stato a Venezia un evento di acqua alta eccezionale, secondo solo a quello catastrofico del 1966. Nella mattinata non si immaginava fosse di queste proporzioni. Raffiche di vento con più di 100 km/ora hanno contribuito a questo fenomeno assolutamente imprevedibile che ha colpito la città». Con i cambiamenti climatici in atto, «l'innalzamento del livello marino, e l'aumento della frequenza delle tempeste in mare, questi fenomeni estremi saranno sempre più numerosi» aggiunge.

Danni ingenti alla basilica di San Marco

Nel picco d'acqua alta di ieri, la basilica di San Marco è stata inondata: un metro d'acqua e la cripta sotto il presbiterio completamente allagata. Il Ministero peri Beni Culturali ha attivato l'unità di crisi per la verifica e la messa in sicurezza del patrimonio culturale veneziano.

Il procuratore della Basilica di San Marco, Pierpaolo Campostrini, raccontando quello che la mareggiata di ieri sera ha portato alla chiesa, ha detto: «Superato il metro e 65 cm, l'acqua è entrata nella basilica, ha allagato il pavimento e rompendo le finestre è entrata nella cripta, allagandola. La cosa è pericolosa Non tanto per le cose in essa contenute, ma perché l'acqua avrebbe potuto dare problemi statici alle colonne, che reggono la basilica».

Un uomo folgorato dall'elettropompa

La marea ha fatto anche un vittima, un uomo di 68 anni che è morto folgorato da una scarica elettrica per un corto circuito causato dall'acqua che aveva invaso la sua casa di Pellestrina, la striscia di terra che delimita la laguna, nei pressi di Chioggia. Decine di abitazioni sono state invase dalle acque dopo che le pompe che dovevano assicurare il blocco sono andate in tilt per l'eccessiva pressione. L'uomo deceduto stava manovrando una elettropompa per risucchiare l'acqua che aveva invaso la sua abitazione. Un'altra persona è stata trovata morta in casa sempre a Pellestrina, ma per cause naturali.

Nella notte i vigili del fuoco sono intervenuti per vari allagamenti e per l'incendio di alcune cabine elettriche inondate dall'acqua. Diversi battelli hanno rotto gli ormeggi e sono state soccorse alcune persone rifugiate sugli imbarcadero.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: