martedì 23 aprile 2019
Gilet arancioni e commercianti davanti alle transenne: «Qualcuno ci guardi». La via è stata tagliata in due dal crollo del Ponte Morandi lo scorso 14 agosto e da allora è deserta
Via Fillak riapre alle auto ma non ai pedoni. Il quartiere: noi chiudiamo
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È il giorno simbolico della riapertura al traffico della via Fillak, a Genova. La strada tagliata a metà dal crollo del Ponte Morandi, lo scorso 14 agosto, insieme a tutta la città. In attesa dell'arrivo delle autorità e del sindaco Bucci, intervenuti all'inaugurazione (per ora il traffico pedonale resterà comunque interdetto) una manifestazione s'è svolta a ridosso dello scheletro del ponte, organizzata dal Comitato dei commercianti di via Fillak e delle vie limitrofe (Cfl). Sui negozi dell'area sono apparsi cartelli con la scritta "Voi aprite, noi chiudiamo". Una delegazione del Comitato Cfl, composta da una ventina di persone con indosso dei gilet arancioni, si è presentata a ridosso delle transenne che ancora per poco chiuderanno la strada.

I commercianti dell'area chiedono che Autostrade si prenda carico anche della loro situazione economica, diventata particolarmente difficile. «Un esercizio commerciale qui prima aveva un introito attorno ai 600 euro al giorno, oggi non andiamo oltre ai 15-20 euro, tra qualche mese rischiamo di chiudere tutti», dice Ivan Spagnolo. La storia del giovane commerciante è diventata emblematica di alcune delle complessità dell'area: aveva aperto una paninoteca solo tre giorni prima del crollo e non può chiedere i fondi del decreto Genova.

«Capisco il loro disagio ma francamente non capisco per cosa si possa protestare, non credo che mai una zona colpita da una tragedia come questa sia arrivato un dispiegamento di aiuti tale», replicato il presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti. E di «grosso segnale» per la città ha parlato anche il sindaco Marco Bucci. «Ormai - ha aggiunto - abbiamo aperto tutte le strade e quindi la vita deve ritornare come prima, e dobbiamo fare tutto il possibile perché ciò accada. Ci stiamo impegnando e se lo facciamo tutti alla fine ce la facciamo».

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