martedì 18 gennaio 2011
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Una mossa d’anticipo. Berlusconi sente il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, un dialogo informale su diversi nodi (legittimo impedimento, federalismo fiscale...), finché il premier ha introdotto l’argomento-Ruby, cercando di tranquillizzare il Colle sull’efficacia e la continuità dell’azione di governo, piuttosto lamentandosi della «persecuzione» a cui si sente sottoposto. Attaccato il telefono, il premier «amareggiato» e «arrabbiato» di cui danno conto i fedelissimi deve affrontare un’altra preoccupazione, che sarebbe stata palesata in modo diretto da Gianni Letta a nome dei colonnelli e dei maggiorenti del Pdl, che vedono il Cavaliere troppo indebolito. «Silvio, ma ce la facciamo ad andare avanti?». Domande insistenti che si associano all’enigmatico silenzio della Lega, e che aumentano il senso di assedio del premier. «Vado avanti – abbassa la testa il Cavaliere –. Ci sono troppe cose che non quadrano in questa storia». Cresce l’idea di essere finito in un complotto che coinvolgerebbe non solo i pm che manipolerebbero ed estorcerebbero "strane confessioni" (cose, cioè, che Ruby e gli altri testimoni non hanno mai detto a lui di persona), ma anche i servizi segreti.Di certo, ricorda chi lo sente tutti i giorni, nel suo vocabolario la parola «dimissioni» non esiste. E dunque sono frasi gettate al vento quelle che ipotizzano la sua successione (ieri il Guardasigilli Alfano, dato come suo erede designato, per scacciare le ombre ha dichiarato che Berlusconi è «vivo e forte»). Restano allora le solite due opzioni: allargare la maggioranza (domani è previsto il varo a Montecitorio del "gruppo dei responsabili") o andare alle urne, purché sia chiaro che non è lui il responsabile. Non è un caso che ieri Fabrizio Cicchitto ha ipotizzato «il ricorso al corpo elettorale per difendere la libertà di tutti» come possibile conseguenza politica del caso-Ruby. Non è la prima opzione, specifica, ma dopo diverse settimane è esplicitata da un colonnello Pdl in modo più forte. Un avvertimento che potrebbe diventare sostanzioso in caso di incidenti parlamentari o nell’aggravarsi dello scontro con la giustizia, e che dunque funziona come minaccia preventiva per mettere paura alle opposizioni e ribadire il «no» ad eventuali governi tecnici. Per altre voci del Pdl, invece, proprio il voto sarebbe l’opzione da sempre nella testa del Cavaliere, da maneggiare però con prudenza nei confronti del Colle (Napolitano ha reclamato a più riprese continuità), e da cogliere in presenza di un fatto oggettivo che assegnerebbe ad altri (la magistratura, o l’agguato parlamentare...) ogni colpa. Ma per Bossi, secondo “La Padania”, i «numeri per andare avanti ci sono» e sarebbe meglio evitare «ogni scontro con i magistrati».È per questo motivo che l’operazione-responsabili resta in piedi, nonostante le fatiche ad attrarre altri nomi delle opposizioni. Il numero a cui il Cavaliere ambisce è 28: solo con un gruppo parlamentare di questa consistenza si potrebbe davvero riequilibrare la situazione di squilibrio che si è creata in molte commissioni dopo il passaggio dei finiani all’opposizione. E per raggiungere lo scopo, potrebbe avvenire il passaggio di 7-8 deputati Pdl nella nuova formazione. Una soluzione da tempo annunciata, sinora rinviata perché lo spirito originario dell’operazione era quello di avere new entry da centisti e futuristi. Domani si dovrebbero risolvere i nodi più grossi del nuovo gruppo parlamentare, in particolare quello del capogruppo: in corsa l’ex Fli Silvano Moffa, Saverio Romano del Pid e Luciano Sardelli sostenuto da Noi sud.Il premier, intanto, ieri sera non ha rinunciato ad un appuntamento già programmato, una cena con gli imprenditori a Lesmo, nella cornice di Villa Gernetto. Un incontro con "l’Italia del fare" dopo una giornata passata a mettere a punto la strategia difensiva (in parte già anticipata nel videomessaggio di domenica ai "promotori della libertà"), ad assistere senza poter far nulla alla diffusione delle intercettazioni, ad incassare gli inviti dell’opposizione a comparire davanti alla magistratura. Tutto lascia intendere che Berlusconi non si lascerà interrogare dai pm, che i suoi legali opporranno il conflitto di competenza funzionale per il reato di concussione (con il tribunale dei ministri) e territoriale per quello di prostituzione minorile (con la procura di Monza). I pm attendono una comunicazione ufficiale, il Cavaliere sembra intenzionato a darla all’ultimo secondo disponibile.
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