domenica 29 maggio 2016
​Dopo la bocciatura, il Consiglio di Strasburgo prova a reintrodurlo. Ed è bufera.
«Utero in affitto, stop a questa Europa»
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«Com’era già avvenuto il 15 marzo, se il rapporto De Sutter tornerà in discussione il 2 giugno a Parigi presso la Commissione affari sociali dell’Apce, l’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, ci opporremo di nuovo alla surrogata assieme a tutte le associazioni che ci sono vicine». Presidente in Francia del Collettivo per il rispetto della persona (Corp), la femminista franco-rumena Ana-Luana Stoicea-Deram lancia la carica a nome delle 43 associazioni aderenti ad una delle due cordate che lo scorso marzo avevano già scandito il proprio rifiuto dell’utero in affitto davanti all’ufficio parigino del Consiglio d’Europa (con quartier generale a Strasburgo). La mobilitazione, assieme a quella in gran parte d’ispirazione cristiana riunita attorno alla petizione internazionale No maternity traffic, aveva certamente influito sull’esito finale del voto: la bocciatura di misura del rapporto della senatrice ambientalista belga Petra De Sutter teso a sdoganare, nero su bianco, le forme non commerciali dell’utero in affitto. L’allarme torna d’attualità: «Purtroppo, l’iter non è affatto interrotto, perché la presidente della commissione Affari sociali è abbastanza determinata in favore del rapporto De Sutter e appoggia la relatrice. Dopo il 15 marzo, a sorpresa, il rapporto è stato nuovamente inserito all’ordine del giorno», ricorda la femminista, che ha deciso di scrivere direttamente al senatore spagnolo Pedro Agramunt, presidente dell’Apce: «Vogliamo allertarlo perché il problema riguarda l’insieme dell’Assemblea e non solo la Commissione affari sociali».  Sulla relatrice De Sutter piovono da mesi pesanti accuse di conflitto d’interessi, trattandosi della ginecologa a capo del dipartimento di Medicina della riproduzione a Gent, dove si pratica già la surrogata non commerciale, sullo sfondo pure di un partenariato stipulato con una clinica indiana privata dove invece l’utero in affitto è a pagamento. Ma adesso, è la stessa recente carambola imprevista di azioni procedurali per riesumare il rapporto De Sutter ad esacerbare i sospetti a proposito degli interessi che guidano l’apparente volontà assoluta di liberalizzare la surrogata ad ogni costo.  Fra i 4 rappresentanti italiani nella Commissione affari sociali dell’Apce, c’è la milanese Eleonora Cimbro, deputata Pd, che il 15 marzo aveva votato contro il rapporto De Sutter e si prepara a malincuore a scendere nuovamente in campo: «Come delegazione italiana, abbiamo attivato tutte le strategie per poter fermare questo iter che dal nostro punto di vista, dopo il voto di marzo, non aveva alcun motivo per andare avanti, anche da un punto di vista procedurale». In proposito, secondo la deputata, gli ultimi sviluppi possono essere interpretati come «una forzatura da parte della presidente» della commissione. Se il 2 giugno il tema sarà confermato all’ordine del giorno, la relatrice potrà esporre in che modo conta modificare il proprio approccio. A quel punto, gli sviluppi potrebbero rivelarsi imprevedibili, anche perché, come ricorda Eleonora Cimbro, «sia i popolari che il gruppo socialista si sono spaccati in due su questo tema». La deputata Pd teme che l’approdo finale possa essere una legittimazione della pratica su scala internazionale, «trincerandosi dietro il tema del diritto dei bambini». Sarebbe «un’ipocrisia inaccettabile», chiarisce. Eppure, proprio in quest’ottica sembra lavorare, con tempistica parallela rispetto al Consiglio d’Europa, pure la Conferenza dell’Aja di diritto internazionale privato. Come altri parlamentari, Eleonora Cimbro non giudica certe corrispondenze casuali: «Si avverte una pressione per portare avanti questo disegno a vari livelli, fra loro coordinati».
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