mercoledì 17 gennaio 2024
Il Rapporto dell'Anvur conferma il divario di genere. La ministra Bernini: «Serve una rivoluzione culturale»
Ancora troppi ostacoli sulla strada delle studentesse universitarie italiane

Ancora troppi ostacoli sulla strada delle studentesse universitarie italiane - Ansa

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Rappresentano il 55% delle immatricolazioni, ma soltanto il 27% dei professori ordinari e il 10% dei rettori. La carriera universitaria delle donne procede al contrario: all'inizio del percorso accademico sono in maggioranza, ma nel corso degli anni le opportunità di avazamento si riducono in misura direttamente proporzionale all'importanza del ruolo. Fino ai posti apicali di responsabilità dove arrivano in poche. L'analisi di genere del Rapporto Anvur 2023, conferma che il “tetto di cristallo” impedisce a troppe giovani di realizzarsi pienamente, anche se, soprattutto ultimamente, qualcosa si muove. Oltre alla ministra dell'Università, Anna Maria Bernini, altre due donne sono ai vertici della Crui e del Cnr. La Conferenza dei rettori è presieduta dalla rettrice della Bicocca, Giovanna Iannantuoni, mentre il Consiglio nazionale delle ricerche dall'ex-ministra dell'Istruzione, Maria Chiara Carrozza. Ma per il resto, nei ruoli di vertice delle università italiane, troviamo quasi sempre uomini. Così, tra i professori di prima fascia, 19.702 sono uomini e 5.017 donne, mentre dei 99 rettori in carica nel 2022, soltanto 12 erano donne. Anche tra i direttori generali delle università statali, il 72,1% è di genere maschile, contro il 27,9% di genere femminile. In miglioramento rispetto al 2012, quando i direttori erano l'80,6% e le direttrici il 19,4%.

«L’analisi ci fornisce un quadro completo delle carriere accademiche visto attraverso la composizione di genere e ci consente di osservare l’intero complesso del sistema della formazione superiore da una angolatura che non può che arricchire il complesso lavoro di valutazione del sistema universitario e della ricerca svolto dall’Anvur», commenta Antonio Felice Uricchio, presidente dell'Agenzia per la valutazione della ricerca universitaria. Per la ministra Bernini, invece, «serve una rivoluzione culturale, da affrontare tutti insieme». «Incoraggiare le ragazze a seguire percorsi Stem, eliminare sui luoghi di lavoro odiose discriminazioni a partire dalle disparità salariali, favorire l'inclusione», sottolinea la Ministra. Che aggiunge: «La vera uguaglianza non si potrà mai raggiungere se non c'è una forte uguaglianza in famiglia. È lì che dobbiamo continuare a insistere. È all'interno di questo nucleo primario che si formano i sentimenti, che si educa al rispetto e all'uguaglianza. E poi, ovviamente, c'è tutto il sistema dell'istruzione che sta già facendo la sua parte», conclude.

Di «azioni concrete» parla la presidente della Crui Iannantuoni: «Bisogna investire nelle azioni nelle quali si crede garantendo, per esempio, una possibilità di avere asili all'interno degli atenei o comunque connessi con le università per poter permettere alle giovani madri e ai giovani padri di continuare a fare il proprio lavoro avendo comunque un aiuto - sottolinea -. C'è bisogno di avere spazi negli atenei dove poter permettere ai propri figli di stare qualche ora quando ce n'è bisogno. Ma soprattutto dobbiamo molto riflettere su un cambiamento culturale che possiamo fare rapidamente, che permetta anche di considerare la maternità nel percorso formativo delle ricercatrici», conclude Iannantuoni.

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