domenica 14 dicembre 2014
​Le preghiere dei piccoli e dei genitori nella cappella rimessa a nuovo. Ragazzi disabili, persone sole: in tanti trovano conforto in mezzo al dolore. Il cardinale Parolin: segno d'amore ai pazienti. IL VIDEO
COMMENTA E CONDIVIDI
La signora era anziana, seduta ad un banco della cappella, uno degli ultimi. Piangeva, sommessamente, senza riuscire a frenarsi, Suor Vincenza l’aveva già vista farlo ogni giorno, da tempo. Le si avvicinò, chiedendole cosa stesse succedendo: «Il mio nipotino dev’essere operato al cuore e poi anche trapiantato», fu la risposta. Lui aveva appena due anni. Abitava, come sua nonna, in un paesino a una sessantina di chilometri da Roma. Adesso di anni ne ha sette e sta benissimo. Lei, da quei giorni, ad ogni festività sale su un pullman di linea, raggiunge questa cappella dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù e partecipa alle celebrazioni. Che sono riprese da qualche giorno, dopo che la cappella è rimasta chiusa tre mesi per essere restaurata. La... scoperta Ora «è stata restituita a tutti quelli ai quali è mancata in questo periodo», spiega don Mario Puppo, il cappellano del Bambino Gesù: «Nel frattempo, come ogni cosa che manca, abbiamo riscoperto quanto fosse necessaria e la ricchezza di quando la hai, magari perché proprio per questo, perché la frequenti, ce l’hai sotto gli occhi, non te ne rendi conto. È assai più bella, più luminosa. Ci è stata restituita perché ne facciamo buon uso». Il restauro ha reso una specie di gioiellino questa chiesetta del 1500, che in quel tempo era refettorio per i religiosi della Congregazione dei poveri eremiti di San Girolamo. Ora «c’è anche questa rampa al suo ingresso, che serve ai disabili, ma anche a tutti i bambini ricoverati che qui scendono con la carrozzella ». Oltre alle reliquie di due santi, la 'papalina' di Giovanni XXIII e il sangue di Giovanni Paolo II. Oltre alla fede di bambini, donne, uomini, mamme e papà, nonne e nonni che ad ogni ora di ogni giorno scende qui dentro per sentirsi un po’ più vicina al Cielo.
Sorriso di piccoli È «bellissimo» quando nella cappella arrivano i piccoli coi loro genitori e per esempio «imparano come si fa il segno della Croce – spiega suor Vicenza, che qui dal 1960 al 2010 è stata caposala e che ancora vive nell’ospedale –. È bellissimo poi vederli fare come fanno i loro genitori, quando questi ultimi accarezzano il piede sinistro alla statua in legno della Madonna, che così si è consumato ed è diventato... bianco!». Ma c’è qualcosa di ancora più bello, qualcosa che, raccontandolo, fa accendere e brillare gli occhi della suora: «Pregano » e anche se sono malati «si vede bene il loro sguardo che sorride e che significa qualcosa per noi incomprensibile, però loro e il Signore si capiscono a meraviglia!». Ritrovata o mai persa I ricordi sono un fiume che è ormai parte stessa di questa cappella, come le disperazioni e le speranze, le preghiere e i ringraziamenti. «Io, come le mie consorelle, vi ho visto tantissime lacrime di dolore, ma altrettante ne ho viste di gioia», va avanti suor Vincenza: «Anche per la fede che tantissime persone proprio qui hanno ritrovato». O hanno mantenuto salda. Don Mario custodisce un bel pezzo di quei ricordi: «Era il giorno della Supplica alla Madonna di Pompei, e una giovane mamma, che era molto devota di questa Madonna, venne qui nonostante la sua bimba stesse molto male». La bimba «lasciò questa vita terrena per continuarla da un’altra parte mentre stavamo pregando insieme». Quella donna «aveva grande fede» e in quei momenti terribili «si rivolse alla Madonna perché tutto potesse compiersi nel modo migliore e la sua fede non vacillasse». 'Tenda' dove c’è Gesù «Portiamo qui, a Gesù, alla Madonna, quello che 'raccogliamo' tutti i giorni in corsia – continua suor Vicenza – le ansie, le preoccupazioni, le speranze, e molte volte anche il dolore. Lo facciamo davvero ogni giorno, consegnando qui quanto ci dicono i bambini malati, che noi serviamo. Sempre qui incontriamo tanta gente che viene spontaneamente». Restaurare una cappella all’interno di un luogo di cura «è un’opera importante », ha detto, benedicendola, il segretario di Stato vaticano, il cardinale Pietro Parolin: «Oltre alla presenza di Dio in particolare nei piccoli pazienti, è necessario che sia disponibile anche un’altra forma di presenza, quella di Gesù Eucaristia, insieme a una 'tenda', una cappella che ospiti con decoro tale presenza d’amore». Perciò, lavorando con orari lunghi ed anche il sabato e la domenica – spiega l’architetto Caterina Di Paola, che ha coordinato il restauro – l’impresa Arcus è riuscita a concludere i lavoro in tre mesi, anziché nei cinque previsti dal piano dell’intervento, «per restituire la cappella nel più breve tempo possibile ai bambini, ai loro genitori e a tutta la gente dell’ospedale».
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: