lunedì 8 gennaio 2024
Dalla Puglia il sorprendente risultato di uno studio dell'Istituto di Gastroenterologia “De Bellis”, che ha impiegato una innovativa piattaforma tecnologica su 545 pazienti, sorvegliati per 12 anni
Il Personale del "De Bellis" lavora alla piattaforma tecnologica

Il Personale del "De Bellis" lavora alla piattaforma tecnologica - Ufficio stampa Irccs "De Bellis"

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Una goccia di sangue e nulla di più. Basterà per stabilire il rischio di sviluppare il tumore del fegato ben dieci anni prima della sua comparsa. È la sorprendente conclusione cui sono giunti i ricercatori dell’Istituto nazionale di Gastroenterologia Irccs “Saverio de Bellis” di Castellana Grotte (Bari), che hanno applicato il cosiddetto “indice Galad” - un algoritmo che valuta tre biomarcatori (alfafetoproteina, alfafetoproteina-L3 e des gamma carbossi protrombina), oltre al sesso del paziente e alla sua età – su 545 persone con cirrosi epatica, sorvegliate nel corso di 12 anni.

Lo studio, che nelle scorse settimane ha trovato spazio su Hepatology Communication, è stato condotto assieme all’Università di Modena e Reggio Emilia e si è avvalso della più avanzata strumentazione sviluppata da Fujifilm (le cui prime pellicole radiografiche risalgono al 1936). La procedura può dunque rivelarsi vitale per consentire ai medici di prevenire la patologia, o di affrontarla nella fase di esordio, quando ancora i sintomi non sono comparsi. Il carcinoma epatocellulare (Hcc) è tra le patologie oncologiche più aggressive e maligne, rappresenta oggi la terza causa più comune di morte per cancro e la sua incidenza aumenta di anno in anno. Il principale fattore di rischio è rappresentato dalla cirrosi epatica su base virale (Hbv, Hcv), etilica e metabolica. Non di rado, in questi pazienti la neoplasia può rimanere asintomatica per lungo tempo, ed essere scoperta quando ormai le terapie possono fare poco.

Ecco perché «rilevarne precocemente la presenza – spiega il professor Gianluigi Giannelli, direttore scientifico dell’Istituto De Bellis – è cruciale per garantire un trattamento ottimale della malattia. Il programma di sorveglianza dei pazienti con cirrosi epatica consente di ridurre del 37% la mortalità per epatocarcinoma: circa il 60% dei pazienti con tumore epatico che riceve trapianto, chirurgia o radiofrequenza ed è monitorato, ha infatti una sopravvivenza di almeno 5 anni, mentre i pazienti con diagnosi tardiva, e quindi un tumore più avanzato, hanno una aspettativa di vita di 1-2 anni». L’impiego del punteggio Galad, che può affiancare quello dell’ecografia, «consente oggi di quantificare il rischio di sviluppare un tumore al fegato dieci anni prima che esso si manifesti; è un dato eccezionale – prosegue Giannelli – se si pensa che non esiste alcun altro biomarcatore per nessuna neoplasia così efficace», e che l’indice Galad potrà assumere anche «un valore prognostico, essendo correlato direttamente ad una progressione del tumore».

Al De Bellis si lavora inoltre ad ulteriori impieghi del punteggio Galad (in dotazione, in Italia, oltre che nell’istituto pugliese, solo alla Asl di Novara) come supporto decisionale nella gestione del paziente con questa malattia. Una piattaforma che l’Irccs di Castellana Grotte ha potuto acquisire grazie alla raccolta delle donazioni provenienti dal 5 per 1.000 per la ricerca. «Si tratta di un chiaro esempio virtuoso – conclude Giannelli –. I cittadini, grazie alla donazione del 5 per 1.000, hanno consentito l’acquisto della strumentazione, e l’Irccs la mette a loro disposizione per la prevenzione di una malattia tumorale altamente aggressiva, chiudendo così un cerchio di mutua collaborazione che come destinatario principale ha sempre il cittadino».

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