lunedì 11 dicembre 2023
Domenica migliaia in corteo perché tacciano le armi nella Striscia di Gaza e non solo, un appello a cui hanno aderito 339 associazioni. Crosetto: serve una tregua per motivi umanitari
La bandiera della pace in cima al corteo

La bandiera della pace in cima al corteo - Ansa

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Mentre l’Italia domenica si è messa in marcia ad Assisi per la pace in Medio Oriente come altrove, il ministro della Difesa Guido Crosetto torna sul tema dell’invio di armi in Ucraina. «A fine anno scadrà il decreto per l'invio di armi all'Ucraina, la Camera dovrà esprimersi per vedere se nuovamente, per il prossimo anno, vorrà autorizzare il governo», spiega il responsabile delle Forze Armate, aggiungendo che «è intanto in preparazione l'ottavo pacchetto di aiuti che entro fine anno verrà riproposto al Copasir per poi essere effettivo». Anche il Medio Oriente preoccupa il nostro Paese visto che la situazione è diventata ormai fuori controllo. Ecco perché anche sulla scia delle parole espresse nei giorni scorsi sia dall’Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la sicurezza Joseph Borrell che dal segretario generale dell’Onu Antonio Guterres il ministro Crosetto chiede una tregua umanitaria. «Penso sia necessario che tutta la comunità internazionale, in questo momento, chieda una pausa – precisa - perché ci sono motivi umanitari che dettano l'urgenza e perché come dico sempre le democrazie si devono comportare in modo diverso rispetto ai terroristi». Anche perché la guerra, prima in Ucraina e poi in Medio Oriente ha avuto «effetti economici» sulle democrazie occidentali, come l’aumento dell’energia e dell’inflazione.

Parole, quelle del ministro Crosetto, che arrivano il giorno dopo la marcia che ha visto migliaia di persone in cammino in Umbria per chiedere il cessate il fuoco e il riconoscimento dello Stato della Palestina. Migliaia in corteo, aperto dalla bandiera della pace oltre che dallo sventolare dei gonfaloni dei comuni umbri e dalle bandiere di Anpi, Arci e Acli. Migliaia per chiedere la pace e che «le armi tacciano», per «fermare le stragi a Gaza e in tante altre parti del mondo», è questo il grido che si è levato da Assisi in occasione della marcia straordinaria che si è svolta nella giornata mondiale dei diritti umani, la seconda dopo quella consueta di maggio. Una marcia, quella di domenica, concentrata su Assisi, partita da Santa Maria degli Angeli, e non da Perugia come tradizione, per concludersi in piazza San Francesco. Nella quale l'hanno fatta da padrone i colori dell'iride sul grande drappo che ha aperto il corteo, dove si è vista la bandiera della Palestina ma non quella di Israele.

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«Chiediamo che venga riconosciuto lo stato di Palestina», ha sottolineato Flavio Lotti, anima della Fondazione PerugiAssisi per la Cultura della Pace. «Abbiamo bisogno - ha aggiunto - che l'Italia si assuma le sue responsabilità insieme all'Unione europea, che qualcuno dica basta». Alla marcia hanno aderito 339 gruppi e associazioni, 100 Comuni e Province e le principali organizzazioni della società civile italiana.

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«C'è da chiedersi se stiamo facendo di tutto e anche che cosa possiamo fare come comunità credente perché il Signore che viene ci trovi in pace», ha detto al termine della giornata il custode del Sacro Convento di Assisi fra Marco Moroni, aggiungendo che «la pace si costruisce piano piano, non possiamo aspettarci che altri lo facciano al nostro posto». Quello che Hamas ha compiuto è stato «un crimine abominevole, ma i bombardamenti di Gaza non si giustificano», ha affermato il responsabile di Libera don Luigi Ciotti che ha animato un incontro di proposte e denuncia proprio a Santa Maria degli Angeli. All'arrivo in piazza San Francesco i marciatori hanno mostrato cartelli neri con la scritta "cessate il fuoco". Tra loro anche padre Ibrahim Faltas, vicario della Custodia di terra santa.

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La politica

Tra i marciatori la segretaria del Pd Elly Schlein che ha ribadito la richiesta di un «cessate il fuoco umanitario immediato per quello che sta succedendo a Gaza». Ciò che si chiede è «la liberazione di tutti gli ostaggi - ha aggiunto - e che si fermino i bombardamenti indiscriminati che stanno colpendo la popolazione civile. Hamas non è il popolo palestinese». La leader del Pd ha ribadito la necessità della «soluzione due popoli e due stati». Per Schlein «bisogna trovare gli interlocutori per ricostruire la pace. Non lo può essere Hamas, un'organizzazione terroristica, ma nemmeno il governo attuale di Netanyahu con esponenti che nemmeno riconoscono la causa palestinese e stanno armando la violenza dei coloni in Giordania», ha concluso.

La segretaria del Pd Schlein alla marcia

La segretaria del Pd Schlein alla marcia - Ansa

È stata un’adesione a distanza, causa influenza, quella del leader M5s Giuseppe Conte che sui social ha scritto: «Oggi più che mai deve levarsi forte la voce del popolo pacifista». Visto che in queste settimane, ha aggiunto, «la Striscia di Gaza è un inferno in Terra e questa carneficina indigna le opinioni pubbliche nel mondo, dobbiamo raccogliere il grido di aiuto che si leva dalla popolazione civile palestinese». Per il segretario di Sinistra italiana Nicola Fratoianni, invece, «serve un'azione politica che parta da un cessate il fuoco duraturo. Siamo di fronte a una carneficina che non finisce più».

Anche il sindacato ha voluto far sentire la sua voce. «Noi stiamo dalla parte delle persone, stiamo dalla parte dell'idea che bisogna cessare la guerra per impedire che ci siano altri morti e questo vale sia per i palestinesi che per gli israeliani», ha sottolineato il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini.

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