sabato 26 agosto 2023
La soddisfazione del presidente del Meeting Scholz per i frutti dell’evento: «Da qui riparte lo slancio per la pace e la costruzione di relazioni tra persone e culture». Il tema dell’anno prossimo
Un anno per tornare all’«essenziale», così chiude l'edizione del dialogo

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«Se non siamo alla ricerca dell’essenziale, allora cosa cerchiamo?» È il tema della 45ª edizione del Meeting per l’amicizia fra i popoli, che si terrà dal 20 al 25 agosto 2024 nella Fiera di Rimini. La frase è tratta dal romanzo “Il passeggero”del romanziere statunitense Cormac McCarthy, recentemente scomparso e come ogni anno il tema è stato diffuso ieri al termine della 44° edizione, conclusa dal presidente Mattarella.

«La visita del presidente, il bellissimo messaggio del Santo Padre all’inizio del Meeting e il prezioso incontro con il presidente della Cei, cardinale Matteo Zuppi, sono per noi un grande onore e un forte incoraggiamento al nostro impegno per il dialogo, nella costruzione di amicizie fra le persone e fra le culture e nella ricerca di vie per la pace», ha commentato ieri Bernhard Scholz, presidente del Meeting.

La 44ª edizione del Meeting ha registrato un afflusso di pubblico che ha superato anche l’affluenza pre-pandemia. L’ampliamento delle superfici, portato da 105 a 120mila metri quadrati, i cento convegni con circa 400 relatori italiani e internazionali, le 15 mostre e i 17 spettacoli, il Villaggio ragazzi con centinaia di eventi e l’area sportiva hanno raggiunto oltre 800mila prenotazioni, sempre grazie all’apporto dei 3.000 volontari, più della metà con un’età inferiore ai 30 anni, e alla collaborazione di 140 aziende partner e di istituzioni.

Si riparte da McCarthy e dall’essenziale: un titolo non giussaniano e neanche molto creativo, come altri del passato, ma che punta dritto alla dimensione umana della ricerca. «Premesso che cercare di spiegare i titoli del Meeting è sempre un’operazione riduttiva – commenta Andrea Simoncini, costituzionalista e vicepresidente della fondazione Meeting – perché non esiste una interpretazione ufficiale e i titoli del Meeting sono belli proprio in quanto sono generativi, ossia producono più di quello che si può immaginare immediatamente». Concludendo la trilogia dei temi centrati sull’uomo (“Il coraggio di dire io” 2021, “Una passione per l’uomo” 2022, “L’amicizia è un’esperienza inesauribile” 2023) «ci prepariamo a fare un passo in profondità – spiega Simoncini – tornando alla radice della domanda e del desiderio».

Ma cosa resta di questi titoli nei visitatori del Meeting? Secondo Simoncini «i titoli non restano solo l’oggetto delle conferenze o delle mostre, sono l’oggetto della riflessione e dell’esperienza dei volontari e della gente che viene qui a Rimini. Il titolo designa un tema ma contemporaneamente racchiude una proposta esistenziale. Il volontario può non essere un esperto dell’argomento ma vive sempre un’esperienza in sintonia con quel titolo. Questa è la forza generativa dei titoli e anche la capacità di connessione che esprimono».

Il primo Meeting di Simoncini fu quello del 1986. Il web muoveva i suoi primi passi e i ciellini si occupavano già di “Tamburi, bit e messaggi”. Era il periodo di Socrate e di Becket o dei titoli alla Wertmuller, tipo “Antigone ritornata e il vecchio immigrato tra gente di palazzo e nuovi distintivi” (1991), o “Il giallo e il nero, l’indio e sul latino in cerca di Americhe” (1992). Con il ’93 la vena creativa si inaridì improvvisamente (“Accade qualcosa da Oriente”) per riaffermarsi nel 1996 con un “Si levò un vento impetuoso da est e sicuri della loro guida navigarono fino ai confini della terra”. In realtà, ogni titolo inquadra un tempo e un sentimento prevalenti all’interno della narrazione ciellina. Così pure “Tamburi” che «mostrava la capacità di cogliere il cambiamento mentre accade, anche rischiando – commenta il costituzionalista –. Del resto lo dimostra anche la scelta di esplorare l’arte contemporanea, assumendoci tutti i rischi dell’interpretazione».



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