giovedì 19 luglio 2012
Poker e casinò impazzano. Ed è allarme minori. Sulla carta a chi ha meno di 18 anni è vietato accedere ai siti di scommesse in Rete. Ma bastano i dati anagrafici di un genitore e il “gioco” è fatto. E agli sportelli di cura finiscono sempre più ragazzini.
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​Puntare a qualsiasi ora del giorno e della notte. Dal computer di casa e dell’ufficio, dallo smartphone nuovo fiammante, a pochi metri una moglie o un padre o un capo convinti che si stia solo navigando in Rete, o chattando su Facebook. Giocare, e puntare, e – manco a dirlo – vincere una buona somma iniziale, per poi perdere di più di quello che s’è guadagnato, e poi vincere di nuovo, perdere ancora di più.Non c’è battaglia mediatica o protesta di sindaci e associazioni che tenga, contro il gioco d’azzardo online. Che si insinua nella vita di ciascuno in punta di piedi, senza aver bisogno di ingombranti sale giochi, sacchetti di monetine cambiate al banco del bar o pomeriggi trascorsi di tabacchino in tabacchino. E che proprio in questi giorni festeggia il primo compleanno italiano coi suoi “cavalli di battaglia”: il poker cash e i casinò games. Lanciati il 18 luglio 2011, i giochi in questione hanno rivoluzionato il panorama dell’azzardo sul Web nel nostro Paese: il primo introducendo maggiori libertà sulla quantità di chips da mettere in gioco ed eliminando i vincoli di entrata ed uscita da un tavolo, tipici della versione “a torneo”; il secondo sdoganando le “formalità” dei casinò reali (che, non a caso, sono in crisi) e permettendo ai giocatori di scommettere continuamente. Risultato? Un successo senza precedenti in termini economici, che ha garantito una raccolta di quasi 13,5 miliardi (il poker cash ha superato i 9,5 miliardi, i casinò games i 3,9), ovvero l’83% circa dei 16,4 miliardi complessivamente giocati online negli ultimi undici mesi. Con un dato incredibile su tutti: nei primi sei mesi del 2012 l’online ha superato i 7,4 miliardi di raccolta, quintuplicando il risultato ottenuto nel 2011. In altre parole – considerando la sola popolazione adulta – ciascun italiano ha puntato sui tavoli verdi virtuali 286 euro.E poco importa, ai fini dei rischi per la salute degli italiani, se secondo i dati raccolti dall’Agicoscommesse (la prima agenzia di stampa italiana completamente dedicata alle scommesse in Rete “made in Italy”) ogni giocatore si sia rimesso in tasca 277 degli euro giocati, perdendone “soltanto” 8. Il meccanismo pervasivo del gioco online, che isola completamente il giocatore e confonde i contorni tra reale e virtuale, è l’habitat naturale della dipendenza e – ciò che più preoccupa gli operatori sanitari – affascina soprattutto chi è più avvezzo alla tecnologia, cioè giovani e giovanissimi. Per cui ora scatta un vero e proprio allarme: «Il problema del controllo in questo settore dell’azzardo è scottante – spiegano le psicologhe e psicoterapeute Roberta Smaniotto e Angela Biganzoli, dell’Associazione Azzardo e nuove dipendenze (And), da anni impegnata nella cura dei pazienti ludopatici –. I minorenni infatti, cui scommettere è vietato, possono facilmente introdursi in questi siti utilizzando i dati anagrafici di fratelli maggiori o genitori e sottraendo carte di credito e bancomat. Un rischio che più volte abbiamo trasformarsi in realtà ai nostri sportelli, dove negli ultimi mesi sono aumentati esponenzialmente i “malati” di gioco online».Giovani, dunque, ma soprattutto benestanti, esperti di tecnologia, intelligenti: il profilo dei giocatori online si discosta molto da quello dei maniaci di slot, lotto e Gratta & vinci. «In questo modo la platea dei giocatori si allarga di molto – continuano le due psicologhe – e finisce per coinvolgere persone insospettabili. Un altro pericolo del gioco online, infatti, è l’“invisibilità” della dipendenza: spesso chi è ne è malato lo diventa senza che i suoi cari se ne accorgano, giocando di notte». La tendenza, insomma, è quella a nascondersi, a far finta che il problema non esista visto che gli altri non lo vedono.«E poi ci sono i soliti inganni – continuano le esperte dell’And –, come quello dei bonus che spesso vengono concessi ai giocatori all’inizio». Si tratta di soldi virtuali, che si possono solo giocare, ma che nella testa di chi li punta sono comunque disponibili, “suoi”: «Non li incasserà mai, ma è convinto di sì, ed è portato a stare di più online». In definitiva, ad assuefarsi. Una situazione drammatica, tanto più perché legalizzata. E destinata a peggiorare, visto che dal prossimo 3 dicembre anche le slot machine saranno “disponibili” online. Negli altri Paesi assicurano circa il 60% della raccolta dei casinò virtuali e con il loro arrivo quest’ultima potrebbe registrare un’impennata di 6 miliardi di euro. Un altro “colpaccio”, per Monopoli e gestori.
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