lunedì 1 gennaio 2024
La Fondazione dedicata al priore di Barbiana dà un bilancio positivo del centenario della sua nascita. Ma resta la vertenza con la famiglia Gesualdi sulla destinazione di alcuni documenti
Don Milani con i suoi alunni

Don Milani con i suoi alunni - Fondazione Don Milani

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Il priore di Barbiana è ancora vivo. Nei suoi discepoli e nel suo insegnamento, che continua a diffondersi nelle scuole d’Italia. È un bilancio positivo quello delle celebrazioni del centenario della sua nascita, il 27 maggio 1923, con oltre 120 incontri e convegni in tutta Italia che hanno visto protagonista la Fondazione don Milani. E ancora tante le iniziative in corso: formazione di guide volontarie per Barbiana, seminari per docenti, lezioni di italiano per genitori di alunni stranieri, corsi per l’arricchimento del vocabolario degli studenti italiani.

Non nasconde la soddisfazione Agostino Burberi, dal 2018 presidente della Fondazione Don Milani. «Forse il risultato più importante di questo centenario – spiega sorridendo – è stato mettere d’accordo per lavorare insieme le tre realtà territoriali che hanno raccolto l’eredità di don Milani». L’unico cruccio è legato alla vertenza ancora irrisolta tra la Fondazione e gli eredi di Michele Gesualdi, discepolo di don Milani e primo presidente della Fondazione fino alla sua morte nel 2018. La famiglia ha documenti del priore che non vuole consegnare alla Fondazione. Decideranno i giudici.


«Il risultato più importante del centenario è stato mettere d’accordo, per lavorare insieme, le tre realtà che hanno raccolto l’eredità del prete fiorentino»

La vita di Agostino Burberi è legata in modo indelebile a don Milani: «Io sono il primo bambino che l’ha incontrato quando è arrivato a Barbiana il 7 dicembre 1954», racconta. «Facevo il chierichetto al parroco precedente, che aveva chiesto una parrocchia più grande e meno povera. Si sparse la voce che sarebbe arrivato un nuovo priore, giovane e colto. A Barbiana pensarono: chissà cosa avrà combinato, per essere mandato in questo posto senza strada, luce, acqua nelle case. Pioveva, e don Lorenzo entrò tutto bagnato in parrocchia. Con l’altro chierichetto stavamo dicendo le litanie. Avevo 8 anni. L’ho seguito fino ai 18».

A tanti anni di distanza dalla nascita di quel metodo educativo rivoluzionario, oggi - dopo le incomprensioni iniziali - l’eredità culturale di don Milani è patrimonio condiviso. Tranne un corpus di suoi documenti rimasto a casa Gesualdi. La figlia Sandra sostiene infatti che nel testamento il padre ha lasciato quelle carte ai suoi familiari. «No, è falso – dice Agostino Burberi –, non c’è nessun testamento. Sandra ha solo un foglietto battuto a macchina con una firma mal messa. Michele ha sempre scritto, in tutti i suoi atti - e il consiglio di amministrazione l’ha sempre dichiarato - che tutto quel che ha fatto è stato come presidente della Fondazione. Per tre anni – racconta Burberi – abbiamo tentato con le buone, in tutti i modi, di convincerli a consegnare quelle carte ai legittimi eredi, cioè la Fondazione. Alla fine, ci siamo rimessi a un tribunale». La Fondazione ha presentato un ricorso per la reintegrazione del possesso al tribunale di Monza. L’udienza è fissata per domani.

Al di là del contenzioso sui documenti, quasi tutti già pubblicati, Barbiana resta un faro per tanti educatori. «Nel 2023 sono venute 30 mila persone: scolaresche, religiosi, associazioni. La novità sono stati i gruppi degli insegnanti, moltissimi. Abbiamo rimesso insieme quasi tutti gli ex-alunni di don Milani. E dopo le gelosie e gli attriti degli anni scorsi, il Comitato del centenario è stato concordato dalle tre organizzazioni: la Fondazione, l’istituzione di Vicchio (comune del Fiorentino di cui Barbiana è frazione, ndr), e l’Associazione don Milani a San Donato, a Calenzano (Firenze), che raccoglie gli alunni della sua prima esperienza. La Fondazione è stata trasformata in ente del Terzo settore con regole democratiche».

Anche l’archivio è in fase di rilancio: «Abbiamo dato alla Sovrintendenza toscana del patrimonio culturale l’elenco di tutti i documenti, anche di quelli che la famiglia si è rifiutata di far catalogare dalla stessa Sovrintendenza. E li sta mettendo tutti sotto tutela. Quando, come auspichiamo, tutto il materiale sarà riunificato, non resterà a Barbiana: abbiamo ricevuto varie offerte, tra cui quelle dell’Archivio diocesano di Firenze e dell’Archivio della Sovrintendenza. Ne stiamo ragionando con l’arcivescovo di Firenze, il cardinale Giuseppe Betori». Burberi guarda con ottimismo al futuro: «Abbiamo acceso uno spirito nuovi, arrivano tanti volontari. Noi ex alunni dobbiamo passare il testimone. Mettere a posto l’archivio, renderlo unitario e fruibile a tutti rientra in questo progetto».




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