giovedì 24 marzo 2022
Parla Sergey Chapnin, uno dei non molti che possono dire di conoscere bene la Chiesa ortodossa russa. La lacerazione tra i due popoli riguarda anche gli ortodossi
Fedeli ortodossi ucraini in preghiera nella Cattedrale di Odessa

Fedeli ortodossi ucraini in preghiera nella Cattedrale di Odessa - Ansa / Epa

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Classe 1968, moscovita purosangue nato sull’Arbat, Sergey Chapnin è uno dei non molti che possono dire di conoscere bene la Chiesa ortodossa russa (Cor) e il patriarca Kirill. Da fuori, perché ha sempre indagato come giornalista la vita religiosa della Russia. Da dentro, perché è stato per sei anni direttore del Giornale del Patriarcato di Mosca, segretario della Commissione ecclesiale per i rapporti con la società e le istituzioni e docente presso l’Università ortodossa “San Tikhon”, titolare di un corso che, alla luce degli ultimi eventi, aveva un titolo quasi profetico: “La Chiesa e la società dell’informazione”.

Tutto finito quando, presentando una relazione al prestigioso Carnegie Centre di Mosca, Chapnin osò parlare di “Chiesa del silenzio” di fronte alla retorica della guerra e soprattutto di “Chiesa dell’impero”. Kirill, che lo conosceva dagli anni Novanta e che l’aveva messo alla testa del Giornale subito dopo essere diventato patriarca nel gennaio del 2009, lo licenziò in poche ore. Ora Chapnin si è fatto promotore di una lettera aperta contro la guerra e contro l’atteggiamento della Chiesa ortodossa russa che in pochi giorni ha raccolto l’adesione di un centinaio tra intellettuali e specialisti della Russia e dell’ortodossia.

La Chiesa dell’impero… Lei aveva la vista lunga.
Su certi temi il patriarca e il presidente Putin hanno idee che coincidono da almeno quindici anni. Kirill ha per la Chiesa la stessa visione imperialistica che il Cremlino ha in politica. Da molto tempo il patriarca si sente l’unica figura che può tenere unite le terre dell’ex Urss, il vero leader spirituale dell’ex impero sovietico, perché la Cor è presente nei Paesi Baltici, in Ucraina, nel Caucaso, nell’Asia Centrale. Lui pensa che l’Ucraina sia “sua”, proprio come Putin pensa che l’Ucraina sia “di Mosca”. È quindi naturale che i due si appoggino l’un l’altro. D’altra parte, il concetto di Russkij mir (mondo russo) e di Santa Rus’ (ovvero di un unico corpo di popoli slavi che deve restare unito sotto l’egida di Mosca, n.d.A), che da anni sono alla base della propaganda e della storiografia di Stato, furono elaborati da un ristretto ambito di circoli intellettuali e think tank tra cui ebbe un ruolo fondamentale il Vsemirnyj Russkij Narodny Sobor (Consiglio mondiale popolare russo), che era stato fondato proprio da Kirill quando era ancora metropolita e responsabile delle relazioni estere della Cor. Kirill riuscì poi a “vendere” al Cremlino questa idea, che è diventata l’architrave dell’azione politica della Russia.

Ciò che succede anche dal punto di vista religioso, però, è che Mosca sta perdendo l’Ucraina.
L’Ucraina è ormai persa. Già 17 diocesi, quasi metà del totale, hanno smesso di nominare il patriarca Kirill durante le liturgie, disconoscendo così la sua autorità spirituale. E poi ci sono altri segnali. Un convento di L’viv ha deciso di lasciare la Cor per entrare nella Chiesa ortodossa dell’Ucraina, quella autocefala nata nel 2018. C’è una valanga in arrivo.

Pensa che chi lascia la Cor entrerà nella Chiesa autocefala o che nascerà una nuova Chiesa?
Credo che nascerà una nuova struttura della Chiesa ortodossa in Ucraina. Ma solo quando la guerra sarà finita".

Non c’è dissenso interno alla Chiesa ortodossa russa? Un tempo si pensava che il metropolita Tikhon Shevkunov, il “confessore di Putin”, fosse il falco e il metropolita Ilarion Alfeev la colomba…
La situazione è complessa, le leggi in vigore non permettono di chiamare guerra la guerra e invasione l’invasione, se non usi l’espressione “operazione speciale” rischi il processo, una multa e persino il carcere. C’è un gran numero di consigli parrocchiali e parroci che hanno paura di esprimersi in pubblico. Ma un solo parroco ha fatto un’omelia contro la guerra, padre Ioann Budrin di Kostroma: in due giorni è stato portato davanti al tribunale e condannato a una multa di 35mila rubli, che per un parroco è una grossa somma. Possono prendere posizione quasi solo quelli che sono fuori dalla Russia, come il metropolita Innokenty di Vilnius e della Lituania che ha fatto affermazioni molto coraggiose contro la guerra. Ma per quel che so, questa è stata l’unica voce di un alto esponente della Chiesa ortodossa russa. Quanto ai due metropoliti… Tikhon da molti anni sostiene la necessità di opporsi all’Occidente per proteggere l’integrità del mondo ortodosso, visto ovviamente come più ampio del territorio della Federazione russa. Per quanto invece riguarda Ilarion, mantiene un ostentato silenzio. Non vuole perdere i contatti con il resto del mondo cristiano ma alla fin fine è anche lui schierato con Kirill.

A proposito del mondo cristiano: il Patriarca e papa Francesco si sono parlati via Internet. Che cosa ne pensa?
Non credo che papa Francesco possa essere rimasto soddisfatto. Dagli stessi resoconti ufficiali del patriarcato si capisce che Kirill ha solo ribadito le proprie teorie, per di più in modo assai semplicistico. E poi ha provato a sfruttare l’occasione: al Consiglio superiore ecclesiale, una delle maggiori istituzioni della Chiesa ortodossa russa, ha cercato di sostenere che il contatto con il Papa, come prima quello con l’arcivescovo di Canterbury e primate della Chiesa anglicana Justin Welby, dimostrava che il Patriarcato non è isolato, mentre invece conosciamo bene il giudizio del mondo cristiano su questa guerra.

Putin ha molto esibito, negli anni, un certo atteggiamento religioso. Ma ci crede davvero o usa la religione per ragioni politiche?
Secondo me, Putin è una persona semireligiosa ma certo non un cristiano. Sente il bisogno di un elemento mistico, misterico, forse magico, e soprattutto cerca una conferma sacrale a ciò che sta facendo. È importante per lui credere che le sue azioni ricevono una qualche conferma dall’alto. E il patriarca Kirill, con le teorie sul Russkij Mir o la Santa Rus’, offre a Putin e allo Stato russo la giustificazione che questi cercano per i crimini che commettono contro altri popoli ma anche contro il popolo russo, con la censura, la repressione, il terrore.

Una domanda che si fanno tutti: dove vuole arrivare, Putin, in Ucraina?
Se pensiamo a quella specie di para-religione che Putin e Kirill hanno in testa, credo che l’idea sia di conquistare Kiev. Loro pensano che Mosca sia il centro politico e culturale della Santa Rus’ ma che Kiev ne sia il centro spirituale. Per loro è insopportabile immaginare Kiev come parte dell’Occidente o con un governo filo-occidentale, quindi penso che prima o poi tenteranno di conquistarla. È un’idea folle ma penso che ci proveranno".

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