martedì 21 marzo 2023
Tajani a Bruxelles: estrema preoccupazione per ciò che avviene a Tunisi. A Trieste, intanto, fa discutere l’attivazione di 65 “fotocamere” per bloccare gli irregolari. «Strumenti illegittimi»
Migranti in cammino sulla rotta balcanica:l’Italia è spesso una tappa verso il centro Europa

Migranti in cammino sulla rotta balcanica:l’Italia è spesso una tappa verso il centro Europa - Scavo

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La crisi in Tunisia, che ha portato a un flusso incontrollato di partenze verso l’Italia nelle ultime settimane, è stata ieri sul tavolo del Consiglio Affari Esteri di Bruxelles. Il nostro Paese ha espresso «estrema preoccupazione» per uno scenario che può avere «conseguenze imprevedibili» con effetti sotto il profilo migratorio, ha detto il ministro degli Esteri, Antonio Tajani. Nei prossimi giorni, il commissario Paolo Gentiloni sarà a Tunisi. Intanto, sempre ieri, la presidente Ursula von der Leyen ha ribadito che «il terribile naufragio al largo della Calabria è stato un richiamo all'urgenza della nostra azione. Una soluzione equa e duratura è possibile solo attraverso un approccio europeo e bilanciato». In tutto, sarebbero sul piatto 318 milioni di euro da parte di Bruxelles contro i trafficanti. È intanto di almeno 9 morti e di diversi dispersi il bilancio del naufragio di una barca di migranti avvenuto al largo della provincia di Skikda sulla costa orientale dell'Algeria.

Con le “fototrappole” contro la rotta balcanica. «La Regione è pronta ad acquistare “fototrappole” da posizionare sui sentieri in prossimità dei confini per individuare in tempo reale i transiti di immigrati irregolari. Questi sistemi di rilevazione ottica trasmetterebbero i dati raccolti all'amministrazione regionale e alle forze dell'ordine, permettendo così interventi mirati e aumentando il numero di riammissioni, in particolare verso la Slovenia».

Così annunciava, ancora il 14 gennaio 2020, l'assessore regionale a Sicurezza e Politiche dell'immigrazione, Pierpaolo Roberti. Dopo tre anni si materializzeranno, nei prossimi giorni, 65 “fotocamere”. La Regione le distribuirà a Questura, carabinieri, Guardia di Finanza, Polizia locale, a Trieste e Gorizia. La decisione ha provocato la reazione della società civile locale, in particolare del Terzo settore, già fortemente critica sulle cosiddette “riammissioni” in Slovenia. «L’annunciata operazione è radicalmente illegittima » spiega Gianfranco Schiavone, del Consorzio Italiano di solidarietà, secondo cui tra l’altro «la Regione non ha alcuna competenza in materia di controlli di frontiera e regolazione delle dinamiche migratorie, trattandosi quest’ultima di una competenza esclusiva dello Stato».

Ora le chiamano “fotocamere”, ma in realtà hanno cambiato nome, perché le “fototrappole” sono quelle che sulle montagne e nei boschi del Friuli Venezia Giulia vengono utilizzate per certificare la presenza di orsi, lupi, ed altri animali. Questi arnesi sono mobili, si possono facilmente installare lungo un sentiero forestale piuttosto che in un viale cittadino, grazie a specifici software, possono essere tarati per individuare solo la presenza umana. I dispositivi sono collegati in tempo reale con i palmari degli agenti della polizia di frontiera, che potranno intervenire anche dove il pattugliamento diretto ad oggi è impossibile.

Nei primi mesi di quest’anno, fino al 10 di marzo, sono entrati 2.400 migranti dal confine nordorientale (rotta balcanica, evidentemente). Un anno fa, nello stesso periodo, ne erano stati rintracciati 900. E il 2022 con quasi 14mila ingressi è stato l'anno del record assoluto di arrivi di irregolari. L’uso delle “fotocamere” – ha precisato ieri il presidente della Regione, Massimiliano Fedriga – «è molto positivo perché riuscire a intercettare i percorsi che compie l'immigrazione irregolare e a individuare i passeur è un contrasto importante e devo dire molto deciso a chi tratta carne umana e a chi guadagna sul traffico di essi umani». «Il posizionamento delle “fototrappole” (chiamiamole proprio così) è illegittimo – dichiara invece Schiavone -. La Regione, con i fondi dei cittadini, non può né acquistare, né posizionare, né gestire – neppure indirettamente – alcun sistema di rilevazione e controllo lungo la linea confinaria».

È risibile, secondo Schiavone, anche l’affermazione secondo la quale le “fototrappole” permetterebbero di dare massiccia applicazione alle cosiddette “riammissioni” in Slovenia, poiché quest’istituto non trova alcuna applicazione nei casi di migranti che richiedono protezione internazionale, rispetto ai quali va applicato invece solo il cosiddetto regolamento Dublino III che prevede la formalizzazione della domanda di asilo in Italia. E infatti qualche perplessità l’ha ammessa anche il questore di Gorizia Paolo Gropuzzo . «È legata al fatto che le “fototrappole” permettono di documentare il passaggio dei migranti, ma se poi questi chiedono asilo, dal punto di vista giuridico la situazione resta invariata, tanto più tenendo presente che la Slovenia si è chiusa a riccio sul tema delle riammissioni».

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