martedì 15 luglio 2014

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La 'passione' degli italiani per i farmaci rimane immutata, con consumi e spesa farmaceutica in lieve aumento, ma in crescita ci sono anche i comportamenti sbagliati, sia di chi prescrive le medicine sia di chi le prende. A scattare la fotografia è come ogni anno il rapporto Osmed realizzato dall’Aifa (Agenzia italiana del farmaco), che fissa a 1,7 dosi al giorno la media del consumo nel nostro Paese. Oltre ai consumi anche la spesa farmaceutica totale, pubblica e privata, è in aumento ed è arrivata a 26,1 miliardi di euro, facendo segnare un +2,3% rispetto al 2013. A preoccupare sono sia la spesa ospedaliera, che ha superato del 20,5% il tetto stabilito, che quella territoriale, che però ha avuto uno sforamento minimo dello 0,5%. Il 70,4% dei consumi, spiega il documento, è stato a carico del Servizio sanitario nazionale (Ssn), e i medicinali per il sistema cardiovascolare si confermano al primo posto nei consumi; seguono quelli per apparato gastrointestinale e metabolismo, per il sangue e quelli per il sistema nervoso. Le donne, nella fascia tra 15 e 64 anni, consumano l’8% in più degli uomini. «Anche in funzione di questi dati dobbiamo dedicare la giusta attenzione e risorse all’appropriatezza d’uso dei medicinali – ha evidenziato il ministro della Salute Beatrice Lorenzin – e al monitoraggio delle reazioni avverse ai farmaci. Ed è proprio nel perseguire questo obiettivo che si rafforza e si fa sentire in maniera più pregnante l’esigenza di un accurato supporto informativo». Sull’appropriatezza il rapporto ha distribuito diverse 'bacchettate'. Per quanto riguarda i farmaci per la prevenzione del rischio cardiovascolare, ad esempio, solo il 55,1% dei pazienti segue correttamente la terapia, mentre per gli antidepressivi, che già prende solo un terzo di chi ha la diagnosi, solo nel 38,4% sono assunti correttamente. Numeri ancora più bassi, con un’aderenza che supera il 14,1%, sono quelli delle terapie per la broncopneumopatia cronico ostruttiva, mentre per gli antidiabetici si supera di poco il 60% e per gli inibitori di pompa, per la prima volta nel rapporto,  si arriva al 46,5%. Dello stesso tenore, nonostante le campagne dell’Aifa, anche l’inappropriatezza prescrittiva per quanto riguarda gli antibiotici. «Alcuni scenari clinici – ha osservato  il direttore generale Luca Pani – non li giustificano. Le infezioni alle vie respiratorie, per esempio, hanno per oltre l’80% dei casi una causa virale e non batterica e quindi gli antibiotici non sono efficaci. Lo stesso si può dire per le cistiti. Il rapporto segnala un impiego inappropriato di antibiotici che supera il 20% in tutte le condizioni cliniche, con particolare impatto per la laringotracheite (49,3%) e per la cistite non complicata (36,3%). «L’uso inappropriato degli antibiotici – ricorda il rapporto – non è solo un problema di costi per il Ssn, ma soprattutto un problema di sanità pubblica, perché favorisce l’insorgenza di resistenze batteriche». «Quasi tutte le Regioni hanno sfondato il tetto del 3,5% – scrive il rapporto – ad eccezione di Sicilia, provincia autonoma di Trento e Valle d’Aosta, con incidenze rispetto al Fondo sanitario nazionale variabili tra il massimo della Toscana (5,2% sul finanziamento regionale) e il minimo della Campania (3,7)». Per quanto riguarda la spesa farmaceutica territoriale, lo sforamento è stato molto più contenuto, lo 0,5%, e ad eccedere sono state, in ordine decrescente di sforamento, Sardegna, Sicilia e Puglia.
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