sabato 10 novembre 2018
«No alle patrimoniali, non siamo la Grecia». «Stiamo rifacendo i conti». E Di Maio: non andremo oltre il 2,4%
Il ministro Giuseppe Tria (Ansa)

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Tagliare il deficit come chiede l’Europa? «Sarebbe un suicidio». Il ministro Giovanni Tria taglia corto e conferma che il governo non ha alcuna intenzione di fare marcia indietro e che «i pilastri della manovra non cambieranno». Anzi, per quanto riguarda l’accoppiata reddito di cittadinanza-pensioni «si faranno nel più breve tempo possibile, forse anche con decreti-legge».

La visita a Roma del presidente dell’Eurogruppo Mario Centeno, che ha incontrato Tria al Tesoro e poi il premier Giuseppe Conte a Palazzo Chigi mentre alla Camera iniziava l’iter di approvazione della legge di Bilancio, ha confermato che nel contenzioso tra Roma e Bruxelles le posizioni restano molto distanti. L’unica concessione del governo italiano è quella di "rifare i conti" prima di inviare la sua risposta (attesa entro martedì) alla richiesta Ue di cambiare il bilancio: «Ancora non posso dire quando la invieremo», ha detto il ministro, «stiamo ri-stimando le nostre previsioni per vedere se vanno cambiate o confermate». Insomma qualche ritocco potrebbe pure esserci ma a giudicare dalle dichiarazioni nulla di decisivo.

Il governo infatti rovescia il ragionamento relativo ai timori sulle stime di crescita. Proprio perché l’economia sta rallentando serve una manovra espansiva, spiega Tria in commissione. Anzi, ne sarebbe servita una «ancora più incisiva, ma abbiamo dovuto trovare un corretto bilanciamento tra la stabilità finanziaria e quella sociale, entrambe necessarie». Per evitare la procedura europea sul debito, invece, «dovremmo fare una restrizione fiscale violentissima, andare a un deficit dello 0,8% che per un’economia in rallentamento sarebbe un suicidio e non credo che la Commissione si aspetti una reazione di questo tipo». Al contrario la manovra che punta a far uscire il Pese dalla «spirale della bassa crescita e a fornire uno stimolo con gli investimenti pubblici».

Tria prova a smorzare la polemica con la Commissione Ue: «Se c’è contrasto è prettamente tecnico, non politico. Moscovici non c’entra nulla, le stime vengono fatte da organismi tecnici». Su questi però il ministro ha qualcosa da ridire perché «con tutto il rispetto», ha detto, «all’1,2% di crescita non può corrispondere un 2,9% di deficit, sono stime ingiustificate anche ammettendo un rallentamento». Il riferimento è dati europei di previsione pubblicati giovedì che peggiorano, e di molto, il Pil all’15% e il deficit al 2,4% stimati invece da Roma. E che per il 2020 stimano addirittura lo sfondamento del tetto del 3% per il disavanzo.

Il capo del Mef ribadisce comunque che «nel nuovo Dpb porremo delle condizioni per garantire che dai saldi indicati non ci si sposta». Ovvero che se il deficit dovesse salire oltre le previsioni il governo metterà in campo contromisure. Che a quel punto, però, non potrebbero che avere un effetto contrario a quello, espansivo, cui punta la manovra. Del tutto esclusa, assicura, l’ipotesi di una patrimoniale, che «sarebbe un’azione suicida».

«È interesse di tutti che il dialogo con l’Italia produca risultati positivi», ha affermato da parte sua Centeno dopo l’incontro con Tria, «non ho dubbi sull’impegno dell’Italia per l’euro e la crescita sostenibile» ma «è essenziale che la legge di bilancio dimostri questi impegni», Il presidente dell’Eurogruppo ha ammonito che «sui mercati e tra i partner europei aleggiano dubbi sulla strategia di bilancio dell’Italia, e l’incertezza sta portando un costo sotto forma di costi di finanziamento più alti per lo Stato, le aziende e i cittadini italiani.

Da parte sua il vicepremier Luigi Di Maio parlando alla stampa estera ha assicurato che il governo intende mantenere l’impegno del 2,4% del rapporto deficit/Pil nel 2019 e ha aggiunto che l’Italia sarebbe pronta a pagare eventuali multe Ue, ma «in questo momento non c’è in previsione alcuna multa».

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