venerdì 29 luglio 2011
Il ministro dell'Economia si difende dall'accusa di aver ricevuto favori illeciti per l'uso della casa del suo ex braccio Milanese.
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«Non ho fregato soldi agli italiani». «Certamente» andare a vivere nella casa di Marco Milanese è stato un errore, ma «sicuramente» non c'è stato alcun illecito. Uno sbaglio che può avere un'unica scusante: «Ho lavorato un sacco». Quello del ministro è un lavoro «molto difficile e impegnativo e vorrei continuare a farlo». Il titolare del dicastero di via XX settembre, Giulio Tremonti, rompe il silenzio che dura da settimane sul caso Milanese. Prima con una lettera al Corriere della sera e in un colloquio con Repubblica, poi intervenendo a Uno mattina, risponde all'accusa di aver pagato l'affitto in nero al suo ex consigliere politico, per la casa in cui viveva a Roma.I nizia spiegando che i 4mila euro in contanti pagati ogni mese al deputato, per «l'utilizzo temporaneo di parte dell'immobile» divia Campo Marzio, non dovevano essere fatturati perché si trattava di un tipo di rapporto «tra privati cittadini». Il ministro pagava «una somma a titolo di contributo, calcolata in base alla mia tariffa giornaliera di ospitalità alberghiera. Come facevo prima e come ora appunto faccio ogni settimana in albergo». Quindi «nessun "nero" e nessuna irregolarità». Chi parla di evasione fiscale, sottolinea il ministro, «è in malafede. Questa accusa non la posso accettare, sono in grado di dimostrare in modo tecnicamente e legalmente indiscutibile l'assoluta regolarità del mio comportamento». Per arrivare a pagare mille euro a settimana, spiega ancora Tremonti, veniva utilizzato lo stipendio che riceve in contanti, da ministro, «in modo perfettamente lecito e registrato» pari a 2.390 euro. La differenza (pari a 1.600 euro) veniva coperta grazie alla «titolarità di altri redditi» accumulata negli anni passati grazie alla sua attività. «Prima di fare il ministro dichiaravo al fisco 10 miliardi di vecchie lire all'anno», ricorda Tremonti. Che subito dopo afferma con forza: «Non ho bisogno di rubare i soldi, di fregare i soldi agli italiani. Non l'ho mai fatto e vorrei continuare a non farlo».  Ogni anno, sottolinea Tremonti, «do in beneficenza più di quello che prendo come parlamentare. Non ho bisogno di avere illeciti favori, non li ho mai avuti e mai chiesti». Se ci sono stati illeciti nel caso che interessa appalti e nomine di Enav e Finmeccanica, «la magistratura procederà. Se ci sono stati appalti o altre robe commissariamo tutto, abbiamo già commissariato una società», assicura.
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