mercoledì 19 gennaio 2022
Concreti segnali di speranza per tutti i pazienti che aspettano un organo arrivano dal report annuale del Centro nazionale trapianti
Un'infermiera assiste un bambino che è stato sottoposto a trapianto

Un'infermiera assiste un bambino che è stato sottoposto a trapianto - Ansa / Epa foto d'archivio

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Concreti segnali di speranza per tutti i pazienti che aspettano un organo arrivano dal report annuale del Centro nazionale trapianti, reso noto ieri mattina insieme al ministero della Salute. Dopo la brusca frenata del 2020 durante la prima ondata della pandemia, con un calo del 10%, nel 2021 le donazioni di organi, tessuti e cellule sono aumentate del 12,1% e i trapianti hanno registrato un + 9,9%, con un tasso di donazione per milione di abitanti addirittura più alto di quello del 2019 pre-Covid, risalito a 22,9 donatori per milione di abitanti: meglio del 2020 (20,5) ma anche del 2019 (22,8). Si tratta di cifre in controtendenza rispetto alla riduzione generalizzata di tutta l’attività operatoria durante la pandemia, come denunciato dalla Società italiana di chirurgia.

Non solo: è stato anche toccato il maggior numero assoluto di consensi mai raccolto in un anno, ben 2,2 milioni, mentre i no sono stati meno di un milione. Inoltre le opposizioni alla donazione in rianimazione hanno avuto una riduzione significativa ("no" al 28,6%, contro il 30,2% del 2020) e quelle espresse in vita con le carte d’identità sono scese di 3 punti percentuali (31,2%), miglior risultato da quando il meccanismo delle dichiarazioni è stato legato alla Carta d’identità elettronica.

«Migliora il consenso sociale alla donazione: un fenomeno riscontrato in tutte le regioni, in particolare in quelle del Sud, che storicamente erano quelle con percentuali di opposizione più alte e che invece che hanno fatto registrare i più grandi miglioramenti» nota il direttore del Cnt, Massimo Cardillo. Sicuramente a sensibilizzare i cittadini su un tema tanto delicato è stata anche la campagna nazionale "Donare è una scelta naturale", lanciata nell’aprile 2021 da ministero della Salute, Cnt e associazioni di settore, ha influito positivamente sulle scelte dei cittadini.

Cardillo motiva così l’incremento positivo delle donazioni di organi avvenute lo scorso anno, 1.725 contro i 1.539 del 2020, di cui 1.363 da deceduti (+10,4%) e 362 da viventi (+19,1%), con il conseguente aumento dei trapianti eseguiti, 3.778 (341 in più rispetto all’anno precedente): «Il recupero del terreno perduto con l’impatto della pandemia è dovuto a due fattori.

Da un lato è migliorata la consapevolezza dei cittadini nel manifestare positivamente la volontà alla donazione, dall’altro c’è stato un migliore assetto organizzativo degli ospedali, in particolar modo delle terapie intensive, che nonostante la pandemia sono state in grado di consentire comunque i trapianti. Siamo riusciti a far passare il concetto che si tratta di interventi urgenti salva-vita che non possono essere rimandati, quindi che vanno mantenuti nonostante l’attenzione al Covid-19».

Significativo anche il balzo in avanti dei trapianti da vivente: ben 326 quelli di rene, rispetto ai 284 nel 2020, mentre quelli di fegato sono stati 36 (di cui la metà in Sicilia), contro i 20 di due anni fa, di cui la metà in Sicilia.

Importante a riguardo «l’impatto di un documento promulgato dal Cnt su un migliore assetto organizzativo delle nefrologie periferiche, istituzioni sanitarie che si occupano di proporre per prime alle famiglie con pazienti nefropatici il trapianto da vivente. Auspichiamo che questo accordo sia recepito in tutte le Regioni». Resta ancora molto da fare. «Oltre 8mila pazienti sono in lista d’attesa – ricorda Cardillo –. Dobbiamo contrastare ancora l’impatto della pandemia e fare in modo che l’attività trapiantologica venga mantenuta in sicurezza a beneficio di tutti coloro che aspettano un organo».

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