.jpg?width=1024)
Il rapper Tony Effe - ANSA
Tony Effe non salirà sul palco del concertone di Capodanno. Al rapper romano il Comune di Roma ha deciso di chiedere un passo indietro perché, ha spiegato dopo parecchie ore il sindaco Roberto Gualtieri, la scelta di cantare al Circo Massimo «avrebbe diviso la città e urtato la sensibilità di tanti. Non stiamo parlando del diritto sacrosanto di Tony Effe di esprimersi e di fare concerti a Roma - ha sottolineato ancora il sindaco Gualtieri -, ma dell'opportunità di utilizzare risorse pubbliche dell'amministrazione, e quindi dei cittadini, per fare di lui uno degli ospiti del concerto di Capodanno".
Perché Tony Effe è stato escluso dal Concertone al Circo Massimo?
Non è una novità che i testi del rapper romano, al secolo Nicolò Rapisarda, 33 anni, sono infarciti di epiteti sessisti, maschilisti o anche violenti. Ecco qualche esempio: "Metti un guinzaglio alla tua ragazza ci vede e si comporta come una t... " (DM), oppure "Bitch, ogni giorno non mi lasciano libero (no). Le ordino da casa come Deliveroo" (TVTB). Bitch (dall'inglese letteralmente cagna, usato comunemente anche come s... a o pu... na ) peraltro è il termine consueto nei testi degli autori trap e rap per definire una donna. È per questi contenuti "irrispettosi nei confronti delle donne e per una città come la Capitale impegnata in campagne contro la violenza di genere" che da diversi giorni esponenti del Pd, di Azione, delle associazioni femminili e anche di Fdl sollecitavano il sindaco di Roma Roberto Gualtieri a escludere il cantante romano dall'evento di fine anno. Differenza Donna, l'associazione che gestisce il 1522 - il numero antiviolenza e antistalking della presidenza del Consiglio-Pari Opportunità - aveva definito "una scelta scellerata" avere a Roma tra i protagonisti dell'ultima notte dell'anno Tony Effe "autore di testi sessisti, misogini e violenti" e che "sarebbe una insopportabile offesa a tutte le donne che subiscono violenza e alle vittime di femminicidio".
Tony Effe sarà anche a Sanremo: il Codacons chiede la doppia esclusione
Il rapper romano sarà anche a Sanremo, a febbraio. Il Codacons chiede che se sarà bloccata l'esibizione al concertone di Capodanno a Roma, la stessa misura deve valere anche per il palco dell'Ariston. Carlo Conti, direttore artistico della prossima edizione, dopo un giorno di silenzio, ha detto che Tony Effe ci sarà. «Il mio compito è selezionare canzoni, ognuna di queste è meritevole di essere cantata su quel palco, ogni canzone ha motivazioni diverse, ma non ci sono temi sbagliati. Tony Effe lascerà tutti a bocca aperta. Non ci sono testi sessisti e quando canterà il suo brano spiazzerà tutti, sarà una sorpresa per tutti. Ne riparleremo a febbraio».
Libertà artistica e responsabilità: ecco il dilemma
Il dilemma è sempre lo stesso: come si concilia la libertà artistica con la responsabilità nei confronti di un pubblico in questo caso giovane e influenzabile? Non ha dubbi il sottosegretario alla Cultura con delega allo spettacolo dal vivo Gianmarco Mazzi, il quale ricorda agli organizzatori di concerti di avere una grande responsabilità sociale. Ed è per questo che "si dovrebbe prestare più attenzione a chi si offre un palco per cantare - dice -. Non c'entra nulla, in questi casi, il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero, che è sacro. C'entra invece il mostrare senso di responsabilità nel non diventare complici di spacciatori di violenza strapagati, nel non preparare loro ribalte per poterlo fare come se tutto fosse normale".
I precedenti e la questione educativa
Non è la prima volta che un concerto viene annullato per il linguaggio sessista dell'artista: è accaduto a Emis Killa. Ma naturalmente la questione non si lomita ai concertid al vivo, ma più in generale alla fruizione di questo tipo di musica.
Alcuni brani di rapper come Sfera Ebbasta o del collettivo Dark Polo Gang, di cui peraltro Tony Effe faceva parte fino al 2021, da molto tempo e periodicamente finiscono sotto la lente degli educatori. La preoccupazione è per i giovanissimi fans della trap e del rap: saranno influenzati da una visione troglodita della donna, e dalla descrizione sessista, subordinata, passiva e perfino violenta, dei rapporti uomo-donna?
Non è una questione da poco. Si può senz'altro dire che gli autori di contenuti sessisti non sono necessariamente e automaticamente misogini o machisti a loro volta; più semplicemente, nelle loro canzoni intendono riflettere o rappresentare la "cultura", o meglio, la "sottocultura" della strada in cui alcuni di loro sono cresciuti e in cui ci si fa largo con i modi forti e spregiudicati. Almeno a parole.
Ma questa è solo una prima risposta al dilemma. Resta la questione di come un certo modo di parlare delle donne può essere sdoganato attraverso la musica e diventare a sua volta un cattivo modello per i giovani.
In generale, un linguaggio (e con esso uno stile) può diffondersi con disinvoltura tra i più giovani, che lo fanno proprio senza avere gli strumenti e i filtri per capirne il contesto, come aveva scritto Matteo Marcelli un anno fa.
Quindi, per concludere, se la libertà di espressione è sacrosanta, altro è la responsabilità necessaria di chi vive un grande successo nei confronti del suo pubblico. Soprattutto se giovane e quindi meno attrezzato. Il "diritto sacrosanto a esprimersi" invocato dal sindaco di Roma, insomma, dovrebbe essere misurato con la enorme responsabilità di chi diffonde una concezione diseducativa e misogina della donna.