sabato 8 ottobre 2016
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In campo Francesco Toldo, padovano, classe 1971, ha parato tutto il possibile. E a volte anche l’impossibile, difendendo la porta delle sue squadre di club e quella della Nazionale. Il 'gigante buono' (196 centimetri d’altezza) ha appeso i guanti nel 2010 dopo essere salito sul tetto d’Europa con l’Inter, quella del triplete di Josè Mourinho. E all’Inter è rimasto come dirigente per occuparsi prima dei più piccoli, i ragazzi del 'Campus' nerazzurro (30 progetti di calcio solidale che hanno coinvolto 10mila bambini di circa 30 Paesi nel mondo) e ora degli ex ragazzi della Beneamata, con il progetto 'Inter Forever'.AZZARDO NAZIONALE: IL DOSSIERInsomma la persona giusta per affrontare tematiche forti come azzardo e dipendenza. «Due piaghe contro le quali alzo il cartellino rosso. Combatto e combatterò sempre con la forza del buon senso che mi è stata impartita fin da bambino dai miei genitori, i quali mi hanno insegnato che nella vita arrivi solo se sudi e lavori. Comprammo la Duna a rate, mio padre versava 10mila lire al mese, e quella era la macchina della nostra famiglia, frutto del lavoro, mica delle scommesse… ». Un messaggio da girare a tutti quelli che credono che invece i soldi si fanno facilmente azzardando sui risultati delle partite di calcio. Chi pensa questo è fuori strada. E da padre, prima che da calciatore e dirigente dell’Inter, gli dico di stare molto attento. Tempo fa sono venuto a contatto con la cooperativa Casa del Giovane di Pavia, un’associazione che cerca di occuparsi di persone affette da queste patologie e mi hanno raccontato di ragazzini di 12 anni che vanno lì a chiedere aiuto per i loro genitori che si giocano tutto lo stipendio alle slot o alle agenzie di scommesse sportive. Qui si parla tanto di 'gioco responsabile', ma gli unici che possiedono senso di responsabilità a me pare che siano i più piccoli, purtroppo vittime e in balia degli adulti irresponsabili. Di 'gioco responsabile' parla la Figc che ha appena firmato un accordo di sponsorizzazione con la società di scommesse Intralot. Non è un buon messaggio. Quello sponsor viene mostrato dai campioni che sono i punti di riferimento per i giovani i quali poi travisano e si illudono che il guadagno facile passa per la scommessa, specie quella on-line con i telefonini. Il boom che queste agenzie hanno avuto negli ultimi quindici anni indicano che i soldi facili li fanno soltanto loro, le società che hanno investito nel settore. Chi scommette invece è destinato a cadere nel vortice. La ludopatia è come la droga, cominci con quella leggera e senza accorgertene arrivi a quella più pesante e poi fai dei danni gravissimi a te stesso e alla tua famiglia. Se Toldo vedesse quella sponsorizzazione (Intralot, ndr) sulla tuta di uno dei suoi figli come si comporterebbe? Gliela cancellerei. Anzi, gli farei capire ciò che mi hanno insegnato, e cioè che ti guadagni da vivere con il sacrificio e l’impegno e non con le scorciatoie, come l’azzardo. Dobbiamo educare i figli a scegliere il bene, ma per fare questo devi renderli consapevoli anche dell’esistenza dell’altra faccia della medaglia che è il male e i valori negativi come lo scommettere soldi su un evento sportivo. Mai capitato in carriera che qualcuno volesse trascinarla dalla parte del 'male', quindi sul campo delle scommesse e delle combine? Ci hanno provato quando avevo vent’anni, ma non ce l’hanno fatta. Era il 1993, giocavo nel Ravenna e durante una partita contro l’Alessandria un mio compagno di squadra si avvicinò prima del calcio di rigore per dirmi: 'Buttati dall’altra parte, fagli fare gol'. Diventai una furia. Non solo lo parai, ma mandai tutti a quel paese avvertendoli di non provarci mai più, con me non attaccava. Ero giovane e ingenuo, ma la rettitudine devi cominciare ad allenarla presto se vuoi difenderti dal male. A Simone Farina che quando giocava nel Gubbio denunciò un tentativo di combine (dietro compenso di 50mila euro) i club italiani hanno chiuso le porte. Ha dovuto ricominciare dall’Inghilterra per poi tornare a lavorare per la Lega di Serie B. Il caso Farina conferma che purtroppo nella Lega Pro e in tutto il calcio minore c’è tanto da lavorare sul piano della prevenzione e del controllo perché si è scoperto che lì si insinuano e agiscono indisturbate le organizzazioni malavitose e criminali. Il sistema calcio deve controllare e proteggere soprattutto i ragazzi, i quali possono cedere alla tentazione di guadagnare soldi accettando di scommettere per truccare una partita. L’Inter che cosa fa su questo versante? Noi da tempo abbiamo applicato un sistema di controllo efficace sulle attività dei giovani tesserati. L’Inter è una società che seleziona con cura gli sponsor stando attenta che siano in linea con la nostra etica sportiva. E poi lo scorso anno abbiamo aderito al progetto di Sportradar - promosso da Figc e Lega Calcio - che ha il compito di monitorare eventuali anomalie sul fronte scommesse. Però la Figc fa sponsorizzare la Nazionale da una società di scommesse: non è una contraddizione? In effetti stona e la scelta fatta la trovo 'azzardata'. Ora dobbiamo sperare che ci siano bravi dirigenti in Federazione capaci di trasformare tutto questo in un processo educativo, in cui si investano davvero risorse per la crescita dei giovani, i quali devono scommettere solo su se stessi e sulla loro passione per il calcio sano e pulito.

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