giovedì 20 febbraio 2014
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Passano i giorni, ma uno dei nodi primari resta sempre quello: farla finita o no con la stagione dei tecnici al ministero dell’Economia? A 48 ore dall’annuncio della nuova squadra di Palazzo Chigi (annunciata per sabato), la rosa dei "papabili" sembra ristretta ormai a due nomi: il collaboratore "primo" di Renzi, Graziano Delrio, nel caso prevalesse lo schema del ritorno a un ministro politico; l’ex rettore dell’università Bocconi Guido Tabellini (già accreditato di "finire" al Tesoro ai tempi del governo Monti) se si optasse invece per lasciare un "esperto" a guardia dei conti pubblici.Per schiarirsi le idee, intanto, il presidente del Consiglio incaricato è andato ieri, a chiusura delle consultazioni, a "fare una passeggiata" anche in Banca d’Italia: accompagnato proprio dal fido Delrio, Renzi è stato un’ora a colloquio nello studio del governatore Ignazio Visco. La nota emessa al termine da Via Nazionale afferma genericamente che "si è parlato dell’attuale situazione congiunturale e delle principali tematiche economiche, sia italiane sia europee". Non si sarebbe entrato, invece, nel merito dei nomi da scegliere per la poltrona di Via XX Settembre, particolarmente delicata alla luce di quella nuova fase che l’ex sindaco di Firenze vorrebbe imprimere ai rapporti con l’Unione Europea, dopo gli anni dei tecnici ritenuti troppo obbedienti a Bruxelles. Così, almeno, ha precisato proprio Bankitalia, smentendo un’agenzia di stampa che aveva fatto filtrare invece l’ipotesi che Visco si fosse "speso" per chiedere una conferma del ministro uscente Fabrizio Saccomanni, ex direttore generale dell’istituto centrale dove collaborò con Mario Draghi, il presidente della Bce. Un’opzione, quest’ultima, che sarebbe stata quasi indotta dal rischio di uno stallo su ogni altro nome. E, tutto sommato, "non sgradita" al presidente Napolitano, malgrado Saccomanni sia finito durante il governo Letta sotto il tiro dei partiti (anche, però, per "colpa" delle scelte politiche). C’erano anche due elementi che sembravano accreditare questa possibilità. In primo luogo, la frase sibillina pronunciata in mattinata dallo stesso Saccomanni, che non aveva escluso totalmente una sua riconferma: «Ho già detto che ci rifletterò, se me lo chiedono». L’ex dg e ministro, inoltre, aveva annullato la sua partenza per i lavori del G20 di Sidney, in Australia.Ma, negate da Bankitalia le "pressioni" su Saccomanni e l’esame dei singoli candidati, si è tornati a ragionare sullo schema dei giorni scorsi. È noto che Renzi gradirebbe una figura politica per tornare a una «piena sintonia» fra Palazzo Chigi e il Tesoro, i due centri di potere spesso entrati in conflitto negli ultimi anni. Certamente Visco non ha mancato di richiamare Renzi ai rischi insiti in un eventuale sfondamento del limite Ue del 3% sul deficit, a partire dalle difficoltà che si potrebbero avere nel collocare i titoli di Stato. Si tratta, peraltro, di una scelta che metterebbe in imbarazzo anche il "nostro" Draghi, notoriamente molto ascoltato sul Quirinale. Delrio, comunque, resta in prima linea pure per il ruolo (che di fatto sta già svolgendo in questi giorni) di sottosegretario alla presidenza del Consiglio. Senza la sua disponibilità, Renzi non gradirebbe al Tesoro altri nomi di politici. L’alternativa più "concreta", ma per un posto di vice-ministro, resta quella di Enrico Morando, da sempre "vicino" a Napolitano. La scelta di politici come vice al Tesoro farebbe però tornare in auge la figura di un tecnico come ministro, per il quale oltre a Tabellini concorrono Lucrezia Reichlin (più "gradita" al Colle) e Pier Carlo Padoan, da poco alla presidenza dell’Istat. Un "non politico" avrebbe, dalla sua parte, il pregio di una maggior conoscenza dei rapporti col sistema bancario, altro snodo delicato da affrontare per favorire la ripresa e tema affrontato nel dialogo Renzi-Visco. Un colloquio, questo, che rappresenta un’altra novità durante una crisi di governo. L’unico precedente risale al novembre 2011: all’epoca, però, fu il governatore ad andare a palazzo Giustiniani, dove l’allora premier incaricato Mario Monti tenne le sue consultazioni, "allargate" per l’occasione a istituzioni e parti sociali. In ogni caso, novità prodotte dalla gravità della situazione del Paese.
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