mercoledì 6 ottobre 2021
A San Cipriano d’Aversa i vescovi e sacerdoti delle realtà interessate dalle discariche abusive. L'appello di mons. Di Donna: intervenire per evitare che al danno ecologico s’aggiunga quello economico
Una discarica abusiva a Giugliano, nel Napoletano

Una discarica abusiva a Giugliano, nel Napoletano - Archivio Ansa

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«Si sta Terra putess parlà, allucann dicesse che nun ce la fa chiù. Si sta Terra putess parlà ci dicesse che è stanca per schiaff che damm».

Le parole e la musica di don Mimmo Iervolino, viceparroco di Pomigliano, risuonano sotto l’alta volta del santuario "Mia Madonna e Mia Salvezza", mentre su due grandi schermi scorrono splendide immagini di natura e frasi dell’enciclica Laudato si’. Accompagnano il secondo incontro dei vescovi e dei sacerdoti della Terra dei fuochi, provenienti dalle diocesi di Acerra, Aversa, Capua, Caserta, Nola, Sessa Aurunca, Sorrento-Castellammare di Stabia, Teano. Il primo fu il 14 gennaio 2020 a Teano, poi la pandemia ha reso tutto più complicato. «Ma non ci siamo fermati – sottolinea il vescovo di Acerra monsignor Antonio Di Donna, presidente della Conferenza episcopale campana –. Tutta la Chiesa campana si è messa in cammino. Noi vescovi da tempo ci incontriamo per progetti comuni, sostenuti dalla Laudato si’».

In quest’anno e mezzo, aggiunge, «abbiamo avuto il rapporto dell’Istituto superiore di sanità che per la prima volta riconosce un possibile nesso causale tra presenza dei rifiuti e aumento della mortalità. Noi l’avevamo sempre saputo, lo sapevano le mamme dei bambini morti di tumore».

Ora i vescovi chiedono che la ricerca dell’Iss, svolta su 38 Comuni, «sia allargata a tutti quelli dell’area tra Napoli e Caserta». Poi Di Donna si rivolge alle istituzioni: «Abbiamo attivato un dialogo. Non sarà facile. Ma da questo dramma non se ne esce da soli. Ognuno deve fare la sua parte, a cominciare dalla Regione».

Parole molto chiare. «La Chiesa non insegue una moda, ma si impegna per ragioni teologiche e pastorali. Questo dico anche a chi tra noi avanza obiezioni. Educazione a giustizia, pace e salvaguardia del Creato sono temi da far entrare in tutti i cammini di fede». Di Donna vede positivamente «una crescente sensibilità, soprattutto tra i giovani», ma denuncia anche «una permanente afflizione di questi territori». Con precise accuse: «L’assedio di aziende dei rifiuti che con accanimento feroce vogliono insediarsi qui», «il perdurare dei roghi tossici», «le bonifiche ancora lontane». E denuncia: «Ora si aggiungono i miasmi nell’area di Giugliano, di cui non si sa l’origine. Noi siamo stati apripista. Ora bisogna intervenire finalmente e rapidamente per evitare che al dramma ambientale si aggiunga quello economico».

Ad aiutare a riflettere è stato invitato monsignor Domenico Pompili, vescovo di Rieti e coordinatore delle comunità Laudato si’. Don Domenico parte citando Marzia Caccioppoli, mamma di Caivano che ha perso il figlio di 10 anni: «Una nuova ecologia umana ha bisogno di contemplazione, di visione e non solo di tecnologia. Ma poi dalla visione bisogna passare ai fatti». E in questo, denuncia, «non c’è nulla di più inutile di una Chiesa che si muove in ordine sparso». Soprattutto in questa emergenza pandemica: «Ecologia integrale vuol dire che non esistono due crisi separate, economica e ambientale, ma sono facce della stessa medaglia e vanno risolte insieme».

Il governo «si è riempito la bocca col ministero per la Transizione ecologica – accusa –; ma è sufficiente per dire che c’è conversione ecologica? La nostra generazione non ha conosciuto i limiti, mentre la natura non ha fonti perenni di energia. Dobbiamo smettere di intenderci come individui che si salvano da soli e coniugare ecologia e diritti sociali». Infine un appello: «La questione ambientale deve essere per la Chiesa un’occasione perché sia condivisa da tutti». Di Donna, chiudendo l’incontro, assicura che «il cammino proseguirà». E annuncia una nuova lettera dei vescovi della Terra dei fuochi.

DIOCESI IN CAMPO PER EDUCARE. GIOVANI E AMBIENTE LE PRIORITA'

La forte denuncia e la proposta concreta. Le testimonianze delle diocesi della Terra dei fuochi riflettono il dramma ma anche le buone prassi. Tocca ad Anna, mamma di Riccardo, morto di tumore ad appena 2 anni, colpire il cuore e aprire alla speranza. «Ho vissuto un inferno ma il cuore non si è irrigidito. La nostra è una battaglia di lotta e di fede». Parole forti nel silenzio della grandissima aula. «Ho visto chiudersi gli occhi di mio figlio ma io non ho chiuso i miei. Li ho tenuti aperti capendo cosa stava accadendo: la terra ha vomitato veleni che hanno ucciso i nostri figli. E ora lo andiamo a raccontare, denunciamo, perché la loro morte non sia vana».

Al loro fianco don Maurizio Patriciello non smette di denunciare: «Questa è terra di camorra, qui c’è stato un abbraccio mortale tra imprese del Nord e il clan dei casalesi». E mancano i controlli: «A Caivano ci dovrebbero essere 64 vigili urbani ma ce ne sono solo 10, ad Arzano 21 invece di 58, a Frattamaggiore 8 invece di 50. E a Villa Literno ce n’è addirittura uno solo. Ma cosa potrà controllare da solo? Chiunque potrà scaricare rifiuti!». Quello di don Maurizio, lo dice lui stesso, «è stato un grido di disperazione per farci ascoltare anche da chi non voleva ascoltarci». Ora dice rivolto ai vescovi e ai sacerdoti: «Dobbiamo sporcarci di più le mani. Ce lo chiede anche papa Francesco».

Poi le diocesi raccontano quanto stanno facendo. Quella di Sessa Aurunca è impegnata sui più fronti: legalità, ambiente, lavoro, condizione giovanile. Azioni sociali, buone pratiche e opere segno: «Abbiamo realizzato percorsi di formazione sulla Laudato si’, sulla valorizzazione dei beni comuni, sull’occupazione giovanile, laboratori di comunicazione ed esperienze di alternanza scuola/lavoro in campo ambientale». Per approdare all’adesione della diocesi al Manifesto di Assisi promosso dall’associazione Symbola e dai frati del Sacro Convento.

Sul fronte educativo si muove anche l’iniziativa della diocesi di Caserta col sussidio «Cuore che batte. Tornare ad amare il Creato», illustrato da suor Anna Maria e don Gianmichele e destinato a sacerdoti ed educatori che si occupano dei ragazzi tra gli 11 e i 13 anni. Frutto della collaborazione tra l’Ufficio catechistico, quello per i Problemi sociali e del lavoro, l’Azione cattolica e gli scout dell’Agesci, vuole essere uno strumento «per svegliarsi dal torpore, quasi dall’indifferenza, e tornare ad amare il creato. Non è un catechismo ma una guida che sollecita un percorso, affinché il cuore torni a battere per la nostra terra».

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