giovedì 13 febbraio 2014

​Interpellanza di Ncd in Parlamento.
IL COMMENTO I libelli "educativi" anti-omofobi di Gianfranco Amato
LA NOTA "Gender" a scuola, la preoccupazione dei vescovi toscani

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​Bloccare la distribuzione nelle scuole degli opuscoli dell’Unar sull’omofobia che, oltre a rappresentare l’ennesimo tentativo di introdurre in classe l’ideologia del gender ispirata dalle lobby gay e Lgbt (Lesbiche, gay, bisessuali e transgender), contengono inaccettabili giudizi sulla religione cattolica. La richiesta al Governo, arriva da sei senatori del Nuovo Centrodestra (Carlo Giovanardi, Maurizio Sacconi, Roberto Formigoni, Luigi Compagna, Federica Chiavaroli e Laura Bianconi), che hanno presentato un’interpellanza al presidente del Consiglio, Enrico Letta. Nell’interpellanza, i sei senatori chiedono di conoscere i motivi per cui l’Unar (l’Ufficio nazionale antidiscriminazione razziale), organismo del Dipartimento Pari opportunità, ha scelto, quale consulente per la redazione del materiale da diffondere nelle scuole (elementari, medie e superiori) proprio l’Istituto Beck, «la cui scuola di pensiero è clamorosamente di parte».

Per trovare conferma di questo giudizio è sufficiente visitare per pochi minuti il sito internet dell’istituto. Alla sezione “Centro studi sull’omosessualità”, oltre a leggere che «i rapporti omosessuali sono naturali», si trova la seguente affermazione: «Un pregiudizio diffuso nei paesi di natura fortemente religiosa è che il sesso vada fatto solo per avere bambini. Di conseguenza tutte le altre forme di sesso, non finalizzate alla procreazione, sono da ritenersi sbagliate». Con premesse di questo tipo, è chiaro dove vogliano andare a parare gli estensori del materiale didattico, di cui adesso i senatori del Ncd chiedono sia bloccata la diffusione. «Tali giudizi, o meglio pregiudizi – si legge ancora nell’interpellanza – sono stati inseriti nei tre opuscoli con l’ennesima, inaccettabile critica al ruolo educativo della famiglia e della morale cristiana, confondendo la lotta all’omofobia con inaccettabili ed offensivi apprezzamenti negativi sul ruolo di istituti fondamentali nella storia e nella cultura del nostro Paese». La manovra di accerchiamento dell’Unar nei confronti delle scuole, di cui questo degli opuscoli è soltanto la più recente manifestazione, è cominciata circa un anno fa, con la diffusione della “Strategia nazionale per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità dei genere”. Preparata con la consulenza di ben 29 associazioni di omosessuali e senza nemmeno interpellare realtà associative molto più numerose e rappresentative della società italiana, come per esempio il Forum delle associazioni familiari, la Strategia in questione, dichiarando l’intenzione di contrastare il «bullismo omofobico e transfobico» nelle scuole, in realtà è preoccupata del fatto che «le tematiche Lgbt trovano spazi marginali nelle aule scolastiche o sono relegate a momenti extra curricolari». Come se fosse una colpa di insegnanti, studenti e famiglie, non considerare prioritarie le «tematiche Lgbt». Rivelatrice della strumentalità di queste posizioni, è anche una recente dichiarazione del presidente di Arcigay Milano, Marco Mori, che in un’intervista si lamentava delle «pochissime richieste» arrivate dalle scuole, nonostante l’associazione omosessuale si fosse dichiarata pronta a distribuire a scolari e studenti i kit didattici gratuiti del progetto europeo Raimbow. Proposta che in molte scuole ha, anzi, suscitato l’indignazione di genitori e insegnanti.Questi interventi, sempre stando alla Strategia targata Unar – che, è utile ricordare, secondo il Dpcm 11 dicembre 2011 «deve operare in piena autonomia di giudizio ed in condizione di imparzialità» – dovrebbero «cominciare dagli asili nido e dalle scuole dell’infanzia». È a partire da qui che si dovrebbe «costruire un modello educativo» in grado di «garantire un ambiente scolastico sicuro e friendly per i giovani Lgbt. Obiettivo da raggiungere attraverso la formazione di «docenti, dirigenti e alunni» sulle «tematiche Lgbt e sui temi del bullismo omofobico e transfobico», da affidare, naturalmente, alle stesse associazioni Lgbt di cui deve essere «valorizzato l’expertise». Tra le “materie” di questi corsi di aggiornamento – obbligatori per gli insegnanti e per i quali la legge “L’istruzione riparte” ha messo a disposizione 10 milioni di euro – ci sono le «nuove realtà familiari, costituite anche da genitori omosessuali» e «laboratori di lettura» per arricchire il «glossario Lgbt che consenta un uso più appropriato del linguaggio». E tutto questo mentre in Parlamento si sta discutendo una proposta di legge sul contrasto all’omofobia, che prevede pene severe per coloro che, in futuro, oseranno ancora sostenere, come per altro dice la stessa Costituzione italiana, che famiglia è soltanto quella società naturale fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna. E non altro.

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