mercoledì 28 luglio 2010
Grasso, Volli e Celli: punito il valore della lettura. Prima di togliere le agevolazioni, migliorino il servizio. I tre celebri esperti di comunicazione concordano: prima che gli editori, i «tagli» colpiscono la gente Fortemente criticato il sistema distributivo, inadeguato all’Europa.
COMMENTA E CONDIVIDI
Il problema delle tariffe postali visto dalla parte dei cittadini, dei lettori. Esperti di comunicazione e di management come Ugo Volli, Pierluigi Celli e Aldo Grasso sono di questo parere. Passato questo momento di emergenza, che ricade soprattutto sugli editori, l’abolizione delle tariffe agevolate diventerà un problema anche per i lettori, che vedranno fortemente aumentato il costo dei contratti di abbonamento. Col paradosso, aggiunge il critico televisivo, che «il servizio postale italiano è pessimo. In qualunque altro Paese europeo le poste sono un punto d’onore. In Svizzera, tanto per parlare di un Paese vicino, se uno si abbona è sicuro che il giornale arrivi. Io – prosegue Aldo Grasso – sono abbonato a una testata e non so mai se il giorno dopo la troverò nella cassetta postale. È come se i giornali fossero considerati carta straccia, un peso del quale il postino si deve liberare. Questo è il vero danno al pluralismo. Ecco, prima di togliere le agevolazioni avrebbero dovuto far funzionare le Poste».Dallo stesso angolo di osservazione si pone Ugo Volli, docente di semiotica e di filosofia della comunicazione all’Università di Torino e all’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano, secondo il quale «forme di finanziamento indiretto come le tariffe postali agevolate, solo per le testate giornalistiche che producono realmente informazione (escludendo quindi tutti quei giornali fantasma che hanno indebitamente lucrato dei finanziamenti statali), hanno grande importanza proprio in funzione del servizio pubblico del quale usufruiscono i cittadini-lettori, che ne traggono un vantaggio significativo in termini di accesso all’informazione. Inoltre, con le agevolazioni postali a chi distribuisce giornali in abbonamento, si ha la certezza di finanziare informazione vera, che ha un mercato fatto di lettori concreti».Del resto, annota Pierluigi Celli, manager, ex direttore generale della Rai e attuale direttore generale dell’Università Luiss di Roma, «in questo Paese si predica da decenni che occorre incentivare la lettura. Ricordo centinaia di convegni su questo tema, col corredo di statistiche che indicano come l’Italia sia agli ultimi posti sia nella lettura dei giornali, sia nella loro distribuzione in abbonamento postale. Se si vuole realmente promuovere la lettura e se si ritiene fondamentale, come tutti si premurano di dire, avere un occhio di riguardo per il settore dell’informazione, non si capisce perché non si debbano agevolare i lettori con costi di abbonamento contenuti e con un servizio postale efficiente».Una lunga lista di cose che negli altri Paesi ci sono, che andrebbero fatte e, non si sa il motivo, da noi non si fanno. «Questo – annota Grasso – è un Paese strano, dove con un presidente del Consiglio che detiene o controlla buona parte della comunicazione, il governo si permette di prendere simili decisioni a danno dell’editoria come se fosse una cosa normale. Anche se, lo ripeto, il danno più grosso viene dal pessimo servizio postale. In questo senso la proposta di Angelo Agostini, nell’intervista ad Avvenire di ieri, è forse la provocazione giusta: sarebbe bene che gli editori pensassero a interlocutori più efficaci del governo e delle Poste».
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: