sabato 2 novembre 2019
Santoro, nell'omelia per la commemorazione dei defunti, ha ricordato le giovani vittime del lavoro, dell'inquinamento, dei femminicidi, della droga
L'arcivescovo di Taranto, Filippo Santoro, in visita allo stabilimento Ilva in un'immagine d'archivio (Ansa)

L'arcivescovo di Taranto, Filippo Santoro, in visita allo stabilimento Ilva in un'immagine d'archivio (Ansa)

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«Per la nostra terra è più che mai urgente una concertazione per aprire nuovi sbocchi lavorativi e per differenziare l'occupazione». Lo ha detto questa mattina l'arcivescovo di Taranto, Filippo Santoro, nell'omelia per la commemorazione dei defunti, presenti le autorità della città.

Per l'arcivescovo di Taranto, «la situazione è molto grave. Ciascuno - ha detto - suona la propria musica per conto suo. Proprio per questo - ha aggiunto Santoro - non possiamo andare avanti per inerzia aspettando l'esaurimento di tutte le energie e chi ne soffre sono soprattutto le categorie più deboli, i poveri, i giovani. Dobbiamo avviare insieme - ha rilevato l'arcivescovo di Taranto - un movimento positivo, con una visione di insieme secondo dei passi concertati che partono dai giovani, dalla istruzione alla ricerca, alla innovazione e agli investimenti, alla cura della casa comune».

Nella ricorrenza del 2 novembre, ha proseguito Santoro, «ricordiamo le vittime del lavoro e del dovere. Che strazio celebrare le esequie di giovani lavoratori. L'ultimo, Mimmo Massaro, 40 anni, operaio di ArcelorMittal - ha rievocato l'arcivescovo di Taranto - morto in un incidente sul lavoro il 10 luglio, cadendo in mare insieme alla gru sulla quale lavorava, crollata per la tromba d'aria che ha colpito la città. Il penultimo, sempre di Fragagnano, il 15 giugno, Antonio Dell'Anna, 54 anni, il vigile del fuoco morto in servizio mentre spegneva un incendio. Ricordiamo anche adulti e bambini vittime dell'inquinamento - ha aggiunto Santoro - Ricordiamo i morti per femminicidio, per droga, i tanti giovani morti dopo gli eccessi di una festa, i morti per gli incidenti stradali».

Per l'arcivescovo di Taranto, «dovremmo fare molto di più per difendere la vita. Occorrono un impegno e una vigilanza della famiglia - ha sottolineato - che deve intervenire prevenendo e seguendo i figli e non lasciandoli in pasto a mercanti di morte e al dominio imprudente e incontrollato dei social, le istituzioni educative, innanzitutto la scuola, la Chiesa».

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