lunedì 9 marzo 2015
​Secondo il Tar del Lazio la legge non consente ai sindaci di registrare matrimoni omosessuali contratti in altre nazioni.
In Italia ha più ragione chi sbaglia per primo? di Marco Tarquinio
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Si complica la vicenda delle nozze gay contratte all'estero e trascritte, illegalmente, da alcuni Comuni italiani, come ad esempio Roma e Milano. Sulla questione interviene il Tribunale amministrativo regionale del Lazio, che chiama in causa i tribunali, già troppo oberati da mille compiti. Il Tar, comunque, sostiene con chiarezza che la legislazione nazionale non consente matrimoni omosessuali. E, quindi, non è possibile trascriverli in modo legale. Insomma, i sindaci che lo hanno fatto sono usciti dal seminato della legge, attribuendosi poteri inesistenti. Andiamo all'enunciato del Tar: "L'annullamento di trascrizioni nel registro dello stato civile di matrimoni contratti da persone dello stesso sesso, celebrati all'estero, può essere disposto solo dall'Autorità giudiziaria ordinaria" e quindi "il ministero dell'Interno e le prefetture non hanno il potere di intervenire direttamente annullando le trascrizioni". Lo si legge in una nota del Segretariato generale della giustizia amministrativa in cui si riportano le motivazioni con cui "il Tar del Lazio, Sezione I Ter, all'esito dell'udienza del 12 febbraio 2015, ha accolto i ricorsi aventi ad oggetto i provvedimenti con i quali il Prefetto di Roma ha annullato le trascrizioni nel registro dello stato civile presso il Comune di Roma" e "la relativa circolare del Ministro dell'Interno del 7.10.2014". Nel comunicato si precisa tuttavia che "nel decidere tali controversie, il giudice amministrativo ha eseguito una ricognizione della normativa comunitaria e nazionale e della giurisprudenza costituzionale e di legittimità, giungendo ad affermare che l'attuale disciplina nazionale non consente di celebrare matrimoni tra persone dello stesso sesso e, conseguentemente, matrimoni del genere non sono trascrivibili".
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