mercoledì 28 ottobre 2009
Si ripete il copione dello scorso anno. Spariti in Finanziaria circa 135 milioni di euro. L’allarme: «Se chiudessero i nostri istituti sarebbe un impoverimento per tutti». Fism, Agesc, Fidae e Foe: lo Stato rispetti la libertà di educazione.
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È passato un anno ma il tempo sembra essersi fermato e la storia si ripete: di nuovo una Finanziaria al risparmio, di nuovo l’istruzione nel mirino, di nuovo i tagli alla scuola paritaria nonostante i proclami e le promesse alle famiglie. «Come un anno fa, la Finanziaria 2010 ripropone il taglio di 135 milioni di euro sui 535 di contributi alle paritarie», sbotta Luigi Morgano, segretario nazionale della Fism, l’associazione che riunisce le materne di ispirazione cattolica. Che avverte: «L’anno scorso per il reintegro della cifra decurtata abbiamo raccolto in dieci giorni 480mila firme, dimostrando una capacità di mobilitazione altissima, e oggi siamo pronti a ripeterci», avviando iniziative nei confronti dei parlamentari più vicini a questioni di assetto di bilancio e di istruzione. I numeri, d’altra parte, stanno dalla loro parte, e non solo in termini economici («abbiamo documentato come lo Stato grazie alle paritarie risparmi quasi 6 miliardi e mezzo l’anno, e solo per la parte corrente, ovvero gli stipendi al personale, senza considerare gli edifici»), ma anche di "quantità": le scuole dell’infanzia, infatti, rappresentano il 62% dell’intero sistema paritario e solo quelle che aderiscono alla Fism scolarizzano mezzo milione di bambini, «se questa realtà dovesse crollare - sottolinea Morgano - sarebbe il collasso del sistema nazionale».L’anno scorso i tagli erano poi "rientrati", ma solo parzialmente - ricorda don Francesco Macrì, presidente della Fidae (Federazione istituti di attività educative) - con un tira e molla dannoso per tutti: «Dei 133 milioni sottratti, solo 100 erano poi stati reintegrati. E oggi siamo punto a capo, con un taglio ancora più oneroso, che ci mette in enormi difficoltà. Già nel 2008 le somme distribuite alle paritarie erano irrisorie, ma almeno erano un segnale che si andava nella direzione giusta, ora anziché progredire c’è una netta regressione». La causa? La cattiva gestione delle risorse: «Tutto questo tormentone di grandi riforme della scuola ha un costo ingentissimo. E noi viviamo un’eterna situazione di penuria finanziaria, segno che in Italia non si recepisce ancora il fatto che in ogni società civile la scuola è una risorsa strategica per il Paese, e che la libera scelta da parte delle famiglie è un diritto inalienabile. «Lo garantisce la legge 62, quella delle paritarie - sottolinea Macrì -, che teoricamente riconosce questo principio, ma che lo declama soltanto, visto che poi non dà la copertura finanziaria per attuarlo». C’è un paradosso, in tutto questo: è noto che la scuola paritaria costa allo Stato una cifra irrisoria rispetto a quella statale, pur garantendo lo stesso servizio pubblico, «allora è possibile che in epoca di crisi economica non si sostenga proprio la parte che costa meno? È una scelta demenziale anche economicamente parlando».«La quale scelta - rincara la dose dalla parte delle famiglie Maria Grazia Colombo, presidente dell’Agesc (Associazione genitori scuole cattoliche) - grava alla fine su di noi. Il nostro è un accorato appello a questo governo, perché ripensi a una politica non solo attenta ai soldi ma alla questione educativa: oggi è in crisi la persona, prima ancora che l’economia, e la recessione si supera solo se presto avremo generazioni formate e persone libere capaci di aggredirla». Lo stesso «grande sconcerto» esprimono anche CdO Opere Educative e Foe, delusi dai risultati di un anno trascorso tra apparenti passi avanti e promesse vane: «Al di là del fatto già gravissimo che la chiusura di scuole paritarie sarebbe un impoverimento per tutti, ricordiamo che il mancato sostegno economico alla loro funzione pubblica è una grave inadempienza da parte dello Stato». Un solo auspicio, dunque: «Che al Senato e poi alla Camera il governo onori gli impegni assunti».SECONDO NOIPerché ogni anno tutto è da rifare?Lo sancisce la Costituzione. Lo ribadisce una legge (la 62 del 2000). E nel 1984 lo aveva dichiarato l’Europarlamento con una risoluzione. La Dichiarazione universale di Diritti dell’Uomo ne aveva posto le basi nel 1948: poter scegliere liberamente la scuola che formi i figli è un diritto inalienabile. Eppure ogni anno, quando la Finanziaria (anche mini) appare all’orizzonte, si è costretti a chiedere, quasi a pietire, ciò che dovrebbe ormai essere acquisito: la parità effettiva, anche sotto il profilo economico, tra istituti statali e non statali. La scuola paritaria, lungi dall’essere un peso per la collettività, fa risparmiare ogni anno 6 miliardi allo Stato e svolge a tutti gli effetti un servizio pubblico, nell’ obbedienza agli ordinamenti generali dell’istruzione e offrendo un progetto educativo che gli utenti liberamente sottoscrivono. Perché allora le famiglie ogni volta vengono costrette a rincorrere la politica?
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