martedì 22 maggio 2018
Svolta nelle indagini sull'omicidio di Manuel Bacco, ucciso in una rapina finita male nel dicembre del 2014. Per arrivare ai responsabili indagini su celle telefoniche, tracce di Dna e registrazioni
La tabaccheria di Manuel Bacco. Il titolare è stato ucciso durante una rapina finita in sparatoria, il 19 dicembre 2014

La tabaccheria di Manuel Bacco. Il titolare è stato ucciso durante una rapina finita in sparatoria, il 19 dicembre 2014

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Doveva essere la prima di una serie di rapine a esercizi commerciali quella in cui, il 19 dicembre 2014, perse la vita il 37enne Manuel Bacco durante l’assalto alla sua tabaccheria di Asti.

L’indagine, svolta dai carabinieri e coordinata dal Sostituto Procuratore della Repubblica di Asti Laura Deodato, è durata più di tre anni e ha portato all’esecuzione di cinque arresti. Da ieri sono in carcere, con le accuse di omicidio, tentato omicidio, rapina pluriaggravata, detenzione e porto illegale di armi, Antonio e Domenico Guastalegname (padre e figlio di 50 e 25 anni), Jacopo Chiesi (25 anni), Fabio Fernicola (40 anni) e Giuseppe Antonio Piccolo (27 anni, disoccupato con precedenti per rapina residente in provincia di Vibo Valentia).

Le indagini sul «puzzle da migliaia di tessere»

Il lungo lavoro di ricostruzione dei fatti svolto dai carabinieri e definito in conferenza stampa «un puzzle da migliaia di tessere» ha scavato tra le analisi delle celle telefoniche e dei cellulari degli arrestati, i filmati delle telecamere di sicurezza e l’ascolto di testimoni chiave. In quella sera di dicembre, Antonio Guastalegname, che secondo gli inquirenti avrebbe ideato la rapina e messo insieme la banda allo scopo di risanare problemi economici di famiglia, era rimasto a casa mentre su due auto noleggiate il giorno prima e guidate dal figlio Domenico e da Fabio Fernicola, Jacopo Chiesi e Giuseppe Antonio Piccolo avevano raggiunto la tabaccheria.

Chiesi, che all'epoca dei fatti aveva solo 21 anni, avrebbe sparato a Manuel Bacco quando il tabaccaio gli si era scagliato contro nel tentativo di difendere la moglie che era stata strattonata dai rapinatori. Poi la fuga, durante la quale Chiesi aveva perso il passamontagna che gli copriva il volto. Su quel passamontagna gli inquirenti hanno recuperato le tracce del Dna che hanno condotto al giovane, nella cui abitazione sono stati trovati anche proiettili con gli stessi difetti balistici di quelli usati durante la rapina.

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