venerdì 16 aprile 2021
Depositata alla Camera una proposta per legalizzare l'utero in affitto "solidale", che però prevede "rimborsi spese". Si confronterà con le due iniziative per vietarlo anche chi va all'estero
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. - Archivio Siciliani

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Liberalizzare la maternità surrogata "solidale". È quanto auspica una proposta di legge appena depositata alla Camera, firmatari Guia Termini, Doriana Sarli ed Elisa Siragusa (Gruppo misto, ex M5S), Riccardo Magi (Azione/+Europa/Radicali italiani) e Nicola Fratoianni (Liberi e Uguali). Nella sostanza, con il progetto si vorrebbe rendere possibile l’affitto di un utero anche sul territorio nazionale purché la donna che si presta a compiere la gravidanza per altri sia in età fertile, non abbia difficoltà economiche e già abbia un figlio vivente. Per costei – ed è questo l’elemento distintivo della pretesa "solidarietà" – non sarebbe previsto un compenso, inteso come retribuzione ufficiale. In ogni caso, però, la proposta di legge istituirebbe rimborsi spese per i controlli medici connessi alla gravidanza e per la eventuale perdita di reddito. Previsione, quest’ultima, che lascia ben immaginare come sia davvero difficile tracciare il confine tra ristoro di una spesa effettivamente sopportata e retribuzione per una prestazione offerta.

Da cosa nasce questa bozza normativa lo spiega in un comunicato l’Associazione Luca Coscioni, che la appoggia: «Un Parlamento rispettoso della più alta giurisprudenza e dei diritti dei cittadini – scandisce la presidente, Filomena Gallo, a una voce con il collega dell’Associazione Certi Diritti, Leonardo Monaco – non meritava di esprimere solo la proposta repressiva e illiberale firmata da Meloni e Carfagna».

Starebbe dunque qui il problema, per l’associazione radicale: lo scorso settembre la leader di Fratelli d’Italia e l’attuale Ministro per il Sud e la coesione territoriale avevano depositato sempre a Montecitorio altre due proposte di legge sull’utero in affitto, di segno opposto. Loro intenzione sarebbe infatti rendere esplicitamente punibile questo reato (come lo definisce la legge 40 del 2004) non solo se compiuto in Italia ma anche quando nostri concittadini lo consumano all’estero. Contro questa visione l’altro giorno si è pronunciato in un’audizione alla Camera il presidente dell’Associazione nazionale magistrati (Anm), Giuseppe Santalucia, secondo il quale «criminalizzare i genitori di figli nati da maternità surrogata sarebbe certamente dannoso per i figli stessi». Di recente, però, sul tema si è pronunciata la Corte Costituzionale (sentenze 32 e 33 dello scorso marzo), ribadendo che un conto è la (lecita) punizione di chi viola il divieto di maternità surrogata, un altro la (ingiustificabile) compressione dei diritti dei piccoli che sono venuti al mondo in questo modo.

Nel frattempo, contro la proposta di legge Termini fa sentire la sua voce Stefano Fassina, deputato di Leu, per il quale «un figlio non è un diritto, e la maternità surrogata è insostenibile». Si chiede il deputato: «Perché tanta ostinazione nel rifiuto di un confronto serio proprio con chi dovrebbe, nella sinistra, avere a cuore la tutela dei più deboli come le donne pagate – sottopagate – per fare figli per altri e bambini destinati a essere orfani di madri vive?». E ancora: «Cosa non funziona nell’idea generale di sinistra, dal momento che anche gran parte del mondo femminista fondato sul buonsenso ha a cuore la difesa dell’unicità della donna e dei faticosi traguardi conseguiti a caro prezzo?».

Intanto, e pur tra critiche espresse in pubblico o ancora spese riservatamente, a sinistra si spinge la proposta di legge Zan che nelle sue dichiarate intenzioni vorrebbe combattere l’omotransfobia, ma che – secondo più voci, tra cui molte appartenenti alla cultura femminista – rischia di aprire la porta alla surrogazione di maternità. Nella bozza normativa ora all’esame di Palazzo Madama – la Camera l’ha già licenziata – non si parla di utero in affitto. Ma il timore è che la pratica possa venire sdoganata dalla creazione di nuovi diritti protetti da un norma che rischia di preseguire penalmente chi manifesta il proprio dissenso nei confronti (per esempio) della omogenitorialità. Fatto sta che, mentre la proposta di legge accende il confronto a Palazzo Madama, a Montecitorio arriva l’utero in affitto.

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