venerdì 29 marzo 2024
Protestano associazioni e mondo del non profit. Retromarcia sulla ricostruzione post terremoto: salta il blocco della cessione dei crediti
La nuova stretta sul superbonus è una beffa per il Terzo Settore

ANSA

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Il nuovo provvedimento approvato in Consiglio dei Ministri «escluderebbe innumerevoli soggetti del Terzo settore dalla possibilità di godere, d’ora in avanti, dei benefici del Superbonus. Un duro e inaspettato colpo per tutte quelle realtà che svolgono attività sociali senza scopo di lucro, che necessitano di riqualificare ed efficientare dal punto di vista energetico gli spazi in cui operano». A protestare contro il nuovo decreto che azzera o quasi il ricorso alla cessione del credito per i bonus edilizi non ci sono solo l’edilizia pubblica e i territori interessati dalla ricostruzione post-terremoto, sulla quale ieri il governo ha fatto una parziale retromarcia. A scendere in campo ora sono anche le realtà del Terzo settore. Vanessa Pallucchi, portavoce del Forum, ha sottolineato come «senza incentivi fiscali la gran parte degli enti non sarà in grado di apportare alle strutture tutti quei miglioramenti fondamentali in ottica di sostenibilità ambientale e per il contenimento dei consumi energetici. Un negativo e non comprensibile passo indietro» che non riconosce al Terzo settore «il valore del suo apporto alla comunità, in termini sociali ed economici», ha aggiunto Pallucchi invitando il governo a ripensarci.
Interviene anche Maurizio Gardini, presidente di Confcooperative, secondo il quale se è «assolutamente necessario garantire la tenuta dei conti pubblici dagli effetti della misura del superbonus, al tempo stesso occorre migliorare il decreto per evitare che anche il mondo delle onlus e del terzo settore sia fermato ora, dopo che la cooperazione sociale non ha potuto utilizzare tale strumento nei primi due anni di vita, con conseguente rinvio di investimenti per rafforzare la rete dei servizi rivolti esclusivamente alle persone più fragili». Per Gardini, che confida su un intervento parlamentare per correggere il decreto, «bisogna dare una finestra più ampia per questi soggetti, non limitandosi solo ad includere quanto già nel frattempo è stato avviato» così come «andrebbero tenute in debita considerazione le zone colpite dal sisma che hanno esigenze e priorità diverse dalle altre».
Il via libera al provvedimento è arrivato a sorpresa martedì sera in Cdm. Sulla spinta delle preoccupazioni del ministero dell’Economia che continua a riscontrare come le stime di spesa per il superbonus sforino sempre le previsioni (dai 160 miliardi previsti complessivamente al novembre scorso ora si viaggia verso i 200). Una circostanza che ha fatto salire la tensione con la Ragioneria generale dello Stato.

Fatto sta però che il nuovo stop rischia di produrre conseguenze serie per l’economia. Secondo la Fillea Cgil «se fosse confermato il colpo di mano contro l’edilizia popolare pubblica e contro la ricostruzione post-sisma saremo di fronte ad una scelta gravissima a danno proprio delle persone più deboli, per di più già colpite da eventi drammatici come un terribile terremoto», afferma il segretario Alessandro Genovesi: «In un solo colpo si fermerebbero circa 1500 cantieri complessi relativi a molte case popolari, con il rischio di perdere 20-25mila posti di lavoro».
Intanto però il pressing degli enti territoriali e delle aziende delle zone terremotate ha prodotto qualche effetto. Senza modifiche al decreto, annunciava ieri il sindaco di Amatrice, Giorgio Cortellesi, «saremo costretti a mettere in campo azioni clamorose». Mentre l’Ance delle Marche paventa il rischio di «un colpo mortale alla ricostruzione». Ma ieri sera Lucia Albano, sottosegretario al Mef con delega alla ricostruzione ha annunciato novità sul testo, che deve ancora essere pubblicato: la correzione in corsa prevede una deroga al blocco delle cessione dei crediti per il “superbonus sisma”, quello che riguarda il cratere appenninico tra Abruzzo, Marche, Umbria e Lazio. In queste zone il bonus 110% resta fruibile anche con la cessione dei crediti e lo sconto in fattura. Ma probabilmente sarà previsto un tetto alla spesa: raggiunti i 400 milioni di euro lo Stato chiuderà i rubinetti. Resta da vedere se la parziale retromarcia sarà sufficiente a placare l’allarme dei territori interessati. Il leader di Forza Italia Antonio Tajani: troveremo un accordo per le correzioni in Parlamento.






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