venerdì 20 maggio 2011
All’elenco dei minori fondi nel campo dell’istruzione (dal sostegno per i disabili alla scuola paritaria) ora si aggiungono anche le residenze d’élite. Realtà che potrebbero essere molto ridimensionate o addirittura chiuse, come denunciato dal presidente della Conferenza. Dai 19 milioni del 2010 si è scesi ai 9 di quest’anno (forse ne saranno aggiunti altri 5).
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Corsi aggiuntivi al percorso accademico, occasioni di formazione interdisciplinare, aggiornamenti e attività culturali. Il tutto in un ambiente protetto, attento alla persona e capace di stimolare le potenzialità dell’individuo. Non siamo a Oxford o Cambridge, o in qualche college universitario di gran richiamo negli Stati Uniti. È, a sorpresa, lo scenario offerto dai 14 Collegi universitari italiani legalmente riconosciuti riuniti nella Conferenza riconosciuta dal ministero della Pubblica Istruzione, Università e Ricerca. Una realtà d’eccellenza, però, che con i tagli al bilancio del ministero rischia di essere drammaticamente ridimensionata, se non addirittura, di dover chiudere.Una realtà accademica, quella dei Collegi, di grande importanza, che «punta l’intera filosofia del proprio operare sul merito» spiega il professor Carlo Bernasconi, attuale presidente della Conferenza dei Collegi universitari (Ccu) e responsabile del Collegio Ghislieri di Pavia. Già per accedere a questi istituti occorre aver avuto una votazione superiore agli 80/100 alla maturità e superare una difficile prova di ammissione. «Solitamente – aggiunge Bernasconi – nei nostri collegi gli studenti iscritti hanno una votazione media attorno ai 95/100». E quello del merito e delle capacità è la costante per questa realtà. Infatti per continuare a mantenere il posto nel collegio occorre superare non solo tutti gli esami universitari previsti nell’anno accademico, ma anche avere una votazione media di 27 trentesimi. «Ciò che offrono i nostri collegi – spiega il presidente Bernasconi – è un modello formativo che seleziona giovani meritevoli e di grandi capacità, che cerchiamo di inserire in un ambiente capace di sviluppare le loro potenzialità».Eppure questa realtà, come detto, rischia di subire un forte ridimensionamento. Come tutte le realtà formative del Paese, infatti, anche i Collegi universitari legalmente riconosciuti hanno subito un drastico taglio nel capitolo di spesa del ministero: dai 19 milioni del 2010 ai poco più di 9 milioni di euro stanziati per il 2011 (a cui dovrebbero aggiungersene altri cinque recuperati in corso d’opera). «Siamo davanti a una situazione paradossale – commenta Bernasconi –: si continua a parlare della necessità di potenziare e puntare sul merito all’interno del percorso formativo da parte del ministro Gelmini, e poi si taglia del 50% il fondo che sostiene realtà formative che del merito hanno fatto il proprio obiettivo». Attualmente il fondo ministeriale viene diviso tra i 14 Collegi universitari (che gestiscono complessivamente 45 residenze in tredici città) e lo stanziamento per ogni struttura rappresenta una percentuale inferiore al 50% del bilancio totale di ogni Collegio. «Per il Ghislieri che dirigo – esemplifica Bernasconi – siamo a una percentuale tra il 30 e il 40% del bilancio complessivo del Collegio». Il resto dei fondi arriva da donazioni o dal patrimonio di cui i Collegi dispongono. Ma «non è così per tutti – precisa il presidente del Ccu –. Alcune strutture hanno una storia centenaria alle spalle, ma altre sono più recenti e non possiedono analoga situazione». Soprattutto per queste ultime il taglio del 50% dei fondi, già esigui, «potrebbe rappresentare il colpo di grazia».Un allarme condiviso da Giancarlo Lombardi, presidente del Collegio di Milano, ma con alle spalle una lunga attività in favore della formazione in Confindustria e come ministro della Pubblica Istruzione nel governo Dini (1995/96). «Purtroppo i tagli ai Collegi – commenta – si inseriscono in una serie dolorosa di tagli. Penso al sostegno per i disabili o alla scuola paritaria, per fare qualche esempio. La logica dei tagli lineari, imposti dal ministro Tremonti, punisce davvero tutti». E parlare di Collegi d’eccellenza a rischio di esistenza «non è affatto eccessivo» aggiunge Lombardi, che chiama in causa anche i finanziatori privati. «Abbiamo registrato qualche defezione anche in questo campo – ammette con l’amarezza di chi nell’investimento in formazione ha davvero speso molto –. Comprendo la necessità di risparmiare, ma tagliare nei capitoli relativi all’assistenza e alla formazione mi pare una miopia verso il futuro». Insomma, la logica del risparmio, rischia di mettere sullo stesso piano fondi per l’investimento e quelli per la spesa. «Nel primo caso, l’investimento – insiste Lombardi –, si tratta di un progetto per il futuro, con un capitale umano preparato, selezionato e formato nel migliore dei modi». E ora cosa accadrà. «Faremo sentire la nostra voce in tutte le sedi competenti» promette il presidente del Ccu Bernasconi, anche se non si nasconde la difficoltà dell’impresa. Un passaggio importante potrebbero essere proprio i decreti attuativi della riforma dell’Università voluta dal ministro Gelmini. «Le nostre realtà vi sono espressamente citate nel testo e spero in una maggior attenzione» si augura Bernasconi. Se lo augura anche Lombardi. «Il rischio – ammette l’ex ministro della Pubblica Istruzione – è che per far quadrare i nostri conti ne risenta la filosofia alla base dei nostri Collegi: non l’iscrizione per merito indipendentemente dal reddito, ma l’iscrizione in base alla disponibilità economica a pagare la retta». E sarebbe la morte di questi Collegi d’eccellenza.
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