giovedì 1 ottobre 2020
Da oggi tre giorni di confronto internazionale tra intellettuali e amministratori sulla nuova Carta di Roma. Promotori l'Unione mondiale dei comuni e il vicesindaco Luca Bergamo
Luca Bergamo, vicesindaco di Roma, alla conferenza internazionale promossa dal Campidoglio

Luca Bergamo, vicesindaco di Roma, alla conferenza internazionale promossa dal Campidoglio - Ufficio stampa

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Promuovere il diritto alla cultura migliora le periferie, i rapporti umani. Anche il modello di sviluppo attuale, non più sostenibile. Obiettivi ambiziosi? Utopie? «No, se ci sono riusciti a Medellin, da regno incontrastato di Pablo Escobar a città rivitalizzata da un progetto di sviluppo urbano basato sulla ricostruzione di biblioteche e parchi educativi nei quartieri più disagiati. Tutto grazie a un matematico, Segio Fajardo, divenuto sindaco. Ora i narcos non sono più l'unica possibilità di progresso sociale ».

Luca Bergamo, vicesindaco di Roma, ne è convinto. È lui uno dei protagonisti della tre giorni aperta oggi - 1° ottobre - e che si conclude sabato 3 al Macro, il museo delle arti contemporanee, fruibile anche online. Una conferenza internazionale promossa dal Campidoglio assieme alla Commissione cultura dell'Unione delle città e dei governi locali (Uclg) , l'organizzazione mondiale che unisce 250 mila comuni. Cuore delle tre giornate è la presentazione della Carta di Roma.

Luca Bergamo, vicensidaco di Roma e assessore alla Crescita culturale ne è tra gli ideatori, essendo uno dei vicepresidenti of Commission culture of the clg: «La forza della Carta - afferma - sta nel suo essere complessa ma per nulla complicata: un documento chiaro, semplice, accessibile, soprattutto facilmente traducibile in azioni ».

Perché “di Roma”? «Entro il 2050 due terzi della popolazione mondiale vivrà in contesti urbani. E Roma ha assunto un ruolo guida perché ha il problema di esercitare il diritto alla cultura su una superficie di 1.200 chilometri quadrati abitato solo da 2 milioni 800 mila persone. Parigi è di 102 chilometri con gli stessi abitanti. Londra ha la superfice di Roma ma 8 milioni di abitanti. A Roma ci sono grandissime distanze fisiche, nate da differenze sociali e da uno sviluppo urbano selvaggio. Noi abbiamo impostate le politiche culturali di questa città in direzione appunto della crescita. Con tutti i limiti del caso, non abbiamo certo risolto tutti i problemi».

Non si tratta solo di musei e biblioteche, sottolinea il vicesindaco: «Questo approccio riguarda anche la qualità del tempo speso per gli spostamenti pubblici o l’esperienza nei rapporti con gli sportelli pubblici o i servizi sociali». Note dolenti, nella Capitale: «Non voglio negare l’esistenza e la profondità dei problemi di Roma, ma c’è una chiave per l’organizzazione urbana che deriva da questo tipo di visione».

La Carta di Roma vuole proporre un approccio concreto dei principi dall’articolo 27 della Dichiarazione universale dei diritti umani («Ogni individuo ha diritto a prendere parte alla vita culturale della comunità…») per democratizzare la cultura, come cardine degli obiettivi di sviluppo sostenibile Onu. Durante il summit, rappresentanti di governi e istituzioni di città come Barcellona, Bilbao, Bruxelles, Bogota, Buenos Aires, Città del Messico, Ginevra, Smirne, Lisbona, Medellin, Rabat o Washington si confronteranno con esponenti del mondo culturale, politico, imprenditoriale, istituzionale, sia italiano che internazionale.

«Papa Francesco lo dice meglio di tutti: in questo cambiamento d'epoca - spiega Bergamo - la partecipazione libera alla vita culturale deve essere la condizione per procedere a una trasformazione del modello sociale ed economico orientato verso la sostenibilità. Per riconoscere in chi ti sta accanto a una persona diversa, ma vive le tue stesse emozioni e quindi ti puoi connettere. In un mondo che oggi spinge fortemente verso la divisione e la costruzione di comunità identitarie che si odiano».

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