martedì 13 ottobre 2015
Alfano: non sono un'emergenza nazionale. Stasera la conferenza dei capigruppo del Senato dovrà decidere se dare il via libera per l’aula.
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Un vertice non risolutivo, in cui le differenze di posizioni sono emerse tutte, e due ore di colloquio non sono bastate a superarle. Nessuna decisione definitiva, ma Matteo Renzi e Angelino Alfano, sulle unioni civili, dopo il lungo faccia a faccia a Palazzo Chigi, tengono il punto. Nel Pd, e anche per il premier, sembra prevalere la preoccupazione di piantare una 'bandierina' prima del giorno 15, prima cioè dell’inizio della sessione di bilancio, portando in aula il provvedimento al Senato, con l’idea di utilizzare i due mesi prima dell’inizio della discussione vera e propria per dirimere le questioni non condivise al proprio interno e nella maggioranza. Per Ncd la sintesi, con la brevità richiesta da Twitter la traccia il ministro dell’Interno stesso incontro appena concluso: «#UnioniCivili non sono emergenza nazionale. Sì a più diritti anche patrimoniali. No ad adozioni. Bambini hanno bisogno di mamma e papà». Poi, col volto ancora tirato dice ai giornalisti che lo attendono al varco: «Gli italiani in larga maggioranza vogliono una buona legge, ma non sono disponibili ad ammettere che i bambini siano penalizzati. E sull’utero in affitto, per noi ci vuole addirittura la sanzione penale», avverte. Il divieto contenuto nella legge 40 è infatti ampiamente aggirabile alla prova dei fatti e il meccanismo della stepchild adoption consentirebbe di ripetere lo stesso percorso. «Noi temiamo - prosegue - che attraverso norme scritte in modo ambiguo si violino alcuni paletti fissati dalla Corte Costituzionale, si faccia una sorta di equiparazione con il matrimonio. I bambini hanno diritto ad avere un papà e una mamma, e il loro diritto - conclude Alfano viene prima di quello di tutti gli altri». Dubbi e perplessità, che fanno breccia anche nel Pd, anche alla luce dei sondaggi che fotografano la contrarietà a larga maggioranza che emerge nel Paese. Renzi domenica, alla trasmissione di Fabio Fazio, pur ammettendo le difficoltà sull’adozione, aveva ribadito l’intenzione di andare avanti spediti. I nodi però verranno al pettine uno dopo l’altro in queste ore in cui si riuniranno i gruppi senatoriali del Pd e di Ap per valutare il da farsi. Ieri sera si è riunita intanto la Commissione Giustizia che ha recepito i tre nuovi testi. Oltre al nuovo ddl Cirinnà, sul quale il Pd si dice determinato ad andare avanti stoppando la discussione in corso sul vecchio testo, c’è una proposta Malan-Bonfrisco di Forza Italia (fortemente contraria alle adozioni), mentre Giacomo Caliendo, altro senatore di Forza Italia ha trasformato in disegno di legge la sua vecchia proposta essenzialmente mirante a regolamentare insieme unioni gay e unioni di fatto. Si procede in una gran confusione. «Inaccettabile metodo e merito», tuona Carlo Giovanardi. Oggi la Commissione dovrebbe tornare a riunirsi, ma la vera bagarre si annuncia nella conferenza dei capigruppo che dovrebbe tenersi stasera appena ultimato il voto sulla riforma. In quella sede il capogruppo del Pd Luigi Zanda (presente al vertice di Palazzo Chigi ieri con il pari grado di Ap Renato Schifani) dovrebbe avanzare la sua proposta di andare in aula comunque, il giorno 14 , nonostante la discussione in Commissione non sia ultimata. Si andrebbe con tutte le numerose proposte presenti agli atti, e poi sarebbe l’aula a votare il nuovo testo del Pd come base di discussione, puntando sul sostegno di Sel e M5S. Ma lo stop a un dibattito in corso in Commissione andando in aula con un nuovo testo è una forzatura regolamentare e in parte anche costituzionale che Ap e Forza Italia opporranno con forza al presidente Pietro Grasso che verrà a trovarsi fra due fuochi. Nella vicenda si inserisce M5S, pronto a sua volta ad andare sulle barricate all’attacco del Pd se prevalesse la scelta del rinvio. «Non azzardino il rinvio per votare la Boccadutri», dicono i senatori grillini, riferendosi alla 'leggina' che deve essere approvata per sbloccare il finanziamento ai partiti.
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