domenica 25 agosto 2019
Il Parlamento francese inizia a discuterne domani: l’assai discussa bozza della nuova legge di bioetica varata dal Governo sarà al centro del confronto tra i partiti chiamati a discutere davanti ...
Foto Ansa

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Il Parlamento francese inizia a discuterne domani: l’assai discussa bozza della nuova legge di bioetica varata dal Governo sarà al centro del confronto tra i partiti chiamati a discutere davanti al Paese temi quali la fecondazione artificiale come diritto delle donne e l’uso di embrioni per la ricerca. Sul grande nodo bioetico nella sua agenda politica – il fine vita – l’Italia invece segna il passo.

A un mese dall’annunciata udienza della Corte costituzionale sull’articolo del Codice penale che oggi punisce il suicidio assistito, esecutivo e Camere sembrano aver abdicato al loro dovere di intervenire entro il prounciamento dei giudici, di fatto spianando la strada all’apertura di possibili spiragli alla morte chiesta e ottenuta da pazienti in condizioni particolarmente complicate. Una resa che il nuovo Governo potrebbe però decidere di non accettare, dando l’impulso a un vero confronto politico sulle proposte di legge di segno opposto all’esame della Camera. L’effetto sarebbe duplice: consentire all’opinione pubblica di farsi un’idea chiara delle alternative alla sentenza della Consulta, e imporre a tutte le forze politiche di giocare a carte scoperte consentendo di capire chi è per l’eutanasia come massima espressione della libertà personale e chi per il diritto universale alle cure palliative, con le diverse opzioni intermedie.

A una soluzione politica del quesito sollevato nell’autunno 2018 dai giudici costituzionali – una persona che aiuta a morire un paziente con un quadro clinico di estrema gravità che lo chiede è o no punibile, e se sì in che misura? – guarda con favore il comitato spontaneo 'Polis pro persona', che riunisce oltre trenta associazioni non profit mobilitate contro l’eutanasia (tra esse molte sigle di ispirazione cattolica) che dopo aver promosso due iniziative in luglio per dare la sveglia al Parlamento lamenta ora «un silenzio molto altisonante nel bailamme di questi giorni», quello «di tutti gli schieramenti politici che tacciono e volgono altrove lo sguardo di fronte allo stravolgimento istituzionale che incombe il prossimo 24 settembre. Quando, cioè, la Corte costituzionale introdurrà in Italia l’eutanasia per sentenza, disciplinando la vita e la morte di tutti noi, per la prima volta esplicitamente sostituendosi al legislatore ».

Il sospetto del comitato è che ci sia una maggioranza favorevole a eutanasia e suicidio assistito – temi cari a M5s e sinora considerati senza preclusioni anche da una buona parte del Pd – che tuttavia preferisce lasciare alla Corte la paternità di una possibile apertura, ben sapendo che in aula troverebbe la ferma opposizione di molti parlamentari più vicini invece alla posizione espressa dal cardinale Bassetti quando il 13 luglio in un’intervista ad Avvenire invitò il Parlamento a intervenire sul Codice penale «soltanto per differenziare e attenuare – non depenalizzare! – in alcuni casi la previsione sanzionatoria all’aiuto al suicidio». Per sostenere questa soluzione e sventare manovre più o meno apertamente pro-eutanasia l’11 settembre la rete associativa ha organizzato una manifestazione pubblica a Roma.

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