«È stato completamente stravolto lo spirito della sentenza della Corte costituzionale sul suicidio assistito». Così Scienza&Vita di Trieste ha commentato la decisione con la quale la commissione medica multidisciplinare istituita dall’Azienda sanitaria universitaria giuliano isontina, lo scorso agosto, ha dato parere favorevole alla richiesta della signora “Anna” (nome di fantasia), 55 anni, cittadina friulana affetta da sclerosi multipla dal 2010, di accedere alla morte volontaria medicalmente assistita.
Il “via libera” contestato dall’associazione che si occupa di fine-vita, eutanasia, eugenetica ha un valore istruttorio e “propedeutico” e ha preceduto, come previsto dall’iter che regola la materia, il responso del Comitato etico il quale, il 26 settembre scorso, ha espresso il proprio parere favorevole sul caso: «Preso atto delle considerazioni tecniche formulate relative alla sussistenza dei requisiti per l’accesso al suicidio assistito – spiega il Comitato –, delle individuate modalità di esecuzione in relazione alla scelta del farmaco, del dosaggio e delle modalità di somministrazione, abbiamo ritenuto che il percorso metodologico adottato sia stato condotto nel rispetto della tutela dei diritti, della dignità e dei valori della persona e che la condizione di vulnerabilità della signora Anna sia stata ampiamente supportata dagli organi tecnici competenti». La donna aveva inoltrato la richiesta il 4 novembre del 2022 ed ora, dopo il “sì” definitivo del Nucleo Etico per la Pratica Clinica dell’Asugi, è libera di scegliere il momento più opportuno per confermare le proprie volontà o eventualmente attendere, ma anche modificare le proprie iniziali intenzioni. È il quinto caso del genere in Italia.
La verifica delle condizioni per la “morte assistita” della signora “Anna”, (il cui completamento era stato imposto, entro il termine di 30 giorni, dal Tribunale di Trieste su richiesta dell’Associazione “Luca Coscioni”) hanno come fondamento la decisione numero 242 del 2029 della Consulta (la cosiddetta “sentenza di incostituzionalità Cappato”) ma Scienza&Vita, attraverso il presidente della sezione triestina, Paolo Pesce, ricorda che «la Corte costituzionale ha depenalizzato la punibilità di chi “agevola” l’esecuzione del proposito di suicidio nel caso di “trattamenti di sostegno vitale”, che sono primariamente respirazione ed alimentazione artificiale». Secondo l’associazione, invece, «la commissione triestina ha considerato trattamenti di sostegno vitale la normale assistenza alle persone non autosufficienti» aprendo «le maglie al suicidio poiché sono moltissime le persone che hanno bisogno della stessa assistenza» di “Anna”: disabili e anziani non più autosufficienti».
Scienza&Vita sostiene in oltre anche che è inaccettabile la richiesta dell’associazione Luca Coscioni all’Azienda Sanitaria di fornire il farmaco e il personale sanitario necessario al suicidio, poiché questo «è stato istituito per curare le persone» e «non certamente per determinare la morte delle persone ammalate». Infine, «la grande enfasi su questo caso, contribuisce a creare la mentalità eutanasica, secondo cui – conclude Paolo Pesce – la vita è un bene disponibile, che può essere tolta quando non ci piace più» e questo «non aiuta le persone ad affrontare le difficoltà della vita, ed è pericolosa socialmente, come ci ha insegnato la storia».