lunedì 23 ottobre 2023
Duecento giovani della Capitale e città limitrofe stanno partecipando al Viaggio promosso da Roma Capitale, con la Fondazione Museo della Shoah e della Comunità ebraica di Roma
Lo storico della Shoah, Marcello Pezzetti (al microfono) sulla Judenrampe di Birkenau. A destra, il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, Tatiana Bucci e Sami Modiano

Lo storico della Shoah, Marcello Pezzetti (al microfono) sulla Judenrampe di Birkenau. A destra, il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, Tatiana Bucci e Sami Modiano - Ansa

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Ottant'anni dopo l'arrivo ad Auschwitz degli ebrei romani rastrellati dai nazi-fascisti il 16 ottobre 1943, oltre duecento studenti della Capitale e di alcune città limitrofe, sono tornati nel campo di concentramento con due testimoni di quell'orrore: Sami Modiano, 93 anni e Tatiana Bucci (86). Il Viaggio della Memoria, cominciato ieri da Cracovia, è stato promosso da Roma Capitale e dalla Città Metropolitana, con la collaborazione della Fondazione Museo della Shoah e della Comunità Ebraica di Roma. Dall'ingresso del campo alla Judenrampe, dove i prigionieri venivano fatti scendere dai treni dopo viaggi estenuanti, fino ai resti del Krematorium, dove furono uccisi col gas oltre 1,1 milioni di uomini, donne e bambini, i giovani romani hanno potuto vedere i luoghi della Shoah, accompagnati dallo storico Marcello Pezzetti. Quell'inferno in terra che ha provocato 6 milioni di morti. «Perché io sono sopravvissuto?», si chiede, ancora oggi, Sami Modiano. Che ha fatto del dovere della memoria la sua ragione di vita. Da oltre vent'anni gira le scuole d'Italia portando la testimonianza di un ragazzino 13enne, precipitato in una notte nell'abisso del Male assoluto. Nel lager, Modiano è arrivato nel 1944 da Rodi, dove viveva e da dove è stato prelevato col il resto della famiglia. Soltanto lui è scampato e, da allora, quella domanda lo perseguita. Ma gli dà anche la forza di continuare, anche in tarda età, a testimoniare ciò che ha visto e subito. Perché non accada mai più.

«Ho in testa i bambini... Non dovrebbero soffrire». Tatiana Bucci oggi ha 86 anni , nel 1945, quando i sovietici liberarlo il campo, ne aveva 8. Vi era arrivata nel 1944, deportata con la sorellina Andra, la madre, la nonna, la zia e un cugino. Lei e la sorella si sono salvate, e oggi "Tati" è qui in un ulteriore Viaggio della Memoria. La giornata soleggiata non le toglie l'angoscia e davanti alla Judenrampe da cui anche lei era scesa da un vagone carico di deportati rivolge il suo pensiero ai tantissimi bambini morti in questo campo di sterminio. Lei e la sorellina furono risparmiate perchè i nazisti le credevano gemelline, e al dottor Mengele “servivano” vive per le sue orribili sperimentazioni. «Oggi mi sento il cuore particolarmente gonfio - ha detto Tatiana Bucci -. Essere state scambiate per gemelle è stata la nostra prima fortuna. Non ci sono risposte sul perchè siamo sopravvissute. E ho in testa i bambini..non dovrebbero soffrire i bambini». E il pensiero va ai tanti piccoli uccisi da Hamas il 7 ottobre, soltanto per il fatto di essere ebrei. Oggi, come allora, nel ripetersi di una tragedia che, questa volta, ci tocca tutti.

Per ricordare i 1.259 ebrei romani catturati nel 1943, molti dei quali furono assassinati proprio nel campo di Auschwitz, il sindaco Roberto Gualtieri ha deposto un sasso sulla Judenrampe. Un gesto che gli ebrei fanno sulla tomba dei propri cari. Ancor più significativo in questo “cimitero senza tombe”, dove un milione di esseri umani sono passati per il camino.


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