giovedì 20 giugno 2019
La Corte d'Appello di Firenze ha condannato a 7 anni, come in primo grado, l'ex ad di Fs e di Rfl Mauro Moretti. Sei anni a Elia e Soprano
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La Corte di appello di Firenze ha condannato a 7 anni Mauro Moretti ex ad di Fs e di Rfi, imputato al processo per la strage di Viareggio avvenuta 10 anni fa, il 29 giugno 2009, quando un treno merci proveniente da Trecate (Novara) e diretto a Gricignano, in Campania, deragliò provocando 32 morti.

Il convoglio era costituito da 14 carri cisterna contenenti Gpl. L'esplosione avvenuta alla stazione della cittadina balneare toscana venne udita a 20 chilometri di distanza. Per Moretti, che in primo grado era stato condannato a 7 anni, la procura generale aveva chiesto 15 anni e 6 mesi. L'ex ad, è stato condannato non solo come ex amministratore delegato di Rfi, ma anche come ex ad di Fs. Nello stesso processo, sono stati condannati a 6 anni Michele Mario Elia (ex ad di Rfi) e Vincenzo Soprano (ex ad Trenitalia). Per Elia la procura generale aveva chiesto in requisitoria 14 anni e 6 mesi (in primo grado era stato condannato a 7 anni e 6 mesi), mentre per Soprano 7 anni e 6 mesi (come la condanna in tribunale).

La Corte di Appello ha condannato a una pena più alta Rainer Kogelheid, ad di Gatx Rail Germania condannato a 8 anni e 8 mesi, manager della società che aveva affittato a Ferrovie dello Stato i carri cisterna, mentre ha assolto alcuni dipendenti di Rfi, nelle figure tecniche di Giovanni Costa, Giorgio Di Marco, Giulio Margarita e Enzo Marzilli, che in primo grado erano stati condannati a pene tra sei anni e sei anni e mezzo. Gioia e lacrime tra i parenti delle vittime in aula dopo la lettura della sentenza d'appello che ha sostanzialmente confermato le condanne di primo grado. Poco dopo la lettura della sentenza in aula i parenti delle vittime hanno stretto le mani al pm e hanno mostrato le foto dei familiari deceduti che avevano portato. Marco Piagentini, presidente della Onlus "il mondo che vorrei" rimanda i commenti a domani, in una conferenza stampa. "Dobbiamo prima capire". Il lungo dispositivo della sentenza letto dal giudice Paola Masi non è stato infatti messo a disposizione delle parti.

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Il processo d'appello, celebratosi al palagiustizia di Firenze, è stata lunghissimo. Ad ogni udienza erano "presenti" anche le 32 vittime del disastro. Ampio spazio alle accuse, sostenute dal pm che ha fatto anche il processo di primo grado, Salvatore Giannino, affiancato dal procuratore Luciana Piras. Non sono mancati i colpi di scena, attesi o no. La rinuncia alla prescrizione per i reati di incendio e lesioni colpose da parte del principale imputato, l'ex ad di Ferrovie Mauro Moretti (richiesta dall'associazione dei familiari delle vittime) e l'accostamento giuridico, sul profilo delle responsabilità, a un'altra pagina nera della cronaca: il disastro della Costa Concordia. Nelle ultime battute del processo, l'accusa ha prodotto la sentenza che ha condannato il comandante Schettino che, dicono i pm, come i vertici delle aziende imputate, ha omesso di informarsi su quanto gli avrebbe permesso di evitare le morti, nel caso di Viareggio sarebbe dunque mancata la verifiche delle condizioni dei carri. E il 'carico' aggiuntivo di responsabilità si è tradotto in un sensibile aumento delle pene richieste. Per Moretti, in Appello, sono stati chiesti 15 anni e mezzo di condanna (sia per il suo ruolo di Ad di Rfi sia come Ad di Fs, per la quale era stato assolto in primo grado); 14 anni e mezzo per l'ex ad di Rfi Michele Elia e 7 anni e mezzo per l'ex ad di Trenitalia Vincenzo Soprano. In primo grado erano stati condannati a 7 anni il primo, e a 7 anni e mezzo gli altri due.

La sequenza dell'incidente. Alle 23,48 del 29 giugno 2009 un treno merci partito da Trecate, in Piemonte, e diretto a Gricignano, in Campania, deraglia poco dopo aver superato la stazione ferroviaria della cittadina balneare toscana. Una delle cisterne che trasportano Gpl si rovescia su un fianco e si squarcia sbattendo a forte velocità contro un ostacolo (un picchetto secondo quanto sostenuto dall'accusa, una 'zampa di leprè stando alla ricostruzione della difesa) e da un grosso foro comincia a fuoriuscire il gas che avvolge i binari e le abitazioni affacciate sulla linea ferroviaria. Case, negozi, uffici, automobili vengono inghiotti e distrutti dalla nuvola di fuoco. Alla fine si conteranno 32 morti.


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