martedì 20 giugno 2017
Dopo 43 anni è arrivata la sentenza della Corte Suprema che su uno degli attentati più gravi degli anni di piombo ha confermato i due ergastoli agli estremisti di destra Maggi e Tramonte
(Ansa)

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Dopo 43 anni è arrivata la verità giudiziaria su uno degli attentati più gravi degli anni di piombo, la strage di Piazza della Loggia a Brescia, avvenuta il 28 maggio 1974. La prima sezione penale della Cassazione ha confermato gli ergastoli inflitti, in appello-bis, all'ex ispettore veneto di Ordine Nuovo Carlo Maria Maggi e all'ex fonte “Tritone” dei servizi segreti, Maurizio Tramonte.

Maggi, che ha 82 anni, è stato condannato come mandante della strage, Tramonte, che ne ha 65, per avere seguito lo svolgimento pratico dell’operazione. La Polizia portoghese, su segnalazione del Ros, ha arrestato a Fatima Tramonte condannato in via definitiva per la strage di Piazza della Loggia. All'altro condannato, Maggi, gravemente malato, il provvedimento è stato notificato dai carabinieri del Ros nella sua abitazione a Venezia.

La condanna segna la fine di uno dei casi più lunghi e intricati della storia italiana contemporanea, che tra condanne e assoluzioni, ribaltamenti di sentenza e depistaggi, ha portato a numerosi processi.

Il verdetto conferma la sentenza emessa in Corte d'assise d'appello di Milano. Il pg della Suprema Corte aveva chiesto la conferma del carcere a vita ricordando i depistaggi delle indagini e dicendo che per il popolo italiano "è arrivata l'ora della verità" su questa vicenda "che ha inciso il tessuto democratico".

Nell'attentato del 28 maggio 1974 morirono 8 persone e altre 100 rimasero ferite in piazza della Loggia, a Brescia: alle ore 10,02, mentre era in corso una manifestazione antifascista indetta dai sindacati e dal Comitato antifascista, esplose una bomba nascosta in un cestino dei rifiuti. I funerali delle vittime si svolsero nella stessa piazza: vi parteciparono il capo dello Stato Giovanni Leone, l'allora presidente del Consiglio Mariano Rumor, il segretario della Cgil Luciano Lama e oltre 500mila cittadini.

Il primo processo

Si aprono le indagini e, come spesso accade in questi casi, inizialmente vanno molto rapide. Nel 1979 alcuni esponenti dell’estrema destra bresciana vengono condannati perché considerati responsabili dell’attentato. Vanno in carcere, in attesa della condanna d’appello, ed è in carcere che uno di questi, Ermanno Buzzi, viene ucciso da altri due detenuti vicini all’estrema destra. Lo uccidono male: lo strangolano con i lacci delle scarpe, gli schiacciano gli occhi. Ermanno Buzzi era la figura chiave dell’intero processo, e muore non appena viene trasferito nel carcere speciale di Novara, alla vigilia del processo di appello. Che comincia nel 1981 e un anno dopo assolve gli imputati. Un anno dopo ancora, nel 1983, la Cassazione annulla le assoluzioni. Si fa un nuovo processo di appello, quindi, e gli imputati vengono nuovamente assolti. E stavolta la Cassazione conferma le assoluzioni. Siamo nel 1985.

Il secondo processo

Un anno prima era stato aperto un nuovo filone delle indagini, a causa delle rivelazioni di alcuni pentiti. Stavolta il principale imputato è Cesare Ferri, estremista di destra del gruppo di Ordine Nuovo e accusato anche dalla testimonianza di un prete che dice di averlo visto nei paraggi di piazza della Loggia il 28 maggio. Poi l’inchiesta si allarga e coinvolge tutta Ordine Nuovo, la stessa organizzazione neofascista che sarà ritenuta responsabile della strage di piazza Fontana, a Milano. Insieme a Ordine Nuovo è coinvolto anche il cosiddetto gruppo della Fenice, altra organizzazione eversiva. Vanno a processo Cesare Ferri e il suo amico Alessandro Stepanoff, che gli aveva fornito un alibi. Saranno entrambi assolti, prima con formula dubitativa e poi, nel 1989, con formula piena in appello e in Cassazione.

Il terzo processo

Dopo che si chiuse la seconda indagine, qualche mese dopo prese il via la terza inchiesta sulla strage, quella che ha portato alla sentenza della Cassazione di oggi e alla conferma dei due ergastoli a Tramonte e Maggi. Il 16 novembre 2010 i giudici della Corte d'assise di Brescia assolsero tutti i cinque imputati - Delfo Zorzi, Carlo Maria Maggi, Maurizio Tramonte, Francesco Delfino e Pino Rauti - con la formula dell'articolo 530, comma 2 del codice di procedura penale, “erede”della vecchia insufficienza di prove. Venne revocata la misura cautelare - che aveva superato il vaglio della Cassazione - nei confronti dell'ex ordinovista Delfo Zorzi, che ora vive in Giappone eha cambiato nome. Le assoluzioni vennero confermate in appello il 14aprile 2012, ma la Suprema Corte, il 21 febbraio 2014 annullò con rinvio quelle pronunciate nei confronti di Carlo Maria Maggi e Maurizio Tramonte. Confermata in via definitiva, invece,l'assoluzione di Delfo Zorzi. Il 26 maggio 2015 a Milano, iniziò il processo d'appello bis, concluso il 22 luglio dello stesso anno con la condanna all'ergastolo di Maggi e Tramonte. Maggi, ritenuto l'organizzatore dell'attentato eversivo, e Tramonte che collaborò alla strage hanno fatto ricorso alla Suprema corte.

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