sabato 22 giugno 2013
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Quand’è che si fa davvero pace con il passato? «Credo che per ognuno sia diverso. A me è successo quando sono nati i miei bambini», racconta Veena Englen, 35 anni. «Ho due piccoli di 6 e 2 anni e mezzo. Avevo già fatto tanta strada, ma il loro arrivo mi ha permesso di rimettere nuovamente a fuoco la mia storia», prosegue. «Con entrambe le gravidanze ho potuto sperimentare fisicamente cosa rappresenta il legame madre-figlio. Occuparmi di loro, fin dal primo giorno di vita, mi ha fatto capire quanto sia importante per un neonato, e poi per un bambino piccolo, avere la propria mamma vicino. Così, in qualche modo, ho potuto comprendere cosa avevo vissuto io. Ma non ho sofferto per il fatto che a me era andata diversamente. Anzi è stato bellissimo e fondamentale stare vicino ai miei bambini e non perdermi nulla dell’inizio della loro vita».Veena è nata in un istituto sulla costa sud occidentale dell’India. È stata adottata a 8 mesi ed è cresciuta nel Comasco. «Sono stata accolta in un ambiente sereno e molto amata dai miei genitori, che mi hanno raccontato fin dall’inizio la mia storia. Il periodo della scuola è stato più che positivo, con ottimi insegnanti e amici sinceri. Nessuno ha mai sottolineato negativamente la mia diversità somatica. Oggi che sono adulta mi rendo conto di aver perso quella "protezione" che la società, per fortuna ancora oggi, accorda ai bambini. Dunque ora mi capita qualche episodio fastidioso, oppure di essere scambiata per una straniera di seconda generazione».Laureata in Lingue straniere, Veena ha vissuto qualche anno in Germania. Poi è ritornata, ha quasi preso una seconda laurea in Antropologia e ha incontrato suo marito, con cui è tornata a vivere in provincia di Como. È con lui che ha affrontato la tappa più impegnativa del suo cammino interiore: «Ho scelto di tornare in India in occasione del viaggio di nozze. È stato insieme a mio marito che ho affrontato l’esperienza esistenziale più intensa della vita», spiega. Anche le nascite dei suoi due bambini, successivamente, «sono state altrettanto importanti, ma esclusivamente positive: i momenti brutti me li ero lasciati alle spalle». Alla primogenita, che oggi ha 6 anni, Veena racconta serenamente la sua storia adottiva. «Non volevo che fosse una rivelazione improvvisa, mi sembra giusto che possa assimilarla gradualmente e in modo sereno. Questo mi permette di darle una spiegazione anche rispetto alla differenza somatica, sebbene a scuola non ci siano mai state particolari situazioni di difficoltà».Nei progetti futuri, quindi, c’è anche un viaggio di famiglia verso l’India. «Mi piacerebbe molto, aspetto solo che diventino più grandicelli e consapevoli».

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