domenica 9 gennaio 2011
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C'è tra loro la solidità unica dei superstiti e la serenità di chi si affida totalmente alla Provvidenza. Per un giorno intero il 6 aprile, infatti, l’uno ha creduto morto l’altro, divisi da una montagna di macerie che erano i loro due paesini attigui ad una manciata di chilometri dall’Aquila. «Quando l’ho visto arrivare la sera dopo a piedi, ho capito che era lui che volevo accanto a me per sempre. Qualche mese più tardi, nella semplicità di un santuario francescano, ci siamo sposati». Rosamaria non ha gli occhi stanchi di chi da tempo peregrina tra un albergo sulla costa e la casetta antisismica dei genitori, in attesa di un alloggio stabile. Ha invece un sorriso fulgido, perché lei e Federico Bucciacchio ora sono marito e moglie; in più tra qualche settimana diventeranno mamma e papà della piccola Chiara, in onore della Santa di Assisi che insieme al mendicante Francesco ha illuminato il loro percorso di fede prima del terremoto. «Nonostante le difficoltà il Signore ci sostiene saldamente e ci ricolma ogni giorno di benedizione, ci ha benedetti anche adesso perché aspettiamo un bambino». Ma la gioia per quella vita pulsante in grembo è arrivata, in una fredda camera di hotel, insieme alla perdita del lavoro; «avevo uno contratto precario a 750 euro al mese, viaggiavo ogni giorno dalla costa per tornare a L’Aquila spendendo quasi tutto il mio stipendio, ma a fine estate non mi è stato rinnovato». Non si abbatte, Federico, «non posso farlo perché, anche se ho paura, quando in una famiglia c’è l’amore e la fede in Dio tutto trova soluzione; questa – dice – è la convinzione con cui vorrei far crescere mia figlia».Fanno tenerezza Federico e Rosamaria. Si prendono per mano, si guardano negli occhi, si sorridono di continuo nel loro piccolo map di Sant’Eusanio, una casetta in avanzo che qualche settimana fa il sindaco ha assegnato loro provvisoriamente, applicando a maglie larghe le ordinanze. «Ogni volta che abbiamo avuto un problema c’è stato un incontro, una persona che Dio ci ha messo davanti per aiutarci a risolverlo. Stiamo toccando con mano cosa ti può succedere affidandoti a Lui: sta disegnando nel modo migliore la nostra vita». È stato così nel giorno del “sì”, quando la solidarietà ha permesso fosse un momento indimenticabile, come pure per il necessario della piccola Chiara; è stato ancora così quando, pochi giorni prima di Natale, una parrocchia emiliana ha deciso di adottarli e costruir loro una nuova casa. Non tutto è stato sempre tanto roseo, però. Raccontare come la burocrazia ha complicato il loro primo anno di matrimonio è come perdersi in un labirinto di numeri ed articoli. Per loro, difatti, essendo un nucleo familiare post sisma, non erano previsti né gli alloggi dell’emergenza né tanto meno sostegni economici di autonoma sistemazione; uno scoglio burocratico superato per permettere ai due giovani di vivere la dolce attesa in una casa vera.Ora c’è il problema disoccupazione, comunque, e fa ancora più male visto che, senza un lavoro stabile, non potranno ottenere il mutuo necessario ad acquistare il terreno su cui costruire la casa donata dalla parrocchia Santa Annunziata di Parma. Non vogliono approfittare chiedendo altra solidarietà, ripetono più volte, «noi non siamo soli, ripartiremo dal nulla, confidando solo in ciò che è giusto ai Suoi occhi. Ci faremo guidare dal salmo 126, quello scelto per il nostro matrimonio: “Se il Signore non costruisce la casa, invano si affaticano i costruttori”». La loro nuova dimora avrà all’ingresso una targa con queste parole perché, dice Rosamaria, «chiunque busserà, sarà accolto come lo siamo stati noi da Lui».
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