mercoledì 17 dicembre 2014
​La Corte d'Assise d'Appello ha ribaltato le due sentenze di assoluzione, poi annullate dalla Cassazione, nei confronti del giovane bocconiano per l'omicidio della fidanzata Chiara Poggi (nella foto).
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​Due sentenze di assoluzione e adesso la condanna a 16 anni per l'omicidio della fidanzata. A palazzo di giustizia di Milano, Alberto Stasi, accusato dell'omicidio della fidanzata Chiara Poggi a Garlasco, nel pavese nell'agosto di sette anni fa, è stato  condannato nel processo di appello bis. Lo studente bocconiano è stato assolto due volte, in primo e secondo grado ma la Cassazione ha disposto un nuovo processo, che si si è concluso oggi con questo totale ribaltamento. I genitori della ragazza hanno ascoltato commossi la sentenza ribadendo che il loro intento è solo quello di avere giustizia.  

La prima assoluzione esattamente 5 anni fa, il 17 dicembre, da parte dal gup di Vigevano Stefano Vitelli. L'attuale processo è iniziato 9 mesi fa e oggi il collegio della Corte d'Assise d'Appello, presieduto da Barbara Bellerio, ha emesso un verdetto difficile, condannando il ragazzo a 16 anni. Il sostituto pg Laura Barbaini ha chiesto 30 anni di carcere per omicidio aggravato dalla crudeltà affermando, nel corso della requisitoria, che Stasi è il "soggetto verso il quale convergono tutti gli elementi indiziari positivi e non negativi". Secondo il pg, l'imputato ha "colpito più volte Chiara sfondandole la calotta cranica" e ha gettato il suo "corpo inerte giù dalle scale della cantina con massimo dispregio, privo di qualsiasi pietas, volendosi in qualche modo liberare con rabbia di quel corpo". L'indizio più potente a carico di Stasi, secondo Barbaini, è che c'erano remote possibilità per lui di non sporcarsi le scarpe col sangue della vittima cosparso nella villetta di via Pascoli. Altro elemento contestato il fatto che Stasi si lavò le mani dopo il massacro, come testimonierebbe la presenza del suo dna sul dispenser del bagno.  E ancora, nella aspra dialettica tra accusa e difesa, questo nuovo processo ha fatto emergere la presenza di presunti graffi sul braccio sinistro del sospettato. Al di là delle novità, restano l'assenza dell'arma, per l'accusa un martello (mai trovato), e di un movente chiaro. Barbaini ha parlato della possibilità che la vittima avesse visto immagini osè nel computer del fidanzato (Stasi è comunque stato assolto in Cassazione dall'accusa di detenzione e divulgazione di materiale pedopornografico). Infine, elemento non nuovo ma sempre nevralgico della bicicletta. Accusa e difesa concordano sul fatto che quasi certamente l'assassino arrivò in bicicletta in via Pascoli. Per Barbaini la bicicletta è quella nera da donna, vista da una vicina di casa dei Poggi, e sequestrata solo in questo appello bis, al quale Stasi avrebbe sostituito i pedali.  In aula l'appello di Stasi ai giudici, prima della condanna. "Non cercate a tutti i costi un colpevole condannando un innocente. Sono anni che sono sottoposto a questa pressione. È accaduto a me e non ad altri. Perché? Mi appello alle vostre coscienze: spero che mi assolviate". È quanto, avrebbe detto Stasi nel processo a porte chiuse.

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