giovedì 17 febbraio 2011
Nell’indagine Adoc sui consumi del 2010 emerge un quadro più “virtuoso” degli acquisti familiari. Ma resta molto da fare: l’8% della spesa finisce in spazzatura.
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Nel quadro sconfortante dello spreco alimentare italiano – che Avvenire ha tracciato in un’inchiesta lo scorso ottobre – arriva finalmente una buona notizia. Restiamo “spreconi”, continuiamo a buttare via troppo cibo, ma secondo la tradizionale indagine sui consumi annuali promossa dall’Adoc, la crisi ci ha fatto bene, almeno da questo punto di vista.Nel 2010 sono finiti nel cassonetto, in media, 454 euro di spesa a famiglia, rispetto ai 515 euro dell’anno precedente. La notizia? Sta nel fatto che, rispetto al 2009, la percentuale di sprechi è calata del 13,4%, con punte del 17,6% durante le feste (il periodo in assoluto più a rischio). Per dirla con altri dati: nel 2009 lo spreco mensile era pari a 33 euro a nucleo, lo scorso anno è sceso a 29. I dati, insomma, parlano di un primo passo verso la responsabilizzazione dei consumi.Una condotta più che mai necessaria, soprattutto se si guarda all’altra faccia della medaglia, cioè all’8% della spesa alimentare totale che – sempre secondo l’indagine dell’Adoc – gli italiani continuano a buttare via. “Rifiuti” composti per oltre il 35% da prodotti freschi (latte, uova, carne, preparati, mozzarella, stracchino, yogurt), seguiti da pane (19%), frutta e verdura (16%). E che si comprano nel 32% dei casi per “eccesso di acquisto generico” (acquistiamo 3 chili di pomodori quando ne basterebbe un chilo soltanto), nel 23% perché i prodotti scadono (non controlliamo la scadenza o li conserviamo male), nel 9% per “novità non gradite” (non ci piace quello che abbiamo acquistato per la prima volta), nel 10% dei casi semplicemente perché quei prodotti non erano necessari, non ci servivano. Allarmante, il restante 26% di spreco, che avviene per “eccesso di acquisti per offerte speciali”: per l’Adoc, molte cattive abitudini nascono proprio a causa dei metodi di vendita utilizzati dai vari esercizi commerciali per rendere più abbordabile o allettante un prodotto: «Oggi si spreca sia per comprare un prodotto richiesto dal figlio o dal nipote, magari attratto dal regalo allegato, che poi non mangia l’alimento, sia perché attirati dalle offerte promozionali, quali ad esempio il 3x2, che con l’illusione di risparmiare ci spingono all’acquisto di un quantitativo di prodotto superiore al necessario», ha spiegato il presidente dell’associazione Carlo Pileri. Non a caso l’invito a non “cascare” nella logica della superofferta è ribadito anche nel vademecum contro lo spreco (che riportiamo qui accanto), voluto proprio dall’Adoc e presentato in occasione dell’indagine.
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