sabato 22 gennaio 2011
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U>na lettera aperta, un appello di nove importanti personalità del Pdl che si sono contraddistinte nelle battaglie sui temi eticamente sensibili, all’opinione pubblica, specie quella cattolica, perché non si lasci travolgere dalla «gogna mediatica» che colpisce il premier in questo momento. L’invito è dunque a «sospendere il giudizio» in attesa «che il fango si depositi e la verità venga a galla». I firmatari della lettera sono Raffaele Calabrò, Roberto Formigoni, Maurizio Gasparri, Maurizio Lupi, Alfredo Mantovano, Mario Mauro, Gaetano Quagliariello, Eugenia Roccella, Maurizio Sacconi. Nella lettera si scrive: «In un momento tanto confuso e delicato per il nostro Paese vorremmo evitare che la marea dei pettegolezzi che invade ogni giorno le pagine dei giornali finisca per oscurare il senso del nostro lavoro quotidiano per il bene comune. C’è il rischio di farsi tutti confondere o trascinare dall’onda nera, lasciandosi strumentalizzare da un moralismo interessato e intermittente, che emerge solo quando c’è di mezzo il presidente Berlusconi». Un moralismo, secondo i firmatari, «che nulla ha a che fare con quella "imitatio Christi" a cui la Chiesa ci invita, e che anzi non si fa scrupoli a brandire per fini politici, e in senso opposto a seconda delle convenienze di parte, l’idea della morale cristiana». Le lettera aperta ricorda che molti politici, finiti in manette durante la stagione di Tangentopoli, sono poi, alla resa dei conti, risultati innocenti: «Le tante assoluzioni che pure ne sono seguite, però, non potranno mai ripagare l’ingiustizia subita da chi vi si è trovato coinvolto, soprattutto da chi non ce l’ha fatta e si è tolto la vita». E, oggi come ieri, si rischia il cortocircuito mediatico: «La carcerazione preventiva è stata sostituita dalla gogna preventiva. Si butta nella pubblica piazza con una violenza inusitata la presunta vita privata delle persone (presunta perché contenuti frammentari di intercettazioni e commenti di persone terze non offrono alcuna garanzia di veridicità), e la si chiama "trasparenza"». E, dunque, l’appello: «Chiediamo a tutti di aspettare, di sospendere il giudizio, di non farsi trascinare nella facile trappola del processo mediatico e sommario al presidente del Consiglio, e chiediamo che si rispetti una vera presunzione di innocenza nei suoi confronti, finché il percorso di accertamento dei fatti sarà completato. Ve lo chiediamo non solo perché è un elementare principio di civiltà giuridica, ma anche perché noi all’immagine abietta del Presidente Berlusconi così come dipinta da tanti giornali non crediamo. Noi conosciamo un altro Berlusconi, conosciamo il presidente con cui abbiamo lavorato in questi anni, e che ci ha dato la possibilità di portare avanti battaglie difficili e controcorrente, condividendole con noi». I firmatari si dicono «certi che il tempo ci darà ragione: ma è di quel tempo che adesso c’è bisogno». E concludono: «Non abbiamo invece alcuna intenzione di interrompere il lavoro politico e legislativo che ci vede dediti alla costruzione del bene comune, dalla difesa della famiglia alla libertà di educazione, dalle leggi in difesa della vita alla attuazione concreta del principio di sussidiarietà».
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