venerdì 6 gennaio 2017
Il sindacato si difende così: li utilizziamo solo per qualche pensionato.
Sorpresa voucher: li usa anche la Cgil in Emilia
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La Cgil fa di necessità... voucher. Battaglia a spada tratta a livello nazionale contro il buono per pagare la prestazione lavorativa occasionale da una parte. Ricorso allo stesso da parte di una sigla di categoria, lo Spi (pensionati), in una regione, l’Emilia-Romagna. Il tutto, anticipato dal "Corriere di Bologna", emerge a pochi giorni dalla pronuncia della Corte costituzionale sull’ammissibilità dei tre referendum sul Jobs act promossi dalla Cgil (uno dei quali chiede proprio l’abolizione dei voucher). Un’apparente (e stridente) contraddizione con le battaglie portate avanti da mesi dal sindacato guidato da Susanna Camusso che il segretario organizzativo dello Spi nazionale, Attilio Arseni, si affretta a spiegare, sostenendo che non c’è alcuna spaccatura all’interno del sindacato di corso d’Italia sulla linea da tenere. «Ricorriamo all’uso dei voucher per pagare il servizio ad alcuni pensionati che uno o due volte la settimana, ci aiutano in prestazioni quasi di carattere volontario: ad esempio fanno accoglienza nelle sedi periferiche, si tratta di pagamenti all’incirca di 100 euro al mese», chiarisce.

E aggiunge che l’unica alternativa al momento sarebbe stata retribuirli in nero, cosa del tutto inammissibile. «Purtroppo i voucher sono gli unici strumenti che abbiamo a disposizione. Se, per fortuna, dovessero venire aboliti bisognerà trovare altri tipi di strumenti per remunerare queste prestazioni occasionali», prosegue. Arseni tiene a precisare, poi, che il ricorso ai voucher non significa alcuna legittimazione degli stessi e che di questo utilizzo la categoria ha parlato con i dirigenti nazionali del sindacato. «Noi – insiste – siamo e restiamo contrari all’uso dei voucher, che non tutelano in alcun modo i lavoratori sotto nessun punto di vista. La nostra idea non è cambiata, la nostra lotta resta. E stiamo sempre dalla parte dei lavoratori».

Concetti che ribadisce il segretario regionale emiliano dello Spi-Cgil, Bruno Pizzica. Lo Spi, come tutta la Cgil «è contro i voucher per l’uso che se ne fa» come forma di pagamento «per attività lavorative e anche per sostituire persone in sciopero » come accaduto recentemente nel Modenese. Ma «oggi sono l’unico modo per non pagare in nero, vanno cambiati». In Emilia-Romagna (tra l’altro la regione del ministro del Lavoro e politiche sociali, Giuliano Poletti, proveniente dal mondo delle cooperative) lo Spi conta circa 640mila iscritti (circa 3 milioni a livello nazionale). Un numero - come si legge sul sito dello stesso sindacato dei pensionati regionale, - che se preso da solo ne fa la più grande organizzazione sociale d’Europa. In Emilia-Romagna lo Spi-Cgil conta su circa 300 leghe e 6mila attivisti - si legge ancora - in parte su base volontaria ed è quindi presente in maniera capillare anche oltre la stessa presenza della Cgil.

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