martedì 19 aprile 2011
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«È un attacco a me?». Silvio Berlusconi tiene gli occhi fermi sull’agenzia di stampa che riassume l’affondo del capo dello Stato e interroga, quasi incredulo, chi gli è davanti. Poi anticipa un’eventuale risposta. «Il limite l’hanno superato i magistrati di Milano. E le fibrillazioni non avranno fine se la magistratura politicizzata non avrà uno scatto di responsabilità». È un momento complicato e il presidente del Consiglio, nei "faccia a faccia" più riservati, confida la sua «crescente esasperazione» senza inutili giri di parole: «L’Anm è senza freni e io non ne posso davvero più». Non c’è la voglia di voto anticipato dietro quello sfogo. C’è semmai la consapevolezza che «bisogna stringere i denti» e concentrarsi sul prossimo voto amministrativo. Soprattutto sul voto a Milano. «È qui che mi gioco tutto», ripete sottovoce il premier. Poi ammette il suo ottimismo: «Vinciamo al primo turno e a quel punto la strada sarà in discesa. Completeremo la legislatura e faremo la riforma della Giustizia». C’è una variabile: la sconfitta della Moratti. «Se succedesse c’è solo una strada: elezioni anticipate», ammette Berlusconi che però nemmeno vuole prendere in considerazione quell’ipotesi.Il calendario del premier è definito nei dettagli. C’è il voto amministrativo e solo dopo il processo breve approderà per il sì definitivo a Palazzo Madama. Berlusconi resta convinto che il Colle non creerà problemi, ma ai piani alti di Palazzo Madama qualcuno lo mette in guardia: non ha nessun senso indurire così il clima dopo essere riusciti a mettere in evidenza le contraddizioni della procura di Milano. Il premier però non si ferma anche se, nonostante il momento complicatissimo e i rapporti non facili con il Quirinale, evita di gettare benzina sul fuoco: «Non voglio scontri con il Colle, voglio solo che la verità sia chiara: i magistrati non possono pensare di interferire con il lavoro delle Camere». E su questa linea si muove Jole Santelli, vicepresidente dei deputati del Pdl: «Anm e Csm pensano che il Parlamento non sia legittimato a parlare di giustizia e che la riforma si possa fare solo sotto dettatura».Indurire il clima è una strategia studiata. Berlusconi sa che i numeri non lo aiutano e soprattutto sa che la percentuale di indecisi è altissima. E allora fa dello scontro un punto fermo della sua strategia elettorale. Sono Anm e magistrati di Milano il solo bersaglio del Cavaliere. «Mi hanno azzannato nel silenzio più inquietante», ripete Berlusconi. Che però anche ora non sfida il Colle, non dice che si sarebbe aspettato un gesto più netto dal presidente della Repubblica. Anche Maurizio Gasparri, il capo dei senatori del Pdl, capisce l’altolà del Quirinale: «Il clima è brutto, ma noi dobbiamo lavorare per raffreddare le tensioni, non per incendiare l’atmosfera». E i toni del premier? «Lasci a noi il compito di agire in Parlamento», avverte l’ex An che però un colpo non rinuncia a batterlo: «Asor Rosa ha evocato un colpo di Stato e non ho visto reazioni». Del Colle? Gasparri scuote la testa: «No dei giornali».Quando è già notte il premier prova a fare il punto. Capisce che il manifesto sui pm brigatisti è una follia e anche un errore dal punto di vista elettorale. Ma la sfida è aperta e il capo del governo vuole vincerla. Vuole la riforma della Giustizia. Vuole Milano al primo turno. E vuole chiudere la partita con il presidente della Camera. «Fini scomparirà», ripete Berlusconi che presto dovrà mettere la testa anche sul partito e sull’allargamento del governo.
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